Confagricoltura: “Pomodori e pesche, crollo di produzione nel 2018”

Piogge intense, venti inusuali e ritmi stagionali alterati. I cambiamenti climatici hanno dettato legge anche nei campi e nei frutteti toscani, imponendo un segno meno a produzioni, ai consumi e, di conseguenza, ai ricavi. Il bilancio di Confagricoltura Toscana parla chiaro: il 2018 è stato un anno da dimenticare per le coltivazioni.

Scendendo nel dettaglio, sono state le ortive a risentire maggiormente degli squilibri meteorologici. I trapianti di pomodori, meloni e angurie in primavera hanno subito un rallentamento a causa delle intense precipitazioni. E la relativa produzione, calata di un 20 per cento, si è concentrata soprattutto in agosto, risultando così eccessiva per la domanda del mercato e causando un notevole invenduto.
Le cose non sono andate meglio per le produzioni di frutta, funestate anche da un incremento delle fitopatie: -20 per cento per le pesche nettarine, -10 per pere e mele. L’alternanza di pioggia e sole ha migliorato la qualità organolettica del prodotto, ma la presenza di funghi e piccole macchie ne ha compromesso l’estetica e inficiato la resa sui mercati.
“Quello che caratterizza la Toscana è una situazione a macchia di leopardo – spiega Antonio Tonioni, presidente della sezione di prodotto ortofrutta di Confagricoltura Toscana – Non tutte le zone sono state penalizzate allo stesso modo dai capricci del clima. La costa è indubbiamente quella che ha sofferto e sta soffrendo di più. Il maltempo ha distrutto serre e abbattuto alberi. Inoltre, anche la raccolta di olive è diminuita del 50%, mentre in alcune aree interne, come l’Aretino, è stata da record”.
La crisi economica continua invece a colpire indistintamente. “Da metà ottobre abbiamo avvertito una flessione importante dei consumi, un 10 per cento in meno, in particolare per pere e mele”, aggiunge Tonioni.
E nel 2019, che cosa accadrà? Difficile prevederlo. Comunque, molte aziende non hanno recuperato gli investimenti o non hanno avuto utili, e questo potrebbe indurle a ridurre la superficie di coltivazione. “Tutto dipenderà dall’andamento della Primavera – conclude Tonioni – La variante climatica sarà determinante in termini di produzione, ma anche di consumo visto che le temperature incidono direttamente sul consumo di un prodotto piuttosto che di un altro”.

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