Rifugiati a Lucca, Asl esclude rischio ebola e tubercolosi

Tante parole sono state spese in questi giorni, sia da media locali che nazionali, sul presunto allarme ebola. Tra gli interventi più recenti, che riguardano la Toscana e più in particolare la Lucchesia, quello di Forza Italia e Lega Nord preoccupati per l’arrivo nella Piana di un nuovo gruppo di rifugiati. Per fugare ogni dubbio, se non bastasse il comunicato di ieri (17 aprile) del Ministero della Salute che rassicura sull’assenza di casi sospetti in Sicilia e a Lampedusa, ne abbiamo parlato con il dottor Sauro Luchi, primario del reparto malattie infettive dell’azienda Asl 2, che esclude categoricamente che i sintomi riportati da alcuni rifugiati arrivati nel nostro paese siano da imputare al virus ebola.

“Si tratta di una malattia molto virulenta – spiega il primario – di cui non conosciamo bene il serbatoio. La prima infezione risale al 1976 e scoppiò nello Zaire, nella valle dell’Ebola da cui prende il nome, poi ci sono state altre epidemie nel corso degli anni. E’ dubbio anche come si trasmetta, molto probabilmente attraverso gli scimpanzé e forse anche tramite i pipistrelli, però ad oggi non è ben conosciuta la modalità per cui si mantiene e come si diffonde. Tuttavia sappiamo che chi contrae questa malattia non rimane un portatore, anche perché il 50% dei casi muore: per questo è complesso stabilire come il virus sopravviva. E’ poco probabile che i migranti la diffondano – prosegue Luchi – perché il tempo di  incubazione è molto breve, salvo rarissimi casi, e i sintomi emergono nel giro di un paio di giorni. Dovremmo perciò presupporre che queste persone si siano messe in viaggio già malate, il che è poco probabile viste le gravi condizioni in cui versa chi è affetto da ebola. Ci sono stati casi recenti in Guinea, qualcuno in Liberia e in Mali, ma il Ministero controlla sempre chi esce da questi paesi, sia per via aerea che marittima. Certo, i controlli sono difficili per quanto riguarda i profughi ma nel momento in cui sbarcano scatta la valutazione da parte delle Asl competenti. Anche qui a Lucca i rifugiati vengono controllati scrupolosamente e trattenuti se ci sono dei dubbi”. L’azienda proprio in questi giorni si sta infatti muovendo per sviluppare strategie ad hoc, fare uno screening sanitario ai rifugiati e, di fronte a casi sospetti, ordinare opportuni accertamenti ad opera dei reparti interessati. Tra le malattie paventate, alla luce delle condizioni di alcuni rifugiati, anche la tubercolosi, ma Luchi smentisce anche questa ipotesi. “I migranti che in questi anni hanno contratto la tubercolosi erano già in Europa e in Italia e si sono ammalati per condizioni di vita malsane, sovraffollamento e scarsa igiene. Di solito passa qualche anno prima che un migrante si ammali di tubercolosi una volta raggiunto il nostro continente. Ecco perché è poco realistico supporre che i rifugiati vengano qua già malati e anche le statistiche lo dimostrano”.  

Alice Baccini

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