Conflavoro: quote Bml, va salvaguardato l’indotto

Anche il presidente di Conflavoro Pmi, Roberto Capobianco, interviene nel dibattito in corso sull’ipotesi di vendita delle quote della Banca del Monte di Lucca da parte delle fondazioni bancarie lucchesi. Per il numero uno dell’associazione di categoria, che non entra nel merito delle scelte tecniche che potrebbero portare alla dismissione delle quote, l’importante è tutelare l’indotto: “Mi ha colpito – dice Capobianco – il passaggio in cui il presidente della Fondazione Bml, Alberto Del Carlo, ha ricordato il profondo legame con il territorio della Banca del Monte. Le aziende hanno un fortissimo bisogno, in questo momento di crisi prolungata, di avere un rapporto diretto con gli istituti di credito. Quindi, qualunque decisione prendano le fondazioni, l’importante dovrebbe essere cercare di garantire, per il futuro, che questo legame non si diluisca con una governance troppo distante dalle esigenze delle imprese della provincia di Lucca”.

Stesso vale secondo Conflavoro anche per gli effetti che la vendita delle quote della banca conferitaria potrebbe avere sulla Fondazione che ha sede in piazza San Martino: “Sempre Del Carlo – prosegue Capobianco – ha ricordato che il possesso di quote della Banca garantisce alla fondazione di continuare a erogare finanziamenti sul territorio e a realizzare opere per la comunità. Siccome la totalità di questa ricaduta economica beneficia proprio le aziende del territorio, non vorremmo che una operazione come quella di cui si sta dibattendo possa far diminuire questo importante apporto che dagli 1,6 milioni del 2004 è cresciuto fino ai 2,7 milioni del 2015, avendo in due anni (2009 e 2013) superato anche i 3 milioni di euro”.
Infine un cenno alla questione del patrimonio: “La vendita della banca, infine – chiude Capobianco – pone il problema del futuro delle sue proprietà, prima fra tutte la sede storica di piazza San Martino. Se la cessione delle quote in mani lucchesi dovesse andare in porto bisognerebbe in qualche modo non disperdere questo patrimonio e, soprattutto, continuare a renderlo aperto e fruibile alla città”.

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