Bini Smaghi a Lucca: “La crisi? Non è colpa dell’Europa”

La crisi? Si combatte con più Europa e rafforzando l’unione monetaria. In attesa di un intervento choc della Banca Centrale Europea contro il rischio deflazione. Parola di Lorenzo Bini Smaghi, membro dal 2005 al 2011 del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, “sacrificato” dall’Italia in nome della presidenza Draghi ed attualmente presidente di Snam Rete Gas e della Fondazione Palazzo Strozzi. Bini Smaghi sarà martedì (22 aprile) all’auditorium della Fondazione Banca del Monte di Lucca per presentare il suo ultimo libro, 33 false verità sull’Europa dove smonta tutte le leggende metropolitane antieuropeiste tanto in voga in periodo di campagna elettorale per le europee. Lo abbiamo sentito alla vigilia del suo arrivo in città.

Lei afferma che l’Unione Europea viene sostanzialmente usata come alibi dai governi nazionali e dai partiti politici delle proprie incapacità di affrontare e risolvere i problemi. C’è dolo o colpa in questo atteggiamento?
E’ una reazione naturale della politica, di scaricare su altri la colpa delle proprie incapacità. Il dolo è che i cittadini ci credono, e pensano che i problemi dell’Italia non risiedano nell’incapacità del paese di cambiare ma nell’Europa.
Diffondere false verità, vendute come verità assolute, può funzionare solo perché in pochi sanno come funziona l’Unione Europea. Non serve forse un maggiore impegno, anche a livello Ue, per diffondere maggiormente una cultura veramente “europea”?
In effetti queste elezioni europee sono importanti perché incideranno sulla nomina dal Presidente della Commissione, che avrà così un rapporto più diretto coi cittadini e potrà contribuire a ristabilire una certa verità e contrastare la naturale tendenza dei politici nazionali a scaricare le colpe sull’Europa.
Uno degli slogan più in voga in vista delle elezioni europee è: usciamo dall’euro. La sua conclusione è, invece, rafforziamo l’unione monetaria e rendiamola effettiva. Può essere questo il primo passo per politiche economiche più efficaci per tutti i paesi dell’Eurozona?
Questa crisi si sta superando con più Europa, dal Fondo salva stati all’unione bancaria. Fossimo usciti dall’euro durante la crisi ci sarebbe stato il caos, come negli anni 1930, con tutti i paesi alla ricerca di nuovi guadagli di competitività attraverso le svalutazioni.
Lei è stato per anni membro del board della Bce e alcuni capitoli del libro affrontano anche il ruolo della banca centrale europea. Quale il futuro prossimo dell’istituto?
La Bce ha dovuto in alcune occasioni sopperire all’assenza della politica, ed è stata per questo accusata di interferenza. Ma il problema stava nell’assenza della politica, a livello europeo e nazionale. La sfida ora è il rischio di deflazione che richiede una risposta forte della politica monetaria, anche con azioni di natura straordinaria. Credo che si stia preparando il terreno per questo tipo di decisione.
Nella postfazione ricostruisce gli eventi dell’estate 2011 “dall’interno”. E’ in qualche modo una risposta al libro definito scoop di Alan Friedman?
Solo in parte. Rileggere le prime pagine dei giornali è utile per sfatare la tesi del complotto esterno. L’Italia è implosa in quella estate per problemi interni, soprattutto politici, non per colpa di altri.
Nonostante tutto nelle conclusioni del libro traspare fiducia per il futuro dell’Europa e anche per la ripresa dell’economia. A patto che…?
A patto che ciascuno si prenda le proprie responsabilità, a partire dall’Italia. Se l’Italia riprende a crescere, l’Europa esce dalla crisi e può ritrovare la fiducia per continuare il suo processo di integrazione.
Ha mai pensato di “scendere” direttamente in politica?
Ciascuno deve fare il proprio mestiere. La politica ha troppo spesso usato i tecnici per scaricargli addosso le loro manchevolezze invece di assumersi le proprie responsabilità.

Enrico Pace

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