Renzi a Lucca: “Qui mi sento a casa” – Foto foto

Non è certo un caso se oggi (12 aprile) Matteo Renzi lancia proprio da Lucca la proposta di una nuova legge sul terzo settore. Una riforma che il premier annuncia intervenendo al complesso di San Francesco, gremitissimo per l’occasione, ad un incontro organizzato dal Festival del Volontariato. Accolto da applausi e da strette di mano nella struttura recentemente ristrutturata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, è alla città che il presidente del Consiglio dedica il primo pensiero: “Qui mi sento a casa, non per ragioni di campanile”. Eppure Renzi fa la sua apparizione dopo una giornata di contestazioni: studenti, precari e sindacati in corteo marciano contro il premier e bocciano il Jobs Act (Articolo e foto). Il clima in San Francesco invece è sereno, lontano anni luce dalle agitazioni della piazza. Edoardo Patriarca, presidente del Cnv, fa gli onori di casa mentre Renzi stringe la mano, con grandi sorrisi, al sindaco Alessandro Tambellini, al senatore Andrea Marcucci, e al presidente della Provincia, Stefano Baccelli, di fronte ad una platea di addetti del settore, ma anche di ministri e sottosegretari. Proprio a Baccelli poco dopo si rivolge lo stesso Renzi, quando annuncia una serie di riforme per abbattere la spesa pubblica e agevolare la trasparenza negli enti pubblici: “Mi dispiace – dice sorridendo Renzi – per il mio collega Baccelli, ma supereremo le Province”.
Dalle critiche all’Europa – “ha un modello educativo che non è all’altezza della bellezza del continente” – fino alla riforma fiscale: il premier tocca argomenti che interessano non soltanto il terzo settore, sollecitato dalle domande di Riccardo Bonacina, direttore di Vita e i giornalisti Giangiacomo Schiavi e Aldo Cazzullo.

Renzi ha esordito affermando di sentirsi “a casa” a Lucca, tra amici, per far capire subito quanto la Toscana, e la toscanità, continuino a rimanere saldamente impressi nella sua mente, malgrado gli inevitabili campanilismi: “Rigrazio tutti voi – dice il premier – io sono con tanti amici qui. Questa è la prima manifestazione a cui partecipo in Toscana, la mia Toscana, da quando sono primo ministro”.
Il discorso si sposta subito sull’economia e sui “numeri”, quelli con i quali il Bel Paese deve fare i conti per non scivolare definitivamente sul friabile terreno della crisi. Renzi ammonisce tutti sulla necessità di adoperarsi non tanto per limitare i danni, ma per “costruire” ed emergere così dalle secche. Una crisi, osserva il premier, che prima di essere economica, è di “mentalità”. Una crisi – sottolinea – di cui ci raccontano soltanto i numeri che emergono dalla difficoltà economica, che pure ci sono e con cui dobbiamo fare i conti. Anche nel racconto della crisi economica – aggiunge Renzi – sta un pezzo dei problemi dell’Italia. Ci siamo raccontati per anni che il nostro obiettivo era non fare la fine della Grecia. Il problema vero dell’Italia, invece, è che da 15 anni non cresce più. Se vi chiedono come va l’Italia la risposta è sempre legata ai numeri economici. Non solo: se vi dicono cosa è il benessere, si risponde con il Pil”. La “rivoluzione culturale” di cui c’è bisogno, secondo Renzi, è attribuire al concetto di benessere una connotazione legata alla “qualità della vita”, frutto di “una serie di relazioni con i soggetti sociali” che formano quella stessa società. Dalla crisi, insomma, si esce “rivoluzionando il nostro modo di concepire l’Italia”.
Quale, dunque, la ricetta del primo inquilino di Palazzo Chigi per venire fuori da un momento che definire complicato suona come un eufemismo? Il primo passaggio, la pietra miliare da apporre per tirare su un edificio capace di reggere ai venti, è quello delle fondamenta educative: risolvere “la questione educativa – sottolinea Renzi – vuol dire tirar fuori il Paese dalle paludi. Il primo punto da capire – dice Renzi rivolgendosi al mondo del volontariato – è che voi siete l’Italia migliore, quella che ci ricorda chi siamo veramente”. Poi, parlando di scuola e giovani, Renzi non risparmia qualche stilettata all’Ue: “L’Europa – dice – propone un modello educativo che non è all’altezza della bellezza del continente”.
Renzi ricorda poi la “priorità dell’edilizia scolastica” fra gli obiettivi del suo governo, impegnato alla lotta agli sprechi negli enti pubblici e uno sforzo per la trasparenza. Inevitabili i tagli, come quelli delle Province, che saranno ridimensionate. A dirlo è lo stesso Renzi, rivolgendosi, sorridendo, al presidente Stefano Baccelli che lo ascolta insieme alle altre autorità. “Le riforme – dice – prevedono il superamento del Senato come lo conosciamo adesso, l’abolizione di enti come il Cnel, il superamento, e lo dico con affetto al mio collega Stefano Baccelli, delle Province. A quel punto saremo credibili andando anche dai manager pubblici a far loro capire che non si va avanti come nel passato. Ma c’è bisogno di un vero cambio di mentalità. C’è poi una tema che non si può rinviare e riguarda in modo particolare l’universo femminile: la scelta di fare un governo metà donne e metà uomini è una scelta forse discutibile, qualcuno potrà considerarla uno specchietto per le allodole, ma la battaglia per la dignità di un paese passa anche dalla voglia di sconfiggere certi luoghi comuni. Affrontare il tema del ruolo della donna per me è una assoluta priorità ma è necessario – aggiunge – un cambiamento di mentalità: siamo in grado di dire che il tema degli asili nido e delle donne non è più delegabile alla commissione pari opportunità ma della civiltà”.
Un altro problema portato all’attenzione del premier è poi, anche e soprattutto, quello relativo al carico fiscale pendente sulle associazioni di volontariato, vera mannaia capace di ingolfare un motore che altrimenti girerebbe a pieno regime. A questo proposito c’è chi avanza l’opportunità di scegliere se devolvere una parte di reddito al mondo del terzo settore, come chiave di lettura utile ad uscire dall’impasse. Anche in questo caso, però, Renzi ha la ricetta giusta: “La questione 5 per mille è da affrontare: l’idea è quella di acconsentire di accedere al 5 per mille a quelle associazioni che si impegnano ad avere una rendicontazione ben precisa”.
Il premier lancia poi, proprio da Lucca, la sfida della trasparenza nella pubblica amministrazione: “Nei prossimi mesi – dice – vogliamo fare una gigantesca operazione di open government e quindi la possibilità di portare attraverso i mezzi tecnologici la pubblica amministrazione ad una rivoluzione. Se tutti i documenti contabili verranno pubblicati online, ogni spesa non sarà soltanto tracciabile ma sarà anche una scommessa per la trasparenza, con la certificazione di tutto. Questo cambierebbe la vita a tutte le istituzioni. A giugno si partirà con la fatturazione elettronica che inizialmente riguarderà soltanto i fornitori della pubblica amministrazione”.
Renzi ha voluto poi esaltare il ruolo del terzo settore, ricordando quanto l’incentivazione dello stesso possa rappresentare una risposta forte al problema occupazionale: “Io non credo che venga prima lo Stato – dice – E’ folle – aggiunge poi – che nelle scuole non sia obbligatorio un corso di primo soccorso”.
Sul servizio civile Renzi ha le idee chiare: “Non ci sono le condizioni per andare a proporre il servizio civile obbligatorio – dice – ma c’è da riflettere sul sistema generale perché ci sono casi in cui tanti giovani sono stati sfruttati”.
Ma è sulla questione del volontariato e del terzo settore che Renzi lancia, proprio da Lucca, una assoluta novità. “Vogliamo fare un disegno di legge delega – dice – per poi giungere ai decreti attuativi in tempo stretto. Nell’arco di un mese siamo pronti ad andare in Consiglio dei ministri ed approvare questo disegno di legge delega”. Poi però il premier viene interrotto dalle contestazioni di una donna in sala, che solleva obiezioni sulle tempistiche. Dopo uno scambio di battute (“signora – scherza il premier – ora però si cheti e dopo si prenda un caffè”), il premier prosegue rivolgendosi al mondo del volontariato e ribadisce: “Entro un mese siamo pronti a presentarvi un disegno di legge delega – dice – e poi entro giugno lo presenteremo al Parlamento”. “Non sono qui per promettervi – chiosa Renzi – ma per sfidarvi”, dice ai rappresentanti del mondo del volontariato. “Entro un mese la bozza potrà essere già nelle mani delle associazioni – aggiunge – e, se siete veloci, entro la fine di maggio alla Camera”.
Tanti gli altri temi trattati. Tra questi anche quello delle società municipalizzate: “Non sono in grado di prendere in questo momento l’impegno per l’abolizione delle società municipalizzate”, dice Renzi: “Se un Comune ha delle difficoltà di bilancio ed ha delle aziende che gestisce male è giusto che chieda aiuti per ripianare il bilancio? No, è giusto che gestisca meglio le stesse società. Non possiamo accettare un’Italia a due velocità. La semplificazione nasce non dai tagli ai cda, ma da un miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini. Io posso dire che, quando ancora ero sindaco di Firenze, mi ritrovai con 5 aziende municipalizzate per la gestione dei rifiuti, destinate ad occuparsi di una sola Provincia. Da lì, e non è stato facile, siamo giunti ad una sola azienda per tre Province”.
Poi Renzi rivolge un ultimo accorato appello al mondo del volontariato: “Aiutateci a far rinascere la speranza. In Italia – dice – c’è bisogno di tornare a sperare. L’Italia di questi ultimi anni è raggrinzita, è un’Italia che sembra aver dimenticato ciò che noi siamo. Noi vogliamo dire agli italiani che c’è già l’Italia che funziona. A voi chiedo di provare a rimettere in circolo la speranza. Il valore di quello che fate, è proprio in quello che fate”. Dopo il suo intervento, il premier si defila, senza concedersi troppo a telecamere, obiettivi e giornalisti. A qualche foto di rito invece si prestano sottosegretari e ministri, tra cui Maria Elena Boschi, presente ad ascoltare il premier in San Francesco.

Roberto Salotti
Paolo Lazzari

FOTO – Il premier Renzi a Lucca (di Maurizio Di Ciuccio)

 

Il “fotoracconto” della visita di Renzi a Lucca (di Giuseppe Cortopassi)

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