Hiv, aumento del 30% a Lucca. Scatta campagna contro Aids foto

A Lucca aumentano i casi di Hiv: una crescita di circa il 30% rispetto all’anno scorso che preoccupa gli addetti del settore. E’ per questo che la terza edizione, a Lucca, del progetto-concorso Ultimora avrà ancor più l’importante compito di sensibilizzare al problema e promuovere la prevenzione: l’iniziativa, capace di coinvolgere molte realtà scolastiche locali, si inserisce nell’ambito degli eventi previsti per la Giornata Mondiale dell’Aids. L’evento, che parte oggi (1 dicembre) è stato promosso da una molteplicità di soggetti: ci sono l’azienda USL 2 di Lucca, DiTestaMia-Health Promoting Guys, l’azienda Usl 12 di Viareggio, i gruppi Ceis, Cesdop e Cesvot, i Comuni di Lucca e Capannori, la Provincia di Lucca, Squarciagola-La voce dei giovani e Anlaids. Ultimora-Multimedia Lucca per la lotta all’Aids è stato presentato questa mattina a Palazzo Ducale, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni locali e delle aziende sanitarie.

Qualche dato sulla malattia: al novembre 2014, presso la Struttura Complessa di Malattie Infettive ed Epatologia di Lucca (in seno al San Luca) sono stati diagnosticati 22 nuovi casi di infezione da Hiv, di cui 3 notificati come Aids. Tra le persone infette si registra un deceduto e, cifra che deve far riflettere, l’incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è del 30%: è il sintomo di quanto il problema sia tutto fuorché lontano da noi. Lorenzo Roti, direttore sanitario dell’azienda Usl 2 Lucca, fornisce un quadro esaustivo della questione: “La via di trasmissione principale del virus – osserva – resta quella del rapporto sessuale. Il problema principale? La scarsa percezione del rischio: tanti sono i soggetti infetti, inconsapevoli di esserlo. Il messaggio da dare è chiaro: se si ritiene di aver corso un rischio, in seguito ad un rapporto non protetto, bisogna andare a fare il test, che per altro garantisce il totale anonimato”.
Le terapie per il virus? Ad oggi non ne esistono di definitive e, particolare non di poco conto, hanno un costo elevato: si parla di circa 15mila euro l’anno per paziente. Fondamentale, dunque, resta il percorso di conoscenza del problema e di prevenzione. Si è notata  una perfetta suddivisione fra maschi e femmine ed una età media tendenzialmente più alta per i maschi (46 anni) ma in linea con i dati nazionali per le femmine (39 anni). Le modalità di infezione sono state nel 100% per via sessuale (etero- omosessuale)  ed in circa la metà dei soggetti la diagnosi tardiva e la  compromissione del  quadro clinico ha reso necessario la prescrizione di terapia antivirali. Dal 2010 le sole nuove infezioni hanno determinato un aumento di oltre il 20% dei pazienti seguiti presso la stessa struttura.  Si tratta di un quadro certo non confortante, che avvalora una sostanziale stabilizzazione dell’incidenza dei nuovi casi senza alcun segno di rallentamento così come dimostrano anche i dati nazionali del Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità.
Permane ancora una scarsa percezione del rischio con la tendenza a sottoporsi al test in caso solo di sintomi sospetti di infezione e quindi spesso già in fase avanzata di malattia. Questo aspetto evidenzia come  la diffusione dell’Hiv è alimentata da coloro che, senza utilizzare misure di prevenzione come il preservativo,  inconsapevolmente contraggono l’infezione ed altrettanto inconsapevolmente la trasmettono creando un serbatoio apparentemente inesauribile.
“Siamo a parlare di una vicenda che resta eminentemente culturale – spiega il presidente della Provincia Stefano Baccelli – rispetto alla quale l’informazione gioca un ruolo cruciale. Abbiamo posto in essere un gioco di squadra importante, con tanti ragazzi ed istituzioni coinvolti: si tratta di un segnale importante”. Le armi migliori per condurre la lotta all’Aids? Consapevolezza, informazione e prevenzione oltre, naturalmente, ad una buona dose di solidarietà. I ragazzi delle scuole superiori, in questo senso, verranno collocati al centro di un progetto di comunicazione sociale che, partendo dalle nuove generazioni, si propone di diventare strumento di sensibilizzazione cruciale.
La campagna di approfondimento su questa grave patologia coinvolgerà quattro istituti superiori ed oltre 150 ragazzi: ad aderire, in particolare, due scuole della piana (Pertini e Isiss Piana di Lucca-IT Benedetti Porcari), un istituto ddell’area Mediavalle Garfagnana (Isi Barga-It Ferrari Borgo a Mozzano) ed uno della Versilia (il liceo Barsanti e Matteucci di Viareggio).
“Con queste iniziative – osserva il vicesindaco Ilaria Vietina – facciamo sì che la soglia dell’attenzione non cali mai rispetto ad una tematica così fondamentale. Coinvolgere i giovani delle scuole, facendoli diventare attori principali di questo progetto, è stata un’intuizione importante. Un ringraziamento particolare va a chi segue i ragazzi in questo percorso: è un lavoro duro, ma  assolutamente necessario”.
Il programma prevede una serie di incontri distribuiti tra dicembre e febbraio, propedeutici rispetto alla successiva fase del concorso: agli studenti il compito di produrre articoli giornalistici, spot audiovisivi, vignette e quant’altro, diffusi e pubblicizzati grazie al contributi di quattro mediapartner locali (Tirreno,Nazione,Lo Schermo,Noi Tv). La formazione sarà curata da esperti delle aziende sanitarie coinvolte ed il progetto-concorso si concluderà con la premiazione dei migliori elaborati.
Anche per questa edizione, per altro, è prevista la distribuzione di materiale informativo e di profilattici in alcuni locali pubblici, come il centro fitness Qbo Club, la discoteca Kuku, l’Irish Pub, il Nicola’s pub, L’ottavo Nano e il T-Caffè.
Chiara Bertolozzi, responsabile della casa famiglia Monsignor Agresti del Ceiss, delinea un quadro storico degli interventi compiuti sino ad oggi: “Ci occupiamo di questo problema dal 1983 – spiega – e abbiamo subito aperto dei centri di accoglienza. Questa casa famiglia è nata nel 2010 e nella nostra struttura opera personale altamente qualificato, perché spesso i malati presentano patologie correlate all’Hiv. Ad oggi abbiamo accolto 39 persone, la maggior parte dei quali ha contratto il virus per via sessuale. Il target di età medio si aggira intorno ai cinquant’anni, con prevalenza di ospiti di sesso maschile. Troppo spesso le famiglie non riescono a farsi carico di queste persone: rispetto a queste 39 persone abbiamo avuto 13 decessi, 10 re-inserimenti nel mondo lavorativo, 3 trasferimenti in altre strutture, 2 abbandoni e 11 casi che abbiamo ancora in carico. E’ una dura battaglia, ma vogliamo e dobbiamo continuare a condurla”.

Paolo Lazzari

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