Bpm, i sindacati: “Condizioni di lavoro peggiorate”

“Un significativo peggioramento delle condizioni di lavoro con il rifiuto di riconoscimenti economici acquisiti, trasferimenti senza preavviso e provvedimenti disciplinari indiscriminati, oltre al progressivo taglio degli sportelli”. Esprime seria preoccupazione la rappresentanza sindacale della direzione territoriale tirrenica di Banco Bpm, gruppo di cui fa parte anche la Cassa di Risparmio di Lucca, Pisa e Livorno, che oggi (12 giugno) ha manifestato con un volantinaggio durante un incontro con i dipendenti toscani del gruppo tenutosi nell’auditorium di San Francesco e a cui ha partecipato anche l’amministratore delegato del gruppo Giuseppe Castagna.
Si tratta di un’occasione molto importante dato che i vertici del gruppo non erano mai stati in Toscana e non è un caso se Lucca è stata scelta come sede per questo incontro: infatti gli uffici direzionali del gruppo si trovano proprio qui. Prima dell’incontro, i rappresentanti sindacali hanno fatto un volantinaggio tra i presenti per manifestare il proprio malessere per “una situazione lavorativa sempre più insostenibile”.

Tra le maggiori critiche che vengono mosse al management ci sono, spiegano i sindacati, “una riorganizzazione degli sportelli che non ha definito in modo adeguato i contenuti e la mansioni dei ruoli intermedi ed ha comportato considerevoli aumenti del numero dei clienti in carico ai singoli gestori; l’esasperazione del ricorso indiscriminato a provvedimenti disciplinari – proseguono i sindacati – che ha determinato un clima insostenibile; un quadro di disapplicazioni di istituti contrattuali, di incomprensibili ritardi nell’erogazione di trattamenti indennitari, di relazioni sindacali del tutto insoddisfacenti; di pressioni commerciali incessanti e sempre più pressanti che spingono ad una deleteria competizione interna; e infine l’annuncio dell’esternalizzazione dell’attività di recupero crediti connessa alla cessione di Npl che potrebbe avere impatti significativi anche sul territorio lucchese”.
“L’ad non era mai venuto in maniera ufficiale nella provincia di Lucca che pure è un territorio importante per il gruppo dato che qui c’è la sede direzionale per la Toscana – spiega Rosi Musu di Fisac Cgil -. L’obiettivo ovviamente era quello di incontrare i colleghi e di rilanciare il grande progetto del gruppo, anche con i clienti, come avviene in tutti i gruppi bancari in varie fasi della loro vita. Noi oggi siamo qui perché, di fronte alle numerose rimostranze, la dirigenza si è sempre defilata”.
“Tra i problemi principali che riscontriamo – prosegue Musu – c’è la disapplicazione di alcune parti del contratto nazionale ormai date per acquisite. È molto grave che un grande gruppo arrivi a mettere in discussione articoli del contratto nazionale, soprattutto di natura retributiva ma anche normativa. È un tentativo di spingersi dove gli altri grandi gruppi non si sono mai spinti, proprio quando ci trovamo alle porte delle trattative per il rinnovo del contratto. Erodere parti del contratto in modo così subdolo e irragionevole non è accettabile. Sui trasferimenti, ad esempio, l’azienda in una fase di risparmio non ha motivo per non dare il preavviso. Invece ultimamente sono stati decisi trasferimenti in maniera repentina, a volte senza nemmeno avvisare i diretti interessati che, da un giorno all’altro, si sono trovati rimpiazzati da altri colleghi. Siamo quindi arrivati ad un livello di degrado organizzativo e gestionale mai visto, al quale si accompagna anche un mancato riconoscimento economico”.
“Inoltre, questo grande gruppo che nasce dalla fusione di due grandi realtà, manifesta grossi problemi dal punto di vista organizzativo e gestionale – aggiunge ancora Musu -. C’è molta confusione e in questa situazione ci sono ripercussioni negative sui colleghi. Seppure il nostro contratto nazionale sancisce che l’azienda deve dare la copertura rispetto a quelli che possono essere i procedimenti penali o amministrativi derivanti dall’esercizio della propria attività, l’azienda lascia da soli i dipendenti e risolve tutto con una contestazione disciplinare. Una cosa inaccettabile nel momento in cui l’azienda non tutela il rischio”.
“Noi non siamo conflittuali a prescindere – conclude la rappresentante Cgil -, erano anni che non facevamo un volantinaggio ma non abbiamo alternative perché la situazione sta implodendo e tutto questo vuoto si ripercuote sugli ultimi. La cosa preoccupante è che c’è un silenzio incredibile da parte di tutti”.
“Quello che cercavamo con questo volantinaggio era di portare all’attenzione i problemi da risolvere, anche in maniera repentina – aggiunge Marzia Pierotti di Fabi -. Tutti questi problemi vanno ad impattare anche sulla clientela, come dimostra la chiusura di diversi sportelli sul nostro territorio. Inoltre, questo clima pesante di paura da parte dei lavoratori non è accettabile: non è più ammesso sbagliare perché quest’azienda è partita con provvedimenti disciplinari indiscriminati. Si sta perdendo la fiducia e la serenità sul posto di lavoro e questo per noi è altamente preoccupante”.
Ultimo aspetto che desta preoccupazione è quello delle possibili esternalizzazioni, su cui ancora la dirigenza non si è espressa in nessun senso: “Le preoccupazioni sono tate e vogliamo delle risposte – conclude Pierotti -. Non vogliamo fare una fase conflittuale fine a se stessa: vogliamo veramente risolvere i problemi di questo gruppo”.
“Il disagio è profondo e chiediamo con forza un cambiamento nel modo di rapportarsi coi lavoratori, a partire dall’applicazione dei contratti e dalla considerazione delle difficoltà del lavoro che non possono essere risolte coi provvedimenti disciplinari contro chi lavora in condizioni sempre più difficili – chiude Corrado Giani di First Cisl – Siamo sempre di meno e con sempre maggiori responsabilità, talvolta senza adeguata formazione. Non è possibile accettare i provvedimenti disciplinari come se fosse una cosa normale. Riteniamo doveroso far presente all’azienda che ci sono queste difficoltà”.

 

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