Luminara, folla e pochi ceri. “C’è luce comunque” foto

Una cosa è certa. Quella di quest’anno è stata una Luminara “diversa” dalle altre. Sono emerse da subito le novità, qualcuna anche in grado di farsi perdonare qualche inciampo. Che in effetti c’è stato: a cominciare dai ceri in processione, molto meno degli anni passati. Quella che non è mancata, però, è stata la partecipazione. E non sono mancate le sorprese, e non c’è bisogno di congetturare la regia del nuovo vescovo. La folla c’è stata tutta, e tra la folla tanti, tanti giovani. Quelli dei gruppi che infatti hanno accolto, cantando, di fronte alla Cattedrale di San Martino, l’arrivo del vescovo Paolo Giulietti – alla sua “prima” Santa Croce dopo l’insediamento nel maggio scorso – accompagnato dal suo omologo di Pistoia, Fausto Tardelli, al rintocco delle campane a festa – una novità introdotta già lo scorso anno da monsignor Italo Castellani. Un caloroso comitato d’accoglienza che ha dato alla nuova guida della diocesi la prima occasione per “variare” dalla tradizione.

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All’arrivo di fronte alla Cattedrale, il vescovo ha preso il microfono rivolgendo un messaggio ai giovani. Un gesto assolutamente irrituale, che ha rotto con il passato. Il suo è stato un saluto e non una benedizione come avveniva in passato. Un segno di discontinuità: “Stare vicino a Gesù ci rende giovani”, ha detto monsignor Giulietti, provocando un fiume di applausi al suo ingresso in Cattedrale. E anche il messaggio alla città è stato chiaro: il vescovo ha scelto, ed è difficile pensare ad un caso, la metafora dei lumini per la processione. “Guardandoli ho visto un popolo”, in quelli accesi, che “bruciano” ma anche in quelli che stanno per spegnersi “o si sono già spenti”. “Lì c’era comunque la luce, la speranza”, ha detto monsignor Giuletti. Niente forma, ma sostanza: il segnale è quello che conta, l’unità del popolo nella Luminara, ha suggerito l’arcivescovo, dando un messaggio di fede ma indirettamente rispondendo alla polemiche che ogni Santa Croce si porta dietro. Sui lumini e sulla “buona riuscita” dell’evento più atteso dell’anno.
Una Luminara diversa, si diceva. Ed è stato giocoforza lo stesso vescovo, con i suoi gesti a sottolinearlo. Con buona pace di qualche “imprevisto” e intoppo che c’è stato. La città, infatti, ha risposto, come sempre, con qualche eccezione. Le catene di attività, soprattutto nelle vie centrali e in particolare in Fillungo, pur avendo abbassato le luci, non hanno decorato gli ingressi con i lumini. Ma ci sono state anche fastidiose dimenticanze: alcuni negozi hanno lasciato accesa l’illuminazione, violando la specifica ordinanza comunale. Quest’anno qualcuno però ha voluto anche dare l’esempio, accendendo i ceri votivi in segno di partecipazione al momento religioso che vuol far rivivere il miracolo del Volto Santo. L’illuminazione della serata è da sempre la prima sorvegliata, ma quest’anno lo è ancora di più: la commissione organizzatrice ha deciso di sperimentare l’introduzione di led, su alcuni palazzi e sulla chiesa di San Frediano, oltre che sulla facciata del teatro del Giglio. Altri lumini al led tuttavia sono stati collocati tra quelli tradizionali “a sorpresa” per testare l’effetto. C’è da dire, come molti hanno segnalato in giornata, che in alcune zone del centro i ceri sono stati accesi con largo anticipo. Questo ha provocato il fatto che molti si sono spenti prima della partenza della processione, nonostante un secondo passaggio per riaccenderli. Tuttavia, le prima sensazioni raccolte sono ancora controverse sul fronte dei led, perché secondo molti non restituirebbero la stessa luminosità dei tradizionali lumini. Pochi i ceri che si sono visti in sfilata, molti meno rispetto agli ultimi anni ed è mancato uno sfilamento ordinamento: durante il tragitto prima dell’arrivo in Cattedrale si sono creati “punti vuoti” e al momento dell’arrivo in San Martino c’è stato qualche momento di calca e attesa per entrare all’interno per l’adorazione del Volto Santo.
Il messaggio dell’arcivescovo: “Un lumino anche se spento significa che lì c’era la luce”. Parole che arrivano dritte al cuore, che parlano alla fede e che lo fanno toccando una delle questioni cruciali: non importante che i lumini siano qua e là spenti, nella Luminara della vita nella fede – ha voluto dire il vescovo -, “l’importante è che quei lumini siano al loro posto, che siano uniti nel cammino verso il Signore”. “In questa che è la mia prima esperienza non commenterò la parola del Signore, ma voglio restituire il pensiero che mi ha accompagnato nel mio cammino. Questa sera si è manifestato un popolo, quello che ha affollato le strade della città, che ha partecipato alla processione, ma anche quello invisibile che ci ha seguito attraverso la tv o le foto e immagini che sono state scattate. Qualcuno ha pregato, qualcuno è venuto da lontano magari a piedi, qualcuno forse era distratto. Ma questo è il popolo. Guardando i lumini, qualcuno spento, qualcuno sul procinto di spegnersi e mi sembrava che fossero immagine del popolo: sono come quei lumini che stanno al loro posto, vuol dire che la luce c’era anche se poi si è spenta e poi affievolita. Non lasciate questo popolo, non lasciate il vostro posto. Un lumino spento al suo posto è comunque partecipe della Luminara della Santa Croce. Se rimaniamo uniti, anche se la luce si è spenta, c’è ancora una speranza. In virtù di quella luce siamo partecipi della salvezza, siamo uniti nel Signore. Se lasciamo il nostro posto, ci saremmo davvero allontanati dalle sorgenti della salvezza. L’immagine di questo popolo partecipe è quello che voglio consegnare a tutti al termine di questa Luminara”.
Il via alla processione. Alla basilica di San Frediano, complice anche la bella giornata estiva, si sono ritrovati in tanti, per prendere i lumini e iniziare il cammino verso la Cattedrale di San Martino.
“Sorprese” in processione. Dietro la Croce, l’ordine di sfilata ha riservato quest’anno qualche sorpresa o momento particolarmente significativo o simbolico. Ad esempio non era inizialmente prevista la partecipazione della comunità filippina con banda al seguito, un evento che ha aggiunto colore al momento dell’arrivo alla Cattedrale. In processione c’era anche un nutrito gruppo della comunità cingalese finita nell’occhio del ciclone, di recente, per la proposta di gestione dell’ex mercato del Carmine. Ad accompagnarne la marcia una banda di ragazzi e bambini. Un modo forse per respingere critiche e polemiche e farsi parte della comunità. Piuttosto numerose sono state le delegazioni delle parrocchie e hanno partecipato molti stranieri, oltre a quelli presenti, da tradizione consolidata, nelle delegazioni dell’associazione dei Lucchesi nel mondo. Ricca anche la partecipazione del mondo del volontariato e, come sempre, delle autorità locali e dei Comuni. A cominciare dal Comune, con la partecipazione della giunta Tambellini al completo, della Provincia, guidata da Luca Menesini, e dai sindaci e rappresentanti dei Comuni della diocesi. Il sindaco Tambellini ha voluto sfilare con a fianco il veterano Ivan J. Houston, che nei giorni scorsi ha incontrato a Palazzo Orsetti e che fu uno dei protagonisti della liberazione di Lucca dal nazifascismo. Pochi, invece, i rappresentanti delle minoranze al corteo civile.
Attorno alle 22, in occasione dell’arrivo in Cattedrale, della parte religiosa della processione – in primis il vescovo Giulietti accompagnato dal vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, le campane hanno iniziato a rintoccare a festa, facendo da sfondo ai canti dei gruppi giovanili che hanno accolto la parte religiosa del corteggio. Qui il vescovo ha “rotto con la tradizione”, salutando i giovani al microfono invece di dare la tradizionale benedizione.
L’esperimento led. E’ stata la processione delle novità, si diceva. Una delle più rilevanti è quella della sperimentazione nell’utilizzo di luci led per i lumini al posto dei ceri votivi. E tra l’incredulità generale, sembra che molti siano stati conquistati dalla novità. Soprattutto l’illuminazione al teatro del Giglio ha tratto molti in inganno, lasciando un effetto suggestivo nei più. Non solo: l’accensione forse un po’ anticipata dei lumini (quelli veri) ha costretto in alcuni punti ad un secondo passaggio per riaccenderli mentre negli edifici dove erano stati allestiti quelli a led l’effetto non è chiaramente venuto meno. Tuttavia i led sono apparsi a molti meno luminosi della soluzione tradizionale.
L’ordine di sfilata dopo lo Stendardo della Santa Croce: gruppi di volontariato e associazioni; gruppi di Pellegrini della Via Francigena; Comunità Cristiana dello Sri Lanka in Lucca; zona pastorale di Viareggio; zona pastorale della Valfreddana; zona pastorale di Camaiore-Massarosa; zona pastorale di Moriano; zona pastorale di Valdiserchio; zona pastorale di Segromigno, Villa Basilica e Valleriana; zona pastorale della Garfagnana; zona pastorale suburbana terza; zona pastorale suburbana seconda; zona pastorale suburbana prima; zona pastorale urbana; Confraternite di Misericordia; tutte le altre confraternite con le loro insegne; terziari dei vari ordini e Religiose; cvalieri del Santo Sepolcro; cavalieri del Sovrano Ordine Militare di Malta; diaconi e presbiteri; croce arcivescovile; capitolo della cattedrale; monsignor arcivescovo; gruppi corali di Nave e San Gennaro; autorità civili e rappresentanze comunali; corpo musicale di Segromigno in Monte; associazione Lucchesi nel mondo. A seguire ci sarà il corteggio storico, che tradizionalmente chiude la processione, con la participazione di tutte le associazioni cittadine. Sfileranno la compagnia balestrieri, il gruppo sbandieratori di Sant’Anna, l’associazione contrade San Paolino, l’historica lucense, Mansio Hospitalis, Cohors Leonis, l’associazione storica castello di Nozzano, gli sbandieratori di Camaiore, il gruppo alabardieri di Pieve Fosciana, i Mestieranti dei Buonvisi, la Vicaria di Gallicano, Bagni di Lucca e Val di Lima, Villa Basilica, Castiglione e Pietrasanta, il Sestiere delle comunità di Castellare e i gruppi storici di Montecarlo, Prato, Coreglia e Ghivizzano castello.
Il Mottettone L’esecuzione del Mottettone è stato momento culminante nella celebrazione. Quando i fedeli delle varie componenti la processione e il clero, sono entrati in Cattedrale, dopo aver percorso l’antico itinerario che da San Frediano conduce a San Martino, e dopo il messaggio del vescovo, c’è stato il canto di ringraziamento e di lode. Il mottettone di quest’anno è stato Lucensis Ecclesia del maestro Luca Bacci, composto per ricordare la storia, tradizioni ed eventi della città e diocesi, avvenuti sotto lo sguardo del Volto Santo e per dedicarlo a tutti quanti gravitano attorno o internamente alla chiesa di Lucca. Il canto è stato eseguito dal coro Santa Cecilia e dalla corale del duomo di Castelnuovo Garfagnana. Direttore e concertatore sarà il maestro Luca Bacci. Alle trombe ci saranno Maicol Pucci e Luca Lencioni. Ai corni Stefano Lodo e Loreta Ferri. Ai timpani Federica Martinelli e all’organo Giulia Biagetti. Al termine della celebrazione religiosa, il momento di festa con il tradizionale spettacolo pirotecnico.
La Santa Croce. Domani mattina (14 settembre) l’appuntamento è di nuovo in Cattedrale San Martino, alle 10,30, con il Solenne Pontificale nel giorno dell’esaltazione della Santa Croce.

Le foto di Paolo Pinori

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