A Lucca diagnosi più semplice per la steatosi epatica

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La steatosi epatica, ovvero l’accumulo eccessivo di grasso nel fegato, è stata considerata fino a non molti anni fa una condizione benigna; oggi è stato chiaramente dimostrato che in una certa proporzione di casi può diventare una malattia cronica del fegato che prende il nome di epatite steatosica, simile all’epatite alcolica e che può evolvere verso la cirrosi e verso il tumore del fegato.

La steatosi epatica viene sempre più spesso riportata nei referti di esami ecografici eseguiti per altre finalità o in seguito al riscontro casuale di una alterazione dei test di funzionalità del fegato ed il suo corretto inquadramento è diventato un problema emergente in medicina generale ed in epatologia. Ma adesso, grazie ad una moderna strumentazione disponibile a Lucca, la diagnosi è più semplice e rapida: “Fino a non molti anni fa – spiega il direttore della struttura di malattie infettive ed epatologia di Lucca Sauro Luchi – l’unica metodica utilizzata per l’individuazione dei pazienti con epatite steatosica era la biopsia epatica, tecnica che, anche in mani esperte, non è priva di rischi e complicanze. Fortunatamente da alcuni anni vi sono tecniche non invasive che permettono di raggiungere ugualmente una diagnosi precisa. Il nostro reparto, attraverso le metodiche Arfi e Fibroscan-Cap, è infatti in grado oggi di quantificare il grasso presente nel fegato e di valutare se siamo di fronte ad una malattia evolutiva come l’epatite steatosica. Il tutto può essere fatto a livello ambulatoriale dove, prendendo come riferimento anche gli esami del sangue, è possibile giungere ad un completo inquadramento della malattia. Alla stessa maniera vengono fornite tutte le indicazione dietetiche del caso e gli eventuali trattamenti farmacologici necessari per la terapia”.
“In base ad alcuni studi sulla popolazione italiana – continua il dottor Luchi – il 30-40 per cento degli italiani tra 18 e 65 anni di età risulta portatore di steatosi epatica (sono particolarmente interessati i soggetti obesi ed i diabetici). Circa un 25 per cento di queste persone va incontro durante la propria vita allo sviluppo dell’epatite steatosica; questo comporta un aumento anche delle patologie cardiovascolari, inoltre la steatosi agisce come cofattore di danno epatico in quei soggetti che presentano altre patologie del fegato. E’ quindi evidente l’importanza di un’identificazione precoce del paziente portatore di steatosi, in particolare se è presente una epatite steatosica e la sua stadiazione in modo da poter mettere in atto interventi di terapia e di monitoraggio. Da precisare che non vi sono esami del sangue specifici che possono individuare il paziente con steatosi epatica, anche perché non in tutti i casi gli esami della funzionalità del fegato sono alterati. Per questo, come già evidenziato, nella maggioranza dei casi il riscontro di steatosi epatica è occasionale e avviene durante un esame ecografico magari svolto per altri motivi. Il medico di medicina generale ha un importante ruolo nell’identificazione dei pazienti, partendo dal fatto che i soggetti più a rischio sono quelli in sovrappeso o con diabete. Una volta individuati i portatori di steatosi diventa fondamentale scoprire i pazienti con epatite steatosica, che sono quelli a rischio di avere una malattia evolutiva che può portare alla cirrosi e al tumore del fegato. Sarà così possibile intraprendere gli eventuali trattamenti farmacologici e le indicazioni dietetiche più adeguate, rappresentando la dieta il vero cardine del trattamento”.

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