Uniti per la Manifattura, raccolte 200 sottoscrizioni: firme dai big della cultura foto

Da Tomaso Montanari a Paolo Baldeschi sono diversi gli urbanisti e gli accademici che si uniscono alla protesta del comitato cittadino

Le pareti decadenti di un immobile storico come l’ex Manifattura Tabacchi custodiscono tante storie. Sono storie di lotte operaie, storie di donne, storie che raccontano le fondamenta e l’evoluzione della stessa città. Sono storie di trasformazione. Per questo il mondo della cultura, in un momento storico che di per sé pone davanti a micro e macro cambiamenti, guarda attentamente ai progetti che interessano la rigenerazione del patrimonio urbano.

Ne sono una prova le firme degli urbanisti e dei docenti universitari che, insieme a comitati, associazioni e sindacati, hanno aderito all’appello lanciato da Unitiperlamanifattura presentato questa mattina (29 gennaio) davanti all’immobile. Tra loro anche le firme dello storico dell’arte Tomaso Montanari, degli urbanisti Paolo Berdini e Giorgio Pizziolo, Ilaria Agostini e Paolo Baldeschi, Carlo Carbone e Vezio De Lucia, degli accademici Marco Revelli e Paolo Buchignani. Un elenco, in costante aggiornamento, che al momento raccoglie circa duecento firme.

“Il nostro obiettivo – spiega Barbara Rigamonti a nome del comitato trasversale Uniti per la Manifattura – è coinvolgere i rappresentanti del mondo della cultura. In particolare noi chiediamo all’amministrazione il congelamento del progetto Coima/Fondazione per poter dare spazio a un confronto pubblico sulla questione, l’apertura di una discussione con la città per valutare la direzione da prendere per il futuro dell’immobile e il mantenimento della proprietà pubblica del bene senza che questo venga regalato ai privati. Le firme degli esperti già raccolte, e l’interessamento dimostrato a livello nazionale da accademici e urbanisti, mostrano come la questione della Manifattura lucchese sia emblematica per la salvaguardia del patrimonio pubblico nazionale”.

Un luogo pieno di storia come questo non può avere come destinazione quella immobiliare perché rappresenterebbe un ritorno a un passato senza futuro – aggiunge Gemma Urbani, rappresentante del comitato cittadino -. Per di più inserita in un progetto del quale non conosciamo i dettagli, ma solo bozze e approssimazioni che lasciano trasparire soloil futuro guadagno di qualche privato. Per questo gli occhi degli urbanisti sono puntati su Lucca. Si tratta di una questione culturale più ampia che pone la nostra città come caso emblematico per le future scelte di rigenerazione urbanistica”.

“Ho seguito le vicende della Manifattura in prima persona negli anni ‘90, gli scioperi e le lotte sindacali – conclude Virginio Bertini, ex sindacalista e membro del comitato –. Oggi non posso vedere un progetto che mette una pietra tombale su quella che è la memoria storica della città, la memoria delle donne che qui hanno lavorato, la memoria degli operai che ho conosciuto in prima persona. Tutto questo fa parte di un patrimonio culturale che deve rimanere a Lucca, ai lucchesi e alla comunità e che non può essere svenduto al primo privato. Un’amministrazione consapevole non potrebbe mai accettare di relegare questa bellezza nelle mani di pochi ma anzi avvierebbe un percorso partecipativo per capire come salvaguardare questa ricchezza in progetti che guardino ai giovani, all’ambiente e all’innovazione nonché alla valorizzazione della memoria storica del nostro passato”.

Tra le obiezioni mosse dal comitato all’amministrazione comunale c’è poi la questione delle eventuali alternative al progetto Coima/Fondazione Cassa di Risparmio. “A parte le proposte emerse dalle componenti politiche e dalla società civile, è stata inaspettatamente presentata una nuova proposta da Music Innovation Hub per la rigenerazione della zona sud – spiega il comitato -. Una proposta diversa e interessante di recupero che mette al centro la musica con hub creativi, centri di produzione culturale e formazione in ambito digitale e tecnologico, il tutto attraverso la valorizzazione della tradizione musicale della città, creando anche sinergie con l’università Campus. Questa proposta è stata inaspettatamente stoppata dall’amministrazione che ha chiesto al presidente Rapaccini di avere un’interlocuzione con la Fondazione in modo da essere integrati nel loro progetto. Il risultato è stato che, al momento Mih si è ritirata, ritenendo che il progetto non rientrasse, al momento, nei suoi obiettivi. Perché questa proposta non è stata degnata di una propria autonomia concorrenziale ed è stata subordinata alla proposta di Fondazione/Coima”.

Lucca chiede che venga attivato un processo di partenariato pubblico privato, proprio come è avvenuto e sta avvenendo per altre città, tra cui Firenze, con i casi delle Murate, delle ex caserma Lupi, del complesso S.Orsola – va avanti il comitato -. Tutti esempi che sottolineano la salvaguardia della proprietà pubblica, delle risorse e delle prerogative istituzionali dell’ente. Anche a Lucca si può fare. Intanto accedendo ai 15 milioni di euro a fondo perduto che la Regione mette a disposizione per progetti di rigenerazione il Comune potrebbe recuperare una parte della Manifattura, allocandovi per esempio Tagetik, impresa ad alta tecnologia, non impattante, che con i suoi circa 300 addetti, in transito nella città avrebbe ricadute positive, e garantirebbe un canone di affitto al Comune. Il Comune potrebbe quindi realizzare un museo del sigaro e avere la possibilità di verificare, in accordo con la Soprintendenza, di allocare un piccolo medio intervento di housing sociale legato a giovani coppie con figli, finalizzato a invertire la tendenza allo spopolamento del centro sntico e quindi a ridargli vitalità. In sinergia con l’intervento del Comune potrebbe porsi l’accoglimento della proposta di Mih che sembra fosse in grado di avere la disponibilità di 40 milioni di euro tramite Cassa depositi e prestiti. Il tutto correlato e connesso con il recupero della porzione nord della Manifattura e con il centro antico”.

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