Mutuo: meglio tasso fisso o variabile?

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Il mutuo ipotecario per l’acquisto della prima casa è una scelta che molte famiglie fanno, soprattutto nel caso di coppie giovani che comprano casa per la prima volta. Questo tipo di finanziamento può avere un periodo di ammortamento molto prolungato nel tempo, cosa che permette di farsi prestare dalla banca anche cifre ingenti, senza trovarsi con delle rate troppo elevate da pagare ogni mese. Da alcune ricerche svolte nel corso del 2017 appare evidente come gli italiani tendano a prediligere i mutui a tasso fisso, più o meno nel 75 per cento dei casi, molto probabilmente a causa delle interessanti condizioni oggi disponibili presso tantissimi istituti di credito. Anche per il Mutuo Prima Casa Hello Home è possibile effettuare questa scelta, direttamente online.

Fisso o variabile, cosa significa?
Il tasso di interesse è la percentuale di interesse che si deve calcolare anno per anno sul capitale da restituire alla banca. Nel caso del tasso fisso tale percentuale è costante per tutta la durata dell’ammortamento del mutuo; quindi se oggi si ottiene un ottimo tasso di interesse, lo si manterrà anche per i prossimi 20 anni, fino all’estinzione del mutuo. Nel caso del tasso variabile invece periodicamente, in genere ogni anno, la banca modifica l’interesse da calcolare sul restante capitale da restituire. I pro e i contro sono vari, in entrambi i casi. I mutui a tasso fisso in genere propongono un interesse che è leggermente più alto rispetto a quelli a tasso variabile; si deve però considerare che qualsiasi sia l’andamento dei tassi di interesse nel corso dei prossimi anni, il tasso stabilito oggi rimarrà tale per i prossimi anni. I mutui a tasso variabile sono oggi quelli che offrono i tassi di interesse più convenienti in assoluto, spesso vicini al singolo punto percentuale. Nel corso dei prossimi anni però tale situazione può variare, anche in modo particolarmente sensibile, cosa che può portare ad un elevato aumento degli interessi da saldare in futuro. Esiste anche una via di mezzo, il cosiddetto tasso variabile con cap: in pratica i tassi possono essere modificati nel tempo, ma si stabilisce un tetto massimo, che non può essere superato

Rinegoziare il mutuo
Ogni istituto creditizio consente ai propri clienti di rinegoziare, periodicamente, le condizioni del proprio mutuo ipotecario. In genere tale operazione si può svolgere ogni 5 anni, ma molto dipende dalla singola banca e dalle opzioni che offre ai clienti. La rinegoziazione è utile per il fatto che il pagamento delle rate di un mutuo avviene nel corso di molti anni, spesso più di 20. In un periodo così lungo una persona può cambiare lavoro, una famiglia può modificare ampiamente le sue entrate mensili. Durante la rinegoziazione si può in genere trasformare un muto a tasso fisso in un mutuo a tasso variabile, e viceversa (ma non sempre), inoltre è possibile anche modificare le rate, ad esempio aumentandole, cosa che permette di diminuire il periodo di ammortamento. Chi nel tempo ottiene un’eredità o un lauto aumento di stipendio può trovarsi anche a chiudere il contratto anzi tempo, attendendo la rinegoziazione questo può avvenire senza pagare penali o spese accessorie troppo elevate.

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