Dipendenti pubblici, i Cobas attaccano il governo sul rinnovo dei contratti

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Contratti dei lavoratori pubblici, il sindacato Cobas va all’attacco. Vi siete chiesti perché molti uffici hanno poco personale ed erogano servizi insufficienti? La risposta è semplice – spiegano Roberta Colombini e Federico Giusti dei Cobas -: solo dal 2010 ad oggi si sono persi più di 500mila posti di lavoro, i precari sono stati mandati a casa vanificando l’impegno di una loro stabilizzazione. I dipendenti pubblici da anni sono senza contratto, una sentenza della Consulta che non rende giustizia per anni di illegittimo blocco e rinvia il rinnovo al 2016, trattative aperte con cgil cisl uil avvolte nel mistero, decreti legislativi che attaccano il lavoro pubblico e sanciscono una mobilità forzata che avrà forti ripercussioni anche sul salario accessorio”.

“Ma quanto costano questi rinnovi? La riapertura delle trattative è stata imposta dalla sentenza della corte costituzionale, fosse stato per il Governo avremmo atteso anni. Il Governo, in realtà, vorrebbe approvare un nuovo codice per calcolare il costo della vita – proseguono i Cobas -, addirittura più svantaggioso di quello Ipca Calcoli alla mano il rinnovo coprirebbe anche gli ultimi 5 mesi del 2015 e la cifra dovrebbe aggirarsi, dati Il Sole 24 Ore, attorno a 400 miliardi per la sola vacanza contrattuale. Ma la partita in gioco è quella della base di calcolo perché il governo vorrebbe prendere in considerazione solo la paga base e non la parte accessoria, cosa del resto non nuova e già fatta nel quadriennio 2006/9 con il silenzio assenso di Cgil, Cisl e Uil. In questo modo il Governo risparmierebbe altri soldi. Dalla approvazione del Dl 78 del 2010 ad oggi, il blocco dei contratti è costato ai dipendenti pubblici qualcosa come 6500 euro e lo Stato ha risparmiato 11 miliardi di euro stando a quanto scritto dalla Ragioneria dello Stato. Il pubblico impiego è stata la cassa dei Governi via via succedutesi, Renzi e la Madia oggi vogliono rivedere i sistemi di calcolo, accordare aumenti irrisori e magari rivedere i comparti (oggi 16) riducendoli a 4 ovviamente con i pochi aumenti sempre più collegati alla contrattazione decentrata e a quella performance che divide i lavoratori accordando in maniera diseguale risorse che dovrebbero essere corrisposte a tuttie indistintamente. Uno scenario greco la gravità del quale sfugge ai lavoratori pubblici”.

 

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