Smog, per Legambiente Lucca tra le città meno virtuose

Mobilità a emissioni zero (Mez), pubblicata la classifica delle città italiane più virtuose all’interno di un dettagliata che spiega i parametri utilizzati offrendo una fotografia attuale della situazione nazionale. La città di Lucca è fuori dalle città (capoluoghi di provincia) virtuose e si trova a metà della lista di Legambiente che ha consultato 104 Comuni italiani di cui però circa 30 non hanno fornito alcun dato.

Si legge infatti in un passaggio fondamentale del documento: “Non leggete l’elenco di città a pagina 10 come una classifica. Piuttosto come l’inizio di una nuova rivoluzione nella mobilità urbana”. La motorizzazione elettrica è una realtà già consistente in molte città italiane, è oggi prevalentemente trasporto pubblico, ma soprattutto al centro della mobilità che cresce rapidamente, che cambia a velocità crescente i comportamenti di mobilità dei cittadini. E’ molto meglio cercare di capire come si evolve, cogliere cambiamenti e accelerazioni, che fotografare l’esistente. La città di Lucca registra solo il 18%, per quanto riguarda il primo dei tre criteri utilizzati da Legambiente per i Comuni italiani, e cioè l’accessibilità, mentre Milano, la più virtuosa registra il 64%; il 22% per quel che riguarda le zero emissioni, spostamenti elettrici, in bici o a piedi, e un solo punto su 5 per i Piani Urbani per la mobilità sostenibile, cioè i piani strategici comunali che vengono costruiti sugli strumenti di pianificazione esistenti, (Pum e Pums) che tengono conto dei principi di integrazione, partecipazione e valutazione per soddisfare i bisogni di mobilità attuali e futuri degli individui, al fine di migliorare la qualità della vita nelle città e nei loro quartieri. Per stessa esplicita ammissione di Legambiente la relazione sulla mobilità a emissioni zero delle città capoluogo di provincia in Italia è solo indicativa e va nella direzione di stimolare politiche nazionali e locali più incisive per ridurre drasticamente le emissioni e quindi l’inquinamenti dei centri urbani italiani. “Oggi non si sa ancora quanta CO2 emette davvero per la propria mobilità un abitante di Torino o di Ragusa, non sappiamo neppure come si evolve l’uso dei mezzi di locomozione, quanti chilometri facciamo in bicicletta e quanti con mezzi elettrici, quanti usano il mezzo pubblico in combinazione con auto, bici o monopattini, pieghevoli o in condivisione. Sappiamo ormai che alcuni milioni di spostamenti, soprattutto urbani, avvengono già oggi in maniera “intermodale”, usando convenientemente due o tre mezzi per lo stesso viaggio. Spesso mezzi elettrici o a zero emissioni. Perché gli spostamenti “monomodali”, sempre con lo stesso mezzo, sono quasi esclusivamente a combustione fossile. Oggi non sappiamo con certezza quanti e quanto lunghi sono gli spostamenti pedonali: ogni viaggio, piccolo o grande, parte e arriva a piedi. L’uso dei big data per avere un censimento sia istantaneo che annuale dei comportamenti di mobilità non è ancora né open né on uso nella città e nelle aziende di mobilità. Così, quando chiediamo ai Comuni quanto ci si sposta con i piedi nella loro città c’è chi non lo sa, chi rintraccia dati parziali in vecchi piani, chi usa dati Istat (attendibili su casa-lavoro), chi sondaggi telefonici, chi misure estemporanee in strada”. La strada è ancora lunga.

Vincenzo Brunelli

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