Limiti agli alcolici, i locali in trincea foto

Stagione nuova, questioni antiche. Continua il malumore degli esercenti rispetto all’ordinanza che introduce – per il periodo estivo – limitazioni alla vendita di bevande alcoliche da asporto e sulla vendita di ogni altra bevanda in contenitori rigidi. Dopo la recente riunione tenutasi a palazzo Sani, culminata con la richiesta di ripensare il provvedimento, girando tra i locali del centro il fronte si presenta compatto.

Il testo, come ormai noto, pone due ordini di divieti in vigore dal 14 giugno al 21 settembre, ogni venerdì e sabato, dalle 21 in poi. Il primo: stop alla vendita per asporto delle bevande alcoliche di qualsiasi gradazione. Questo significa che non potranno più essere acquistate – in qualsiasi contenitore (bottiglie, cartoni, etc) in tutti gli esercizi commerciali (supermercati compresi), né da ambulanti o distributori automatici – per poi essere consumate in luoghi pubblici. Il secondo: stop alla vendita per asporto in contenitori rigidi per tutte le altre bevande.
Un giro di vite che, secondo la grande maggioranza dei commercianti, risulta eccessivamente penalizzante. In Corso Garibaldi, centro pulsante della movida estiva, collimano le posizioni di Old City e Shaker: “Troviamo che la norma abbia poco senso – l’analisi che proviene dal primo locale – perché se qualcuno viene a chiederci un calice di vino o una birra in bottiglia alle 20,59 noi gliela diamo salvo poi, magari, prenderci una multa perché gli avventori si sono seduti a consumare ai tavolini fuori”. Dallo Shaker, invece, fanno sapere che “se qualcosa di negativo deve succedere, può succedere anche negli altri giorni della settimana, a prescindere dal fatto che nel weekend siamo più affollati”.
Spostandosi intorno al perimetro di piazza San Michele le posizioni non mutano: “Non ci possono chiedere – si lamenta uno storico esercente – di dare il vino o la birra nei bicchieri di plastica, perché non siamo ad una sagra di paese, ma nel salotto buono della città. La gente vuole vivere un’esperienza piacevole sotto ogni punto di vista e l’estetica gioca un ruolo fondamentale”.
Una sorta di mediazione giunge da alcuni esercenti di via Fillungo: “Comprendiamo la ratio dell’ordinanza e siamo i primi ad affermare che chi vende alcolici senza rispettare le regole debba pagare, ma non vorremmo che questa azione preventiva risultasse eccessivamente penalizzante”. C’è però anche chi esce fuori dal coro, direttamente dal centro della città, piazza Napoleone: “A mio avviso poco cambia – commenta un altro gestore – perché l’ordinanza ricalca quelle passate ed ormai ci siamo preparati”. Non sono dello stesso avviso in zona San Frediano: “Se qualcuno vuole creare problemi – spiega il cameriere di un bar – il modo lo trova lo stesso, a prescindere dalle ordinanze. Per limitare pochi e potenziali sciocchi si crea un danno a tutti”.
L’idea che sgomita tra i commercianti è dunque quella di presentare le proprie rimostranza unitariamente, per indurre il sindaco e l’assessore con delega alla sicurezza Francesco Raspini a ripensare un provvedimento che, ad oggi, viene percepito come un vulnus dalla maggior parte degli operatori del settore.

Paolo Lazzari

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