Birrificio del Forte, da start up ai premi internazionali foto

Si dice spesso che in Italia ci sia carenza di imprenditori. Vuoi per la burocrazia, vuoi per la difficoltà nel reperire finanziamenti, aprire una propria impresa, specie se si è giovani e senza esperienza non è affatto facile. In questo scenario non semplice, c’è però anche chi ce l’ha fatta, come Francesco Mancini e Carlo Franceschini, due ragazzi della nostra provincia che, come nella più romantica delle storie, partendo da una cantina con tanto impegno e passione sono riusciti a creare un’eccellenza lucchese nel settore della birra artigianale. Il Birrificio del Forte, la loro creatura basata a Forte dei Marmi, in soli sei anni si è affermato a livello nazionale come uno dei migliori birrifici italiani e, da piccola start up, sta diventando un’azienda importante.
Il successo è confermato anche da una lunga serie di riconoscimenti che le loro birre hanno ottenuto negli anni. Abbiamo incontrato i ragazzi proprio di ritorno dalla Germania, dove hanno ritirato l’ennesimo premio.

Complimenti per questo nuovo riconoscimento. Di cosa si tratta?
Francesco: “Stiamo parlando dell’European Beer Star, concorso organizzato dall’Associazione dei birrifici indipendenti tedeschi, uno tra i consorzi più importanti a livello internazionale. La nostra 2 cilindri ha ottenuto la medaglia d’oro nella categoria english porter”.
Negli anni avete vinto diversi premi vero?
Francesco: “Sì, la 2 cilindri aveva ottenuto l’argento nel 2012, quindi per noi si tratta di una conferma. L’anno scorso, abbiamo ottenuto un argento con La Mancina e un oro con La regina del mare. La Mancina aveva già rivinto l’oro in un’altra occasione. Quindi si può dire che negli anni ci stiamo confermando.
Chi vi conosce bene sa che l’inizio non è stato semplice, eppure i riconoscimenti per la qualità del vostro lavoro non sono mai mancati. Si può dire che siate ormai un’azienda affermata nel settore?
Francesco: “Senz’altro siamo tra i birrifici più conosciuti. Abbiamo un buon apprezzamento da parte del pubblico ma anche questi riconoscimenti confermano che il livello è alto. Negli anni, è capitato di strappare medaglie a birrifici più conosciuti e strutturati di noi e questa è sempre una grande soddisfazione. Una vittoria può essere un momento fortunato. La conferma nel tempo dimostra la qualità del lavoro che stiamo portando avanti. La filosofia è stata quella di andare inizialmente a fare birre dallo stile molto classico. Non abbiamo voluto seguire la moda di stili estremi o particolari. E’ una sfida difficile perché si va a competere in un settore molto duro, però questo ci permette di avere una buona base per poi andare a sperimentare”.
Carlo: “La qualità e la costanza produttiva sono sempre stati la nostra prima preoccupazione e il nostro cavallo di battaglia. Non abbiamo mai seguito le mode, abbiamo sempre cercato di sposare la nostra filosofia produttiva con il palato dei nostri clienti e questo ci ha premiati”.
Poco tempo fa avete festeggiato il sesto anno di attività. Ma la vostra storia inizia molto prima. Ci volete raccontare come siete arrivati a questo punto?
Carlo: “Ho conosciuto Francesco intorno al 2003-2004 grazie ad internet: frequentavamo entrambi il newsgroup (preistoria informatica) it.hobby.birra dove ci scambiavamo informazioni, consigli e tecniche per fare la birra in casa. Dopo poco abbiamo iniziato a partecipare insieme a numerosi eventi e festival riguardanti la birra artigianale ed è lì che è nata la nostra amicizia e passione. Nel 2006 abbiamo fondato, insieme ad altri quattro appassionati, l’associazione Ars Birraria attraverso la quale abbiamo organizzato numerose serate di degustazione e corsi per produrre la birra in casa. Con il passare degli anni, le energie e il tempo spesi per il mondo della birra artigianale sono aumentati sempre più fino a iniziare nel 2010 a sognare di avere un nostro birrificio. Nel giro di un anno e mezzo, superando ostacoli enormi, siamo riusciti a creare il Birrificio del Forte e ad agosto del 2011 abbiamo inaugurato l’impianto”.
Francesco: “Sono sempre stato un appassionato di birra e, da quando ho avuto la possibilità di comprarla, ho sempre cercato qualcosa di particolare. All’epoca in Italia certe birre non arrivavano ma io non mi accontentavo. Cercavo sempre prodotti particolari, per capirne le differenze, gli stili. Col tempo, ho iniziato ad informarmi sulla produzione finché ho scoperto la possibilità di farmi la birra in casa. Ho cominciato così: facendo piccoli esperimenti nella mia cantina. Dopo è nata Ars birraria, associazione per la promozione della birra artigianale. Da li, questa attività mi ha preso sempre di più: mi sono avvicinato a Union birrai (l’associazione di categoria del settore) e per tre anni ne sono stato consigliere. Avendo consolidato la mia esperienza, la decisione con Carlo di aprire il birrificio è sembrata abbastanza naturale. Ci sono però voluti anni di sperimentazione e di esperienza”.
Rispetto agli inizi la vostra proposta di birre si è molto ampliata, chi meglio dei mastri birrai per parlarci dei vostri prodotti di qualità?
“Ci sono sei birre base che noi definiamo fondamentali: la Cento volte forte è una wit dedicata a Forte dei Marmi. E’ una birra realizzata utilizzando frumento di varietà antiche e aromatizzata con bergamotto, arancia amara e coriandolo. La Gassa d’Amante è una birra di colore dorato chiaro, con aromi di agrumi e pasta gialla con sentori floreali leggermente speziati. La Mancina è chiara dai riflessi dorati che presenta intensi odori di frutta matura e un leggero tono speziato donato dal lievito belga. La Regina del mare è di colore bruno e presenta un intenso profumo di frutta candita accompagnata da una leggera nota speziata di sottofondo. La Meridiano 0 è ambrata dai riflessi ramati, presenta le note fruttate tipiche dei lieviti inglesi. Si avvertono note di caramello, frutta secca e toffee. La 2 cilindri di cui abbiamo parlato prima, è una birra scura dai riflessi mogano. I suoi aromi richiamano al caffè e al cacao, con una nota di liquirizia sul finale. Poi abbiamo altre 4 birre stagionali o celebrative: la Colle sud è una fashion ipa, leggermente aromatizzata con del pepe nepalese. La Saison del Villaggio è una birra che realizziamo in collaborazione con il birrificio belga Brasserie de Caseaux, aromatizzata con fiori di sambuco. La Fior di Noppolo è una birra che realizziamo grazie a luppoli di nostra produzione. E’ una ale ambrata che strizza l’occhio alle Ipa ma con un taglio tutto personale. Infine, la ‘Cintura di Orione’ è la nostra birra natalizia: ha un colore ambrato brillante e presenta note di frutta caramellata, uvetta, canditi e miele. Stiamo anche portando avanti altri progetti sperimentali che sono in fase di sviluppo, quindi a breve avremo altre novità”.
Avete una “formula magica” o dei punti fissi che seguite per realizzare le vostre birre?
Francesco: “Beh la formula magica non esiste però è un po’ come se ci fosse. Ognuno si crea la propria formula dandosi dei parametri che poi deve cercare di rispettare. Procedure ben precise e accortezze: così si crea la formula vincente. Nel nostro caso il segreto, se così si può dire, è il rispetto di quelli che sono i tempi di produzione della bevanda. A partire dalla fase di produzione del luppolo, poi la fermentazione, la maturazione in bottiglia e lo stoccaggio. Cerchiamo di rispettare i tempi ‘naturali’ di queste fasi, senza accelerarli. Ovviamente, a questo si affiancano dei controlli microbiologici e l’attenzione alle fasi di lavaggio, trasferimento eccetera. Cerchiamo di preservare il prodotto nel modo migliore possibile. Si tratta di una serie di piccole attenzioni che poi determinano il livello di qualità”.
Il settore della birra artigianale, seppur di nicchia, è in forte espansione anche in Italia.
Francesco: “Lucca è una bella realtà: anche rispetto alla Versilia stessa c’è più attenzione per la birra artigianale. Rimane certamente un settore di nicchia perché in Italia non c’è tradizione. Una maggiore attenzione dei consumatori nella ricerca dei prodotti da degustare, senza vivere la birra come una semplice bevanda dissetante contribuirebbe a far crescere questo mercato. Questo è il nostro auspicio per i prossimi anni. Ovviamente, nell’ambito artigianale si lavora con prodotti particolari, quindi se la gamma base va ad un mercato più ampio, si può comunque lavorare con prodotti dedicati agli appassionati”.
Carlo: “Non ci sono statistiche aggiornate, ma il consumo medio pro capite di birra artigianale, rispetto alle produzioni industriali, si aggira intorno al 3-4 per cento. Questo significa che purtroppo si parla sempre di una realtà di nicchia, anche se le multinazionali e l’industria birraia si stanno prodigando, mediante acquisizioni e campagne pubblicitarie al limite del lecito, per riprendersi la quota che la birra artigianale ha rosicchiato con fatica. Uno dei concetti su cui ci basiamo nel nostro lavoro è ‘bere meno, ma meglio’. E’ un concetto che si può applicare a quasi tutti i campi alimentari e non, ci vorrà molto tempo ma i segnali di una presa di consapevolezza in questo senso del consumatore ci sono”.
Avete dei canali anche all’estero?
Francesco: “Per il momento no. Abbiamo deciso di farci le ossa in Italia. Stiamo iniziando a sviluppare adesso il mercato estero”.
Come vedete il futuro? Quali sono i vostri progetti?
Francesco: “Passati questi primi anni di consolidamento, dove la gamma “base” si è affermata, vogliamo lavorare su quelle che sono le particolarità. Le sperimentazioni però richiedono qualche anno di affinamento. A breve, comunque, la gamma verrà ampliata con qualche prodotto per gli appassionati di cui si diceva prima, per chi è più curioso di sperimentare qualcosa di diverso”.
Cosa consigliereste a chi, come voi, vorrebbe seguire la propria passione ed iniziare questo lavoro?
Carlo: Siamo a più di 1300 birrifici per una quota di mercato assai ristretta. Occorre pensare a tutto: produzione, tecniche, macchinari, investimenti programmati, fatturazione, rapporto con i clienti, recupero crediti, commerciale eccetera. L’investimento per aprire un birrificio è notevole e, a mio avviso, non ha senso aprire con impianti al di sotto dei 1000-1500 litri a cotta. Il mio consiglio è di valutare attentamente il progetto, redigere nella maniera più accurata possibile il business plan e valutare se l’attività possa portare reddito e benessere, anche perché è un lavoro estremamente faticoso e impegnativo e la passione non può coprire tutte le possibili lacune.
Francesco: Beh, fare della propria passione un lavoro è una cosa molto bella perché dai il massimo impegno e non senti la fatica. Certo, in tanti momenti diventa molto meno poetico e c’è bisogno di concretezza. La passione da sola non basta: va affiancata dalla capacità di gestire un’azienda. Siamo comunque imprese e bisogna cercare di portarle avanti al meglio”.

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