Cgil: liste d’attesa, pesa carenza di posti letto

“Quello delle liste d’attesa rischia di essere il problema dei problemi in un Sistema Sanitario che sia a livello regionale che nazionale vive una fase di grande difficoltà. L’elemento caratterizzante della polemica che, sul tema e relativamente all’area Nord-Ovest della Toscana, nei giorni scorsi ha contrapposto alcuni rappresentanti del Pd all’assessore alla sanità Stefania Saccardi è stato ancora una volta l’approccio parziale che inevitabilmente ha portato a conclusioni affrettate ed anche un po’ stereotipate. Una modalità che inevitabilmente porta a mettere in luce solo alcuni aspetti (sempre gli stessi) di una questione che per la sua complessità richiederebbe analisi approfondite ed articolate”. Lo sostengono Bruno Pacini, segretario generale Fp Cgil Toscana e Corrado Catalani Fp Cgil Toscana Medici e dirigenza.

“Premettendo che esiste un problema ineludibile di risorse economiche e di organico – spiegano -, proviamo a approfondire alcuni aspetti specifici della realtà di quel territorio. Sulla base degli ultimi dati disponibili, in un’area che continua ad avere tassi di mortalità generale ed evitabile standardizzata, distanti anche in maniera significativa dalle altre due aree della regione, emerge con chiarezza una sottodotazione complessiva (pubblico + privato convenzionato) di posti letto per ricoveri in degenza ordinaria ed a ciclo breve rispetto alla media regionale già di per sé bassa (3,28 posti letto/1000 residenti contro 3,40) e con una ripartizione per il privato convenzionato dell’8,5% della dotazione per il primo regime e del 24,6% per il secondo regime. Nel pubblico, il rapporto fra le principali figure professionali preposte all’assistenza sul totale dei posti letto (ordinaria + breve) è abbastanza omogeneo nelle strutture ospedaliere della Asl territoriale per i medici (0,89), oscilla con scarti dello 0,35 per gli infermieri, dello 0,24 per gli operatori socio sanitari e dello 0,11 per i tecnici. Questi valori differenziali, apparentemente piccoli, se riportati ai volumi lavorativi parametrati ai posti letto, in realtà possono acquisire un peso significativo soprattutto per le attività organizzate in turnazione. Per quanto riguarda l’Aou di Pisa, trattandosi di una struttura unica abbiamo valori diversi e non comparabili (ad esempio vicini allo 0,80 per i medici). Maggiore la variabilità del rapporto proporzionale fra le diverse figure professionali, medici/infermieri e infermieri/operatori socio sanitari nonché all’interno dei tecnici (radiologia, laboratorio e prevenzione), difficilmente spiegabile con una programmazione articolata in funzione dei bisogni di salute dei diversi territori. Difficile valutare le implicazioni di queste disomogeneità sul piano operativo. Altrettanto difficile immaginare che non ne abbiano. Le risorse contrattualizzate in larga parte impiegabili come leve incentivanti e come strumento di supporto organizzativo (fondo di posizione) delle quali ci sono notizie certe di fonte regionale solo relativamente ai medici, mostrano uno scenario assolutamente incomprensibile soprattutto se si prova a ragionare in termini di programmazione finalizzata alla risposta ai bisogni di salute dei cittadini. Se a favore del complesso dell’area Nord-Ovest risulta una leggera sovradotazione (+ 0,41%) rispetto alla media regionale all’interno delle diverse componenti si registrano differenziali compresi fra – 10,49 % dell’Aou di Pisa (strano modo di compensare le eccellenze professionali ampiamente riconosciute e sbandierate che operano in questo policlinico!) e + 15,98% dell’ex Asl 12 di Viareggio”.
“Tutti questi elementi che per ragioni di spazio non sono stati ulteriormente approfonditi, prendendo spunto dalle liste di attesa – sostegnono i sindacalisti -, portano ad un’unica conclusione, il sistema va profondamente ripensato: nelle modalità di governo della politica che vanno potenziate e stabilizzate; nel management aziendale la cui cultura e competenza va aggiornata e rinforzata; negli aspetti strutturali (non solo per le enormi carenze che sussistono sul territorio); nel rispondere, con interventi specifici, ai bisogni di salute delle realtà territoriali; nell’organizzazione del lavoro. Quest’ultimo è un punto particolarmente delicato, che non ha quasi niente a vedere con la riorganizzazione e la riforma del Sistema regionale, e che richiede una radicale reingignerizzazione della quale al momento e per il futuro prossimo non si vede traccia. Lo scenario politico futuro è denso di incertezze. Troppe per non temere che quella risorsa immateriale che si chiama motivazione non venga ulteriormente dispersa. Quindi, per concludere, la Cgil c’é”.

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