Odissea di un docente per farsi riconoscere il titolo

Cervelli in fuga da Lucca e dall’Italia? I casi non mancano e nemmeno a livello locale. Fa riflettere, tuttavia, il caso in cui anche quando giovani brillanti che si formano all’estero poi non riescano a trovare un lavoro in Italia nemmeno quando desiderano fare ritorno. E’ emblematico a riguardo quanto successo ad una insegnante che si è vista rigettare dal Miur il riconoscimento dell’ambientazione all’insegnamento nella scuola secondaria di primo grado conseguita in Spagna. La docente, che si è fatta difendere dall’avvocato Alessio Parente di Lucca ha dovuto fare un ricorso al Tar per vedersi riconosciuto il titolo conseguito, dopo essersi brillantemente laureata alla facoltà di Scienze biologiche del’Università di Napoli. Per . Dopo un master in Spagna l’insegnante ha infatti presentato una istanza per ottenere il riconoscimento ai sensi della specifica direttiva europea della professione di insegnante di scuola secondaria di primo grado conseguita in Spagna a cui corrisponderebbe la classe di concorso in Matematica e scienze. 

Ebbene, la risposta del Miur è stata negativa perché si è sostenuto che il master universitario conseguito in Spagna non fosse abilitante, nonostante l’interessata abbia prodotto copiosa documentazione a riguardo: la certificazione accademica del master conseguito e perfino la dichiarazione di valore rilasciata dall’ambasciata italiana di Madrid.
Il ministero invece ha investito l’avvocatura di stato dell’annosa questione arrivando “senza dar seguito alla richiesta di contraddittorio dell’interessata” a respingere il 4 luglio 2017 l’istanza presentata. La ricorrente si è dunque rivolta al Tar, adducendo una serie di motivi di diritto censurando il diniego del Miur.
I giudici del Tar dal canto loro hanno ritenuto di dover accogliere il motivo che non sarebbe stata data adeguata motivazione della scelta del diniego, senza per l’appunto un confronto diretto con la docente. Di fronte alle osservazioni prodotto dalla docente infatti, ritengono i giudici, il ministero avrebbe dovuto controdedurre e offrire le motivazioni del diniego che, con una sentenza, il Tar ha infine annullato.

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