Correre, che passione. E sulle Mura non c’è decreto che tenga per chi fa attività sportiva

Il monumento cittadino diventa sede privilegiata per chi vuole stare in forma dopo la chiusura di palestre e centri sportivi: "Ma qualcuno impedisce di mantenere la distanza di sicurezza"

Che sia sotto un dolce sole primaverile o in una fredda mattina di novembre, sotto i torridi raggi di agosto o una battente pioggia autunnale, per loro, in realtà, fa poca differenza. Perché le condizioni metereologiche sono relativamente importanti per i runners: una categoria di sportivi risparmiata dall’ultimo decreto contro il Covid del 3 novembre, disposizione ulteriormente inasprita con l’entrata della Toscana in “zona rossa”.

Infatti nella nostra regione non solo le attività di palestre e piscine, ma anche quelle dei centri sportivi, anche se all’aria aperta, sono sospese. Così come le competizioni di sport individuali, oltre che quelli di squadra (tranne quelli riconosciuti di interesse nazionale da Coni e Cip) e l’attività dilettantistica di base, di scuole e attività formative di avviamento. Tuttavia, ci è concesso camminare da soli in prossimità della propria abitazione con mascherina e distanza interpersonale di almeno un metro, e svolgere attività sportiva individuale all’aperto. Con la possibilità di recarsi nei parchi pubblici delle città, fra cui, a Lucca, le mura: 4 chilometri e 223 metri di storia, che falcata dopo falcata, i runners continuano, mascherina al braccio, a percorrere instancabilmente.

Maschi e femmine, ragazzi e adulti, professionisti, amatori, ma anche neofiti. Non ci sono limiti d’età, sesso, capacità: bastano le scarpe da ginnastica e la voglia di mettersi alla prova. Perché correre è un po’ come sfidare sé stessi: “Se un corridore deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel sé stesso del giorno prima” scrive lo scrittore e maratoneta Murakami Haruki ne L’arte di correre. Un libro sulla corsa come attività individuale, solitaria, e pressocché mentale: di cui la concentrazione, la sincronizzazione del respiro con il movimento, la capacità di ascoltare il proprio corpo, sono le basi. Ma contemporaneamente, un risultato da migliorare nel tempo, con costanza, dedizione, e determinazione.

Vado a correre sulle mura ogni sera, da molti anni, come spinta da una qualche necessità. È come se a ogni passo, il mio pensiero si perdesse nel paesaggio, diventando più leggero – dice Marta, 25 anni, di Lucca. Che, cuffiette alle orecchie, mentre si lega i capelli racconta – È una vera e propria medicina per lo spirito, la corsa: distende i muscoli, scioglie la tensione, solleva l’umore: soprattutto di questi tempi, costantemente bombardati come siamo da dati dei contagi, polemiche sui tamponi, consigli contraddittori dei virologi e poi, le celebrità: che entrano nelle nostre case dagli schermi delle tv, con i loro slogan uniti ce la faremo perché siamo tutti sulla stessa barca… ecco, di fronte a questa situazione, credo che correre, ma lo sport in generale, sia un’importante cura contro lo stress: insieme, ovviamente, a spengere la tv”.

Lo dicono gli esperti: la corsa riduce la tensione favorendo il sonno notturno. Ma i suoi effetti benefici sono innumerevoli: come l’aumento delle difese del sistema immunitario, l’abbassamento dell’ansia, il miglioramento delle funzioni cognitive e del sistema cardiocircolatorio. Insomma, correre fa bene e fa stare bene: a confermarlo, fra i tanti, è anche lo studio Running as a key lifestyle medicine for longevity pubblicato nel 2017 sulla rivista medica Progress in cardiovascular disease, che suggerisce un legame fra la corsa e la longevità: le persone che corrono tenderebbero a vivere più a lungo, spiega, con una diminuzione del 40% del rischio di morte prematura.

Un beneficio, secondo questo studio, da cui nessuno è escluso. Non inciderebbe infatti l’intensità del movimento, la velocità o la propria condizione fisica: perché anche chi non ha mai fatto sport, o non ha uno stile di vita da asceta, ovvero beve, fuma, è obeso o soffre di altre patologie, registrerebbe un aumento delle aspettative di vita di sette ore per ogni ora di esercizio, corrispondente, con due ore di corsa a settimana per quarant’anni, a tre anni di vita in più. L’unico ‘ma’, riguarda il limite: questi risultati, statisticamente, si otterrebbe con quattro ore settimanali. Non sembra necessario, per così dire, ‘strafare’.

“L’esercizio fisico, sebbene non sia un farmaco, possiede molti dei tratti di un potente agente farmacologico. Una corsa giornaliera può essere molto efficace per la prevenzione e il trattamento di molte malattie, come le coronopatie, l’ipertensione e l’obesità. Ma, come con tutti i farmaci, esiste un limite di sicurezza nelle dosi, oltre il quale gli effetti avversi dell’esercizio fisico possono superare i benefici”,  spiegava nel maggio 2012 il dottor James H O’Keefe, parlando dei potenziali rischi di un’eccessiva attività fisica. Ricercatore del Saint Luke’s health system, insieme al collega Carl J.Lavie del John Ochsner Heart and Vascular Institute O’Kneefe è autore di uno studio pubblicato nel dicembre 2012 sulla rivista Heart, dove si avverte del pericolo di un’estrema e prolungata attività aerobica: fra i suoi potenziali danni, anche elevati, ci sarebbe l’aumento del rilascio di radicali liberi con l’accelerazione dell’invecchiamento del cuore.

C’è chi lo fa per mantenersi in forma, o sciogliere la tensione: ma c’è anche chi, nella corsa, ricerca l’appagamento di esigenze più profonde, come garantirsi “un intervallo di silenzio tutto mio – spiega lo scrittore Haruki Murakami ne L’arte di correre. Oppure – una sorta di disperato sollievo, come se il tuo corpo venisse svuotato di ogni sostanza”.

Qualunque ne sia la motivazione, il suggerimento della scienza rimane comunque sempre lo stesso. Quello di correre nella giusta misura. E nel rispetto della distanza interpersonale di sicurezza anti-contagio, stabilita per i runners ad almeno 2 metri: “In generale c’è molta responsabilità da parte degli sportivi – osserva Marta – Ognuno corre cercando le condizioni per non entrare in contatto ravvicinato, e lo spazio sulle mura è abbastanza ampio da permetterlo con tranquillità. Tuttavia – conclude – molto spesso la strada è tagliata in orizzontale da cordoni di persone, a discapito di chi avanza nel rispetto della distanza di sicurezza, impossibile in quel caso da mantenere. Basterebbe, da parte loro, un minimo di accortezza, come del resto fanno tutti gli altri amanti della corsa all’aperto”.

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