Tagli all’organico, classi pollaio, reclutamento docenti lungo e costoso: docenti e Ata scioperano contro il decreto scuola foto

Anche la provincia di Lucca scenderà in piazza domani (30 maggio) per dire no ai nuovi provvedimenti del governo

Tagli all’organico di 9600 posti entro il 2031, accorpamento di classi sempre più numerose, precari con oltre 36 mesi di servizio che non possono essere abilitati, e un nuovo percorso di formazione docenti estremamente lungo e costoso, equiparabile a un campo minato.

E ancora, una scuola di alta formazione calata dall’alto nel nome della ‘digitalizzazione’ che lascia poco spazio all’insegnante nella scelta della didattica, svuotando la funzione dell’organo democratico del collegio docenti. Loro, poi, i docenti: in attesa da 10 anni di un allineamento salariale alla media europea, molto più elevata di quella italiana. Mentre al contrario, si vedono tagliare di numero e diminuire i fondi della carta docente, in cambio di un aumento di stipendio di 108 euro medi lordi.

Dopo una pandemia che ha messo a dura prova il già precario sistema scolastico del bel paese, oggi la scuola italiana rischia di cadere in un baratro senza via d’uscita. Il dito è puntato contro il DL 36, il cosiddetto decreto scuola, che impone una riprogrammazione strutturale del sistema d’istruzione andando a colpire in primis quelle assi portanti su cui, da anni, si regge miracolosamente in piedi: gli insegnanti e il personale Ata. Proprio loro, insieme, scenderanno in piazza domani (lunedì 30 maggio) per urlare a gran voce il proprio dissenso con uno sciopero generale proclamato da tutte le sigle sindacali: Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams.

Come in tutta Italia, anche a Lucca è prevista un’elevata partecipazione all’iniziativa. Con numerosi presidii davanti alle scuole, i docenti si attiveranno per spiegare ai genitori quali sono le conseguenze del DL 36, e come queste ricadranno proprio sui loro figli: gli alunni.

“Nella scuola – spiega Guido Masotti, Rsu dell’istituto comprensivo di Torre del Lago – ci sono un sacco di posti assegnati ogni anno a docenti precari con oltre 36 mesi di servizio, che con questo decreto non possono essere abilitati ed entrare di ruolo. Parallelamente, il DL 36 stabilisce un nuovo sistema di formazione per i neo immessi e per chi è in servizio, che introduce una serie di ulteriori step ai già esistenti rendendo l’iter molto più complesso, e scarica i costi sugli insegnanti stessi”.

“E’ previsto inoltre – continua Guido Masotti, Rsu dell’istituto comprensivo di Torre del Lago –  l’attivazione di un percorso di alta formazione, volontario per chi insegna già e obbligatorio per i nuovi aspiranti docenti. Si tratta di un’alta scuola di formazione con un programma di corsi fuori orario di servizio, non retribuiti, della durata di 3 anni. Si chiede ai docenti lavoro gratuito, praticamente, che impone loro un indirizzo didattico con programmi basati su una metodologia cosiddetta innovativa, calata dall’alto sulla base degli Invalsi e Indire”.

“Tutto ciò a discapito della libertà d’insegnamento. Non potremo più elaborare i programmi didattici attraverso il confronto democratico nel collegio docenti. Inoltre, un comitato di valutazione sottoporrà a giudizio gli insegnanti, per decidere quali di loro hanno diritto a una tantum che ripaga il corso di formazione. Praticamente, un gruppo di persone insieme al dirigente e senza basarsi su punteggi o altri criteri oggettivi, individua un 40 per cento di corsisti da rimborsare parzialmente”.

“Con quali fondi? Non quelli del Pnrr, né di altri canali ma della scuola stessa: sono i soldi raccolti con i tagli dell’organico e della carta docente. Tagli previsti anche per il personale Ata, che va incontro a una riduzione delle sue risorse e a una persistente svalutazione del proprio ruolo”.

“Con questo decreto, si prosegue quindi della direzione intrapresa da anni dal nostro governo: togliere finanziamenti alla scuola – sottolinea l’Rsu Flc Cgil dell’istituto comprensivo di Torre del Lago – Ad aprile scorso il governo ha diminuito il Pil dal 4 al 3,5 per cento, tagliando nel settore sanità e istruzione per aumentare la spesa in armamenti. I fondi del Pnrr, dall’altra parte, sono destinati a imprese e ad altri settori, mentre la scuola è menzionata solo per la questione della digitalizzazione. Un’assurdità, considerando la carenza di organico e la disastrosa situazione in cui versano gli edifici scolastici. Ma neanche un euro è stanziato per questo”.

“Noi docenti – conclude – chiediamo un aumento dell’organico che permetta di portare avanti una didattica migliore e di qualità. Mentre con questo decreto legge si taglieranno 9mila 600 posti, in particolare sul potenziamento, andando ad aggravare una drastica riduzione del personale già in essere: nell’ultimo anno, molte scuole in provincia di Lucca hanno subito un taglio di docenti così elevato da provocare la scomparsa di classi intere: è il caso dell’istituto Borgo 1 di Viareggio, dove una classe dell’infanzia non c’è più. Parallelamente, si moltiplicano le cosiddette aule pollaio, che arrivano a sfiorare i 30 alunni. Una situazione inaccettabile”.

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