Flash mob sui balconi: nonostante tutto c’è ancora voglia di cantare

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Gli italiani sono un popolo straordinario, lo stanno dimostrando anche durante questi tempi cupi. Il lock down ha costretto tutti in casa, ormai da varie settimane. Ma gli italiani sono riusciti a far sentire la propria voce, a far capire agli altri che siamo tutti vicini, siamo tutti sulla stessa barca. Il segreto è il canto, la musica, che permette di comunicare anche se si è a grande distanza. Sin dai primi giorni la solidarietà, il desiderio di mostrare a tutti che la speranza è sempre viva, si è manifestata attraverso emozionanti flash mob dai balconi.

Da dove cominciano i flash mob dai balconi

Il fenomeno dei flash mob è noto a tutti e diffuso in tutto il mondo. Si tratta di un movimento che viene dal basso, per unire le persone, anche quelle che non si conoscono affatto. Ma come si fa a fare un flash mob se si è costretti in casa? Questo tipo di arte, di aggregazione, nasce appunto dalla vicinanza, dal creare dal nulla una vera e propria comunità, anche se solo temporanea o virtuale. In Italia siamo però maestri nell’arte di arrangiarsi, anche da questo nascono i flash mob sui balconi: se non ci si può avvicinare, unire in strada, si può sempre cantare, applaudire, suonare uno strumento, affacciandosi al balcone. La segregazione in casa diventa così un orizzonte senza spazio, infinito, che unisce tutte le case di un quartiere, di un piccolo paese, virtualmente di un’intera città.

Come si esprime la propria presenza


Questo di fatto il concetto di fondo, si usano i balconi per mostrare al mondo che si è presenti, che ci si sente vicini a chi soffre. L’unione fa la forza, anche se tra ognuno si è costretti a lasciare un certo spazio, colmato dal suono. Che può essere il suono degli applausi, rivolti a tutti i sanitari che hanno lavorato, e ancora lavorano, per contenere il virus e limitare i danni della malattia sulla popolazione; oppure il suono di una canzone popolare, o anche dell’inno di Mameli, che da sempre ci unisce; può essere anche “O Bella ciao” cantata dalle finestre di un quartiere in Germania. Sì perché anche all’estero ci hanno copiato, per far sentire a tutti che ci sono vicini, anche se a chilometri di distanza e chiusi ognuno nella propria casa.

Non solo musicisti improvvisati


Abbiamo poi potuto assistere a flash mob con professionisti e dilettanti, comunque appassionati di musica, dalla cantante lirica fino allo strumentista, che hanno saputo donare al vicinato momenti di reale commozione. Non serve avere a disposizione chissà quali strumenti, a volte basta la voce e un tamburello. Questo tipo di manifestazioni di unità e di affetto si sono verificate in tutta Italia, a volte in modo spontaneo, a volte con un preciso appuntamento e una specifica motivazione. Anche questo aiuta in momento così buio come quello che stiamo passando adesso.

Cosa fanno in casa gli italiani


Del resto milioni di italiani sono costretti ogni giorno a casa, non possono uscire se non per svolgere attività urgenti e necessarie. Pensiamo poi a coloro che hanno un’età avanzata, o patologie importanti, che di fatto non escono di casa da alcune settimane. Potersi sentire uniti, anche se solo con il suono, alle persone che vivono in un piccolo quartiere è un regalo immenso, che permette di trascorrere almeno qualche minuto in allegria, con spensieratezza. Tanti italiani infatti si trovano a non poter neppure lavorare da casa, quindi stanno svolgendo tutte le attività che hanno procrastinato da anni, come ad esempio le pulizie “di primavera”, quelle che vanno a rendere perfettamente igienizzata tutta la casa.

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