Industria, bene produzione ma frena valore aggiunto

Nei bilanci del 2017 il tasso di crescita del valore della produzione operativa delle società di capitali manifatturiere dell’area Lucca-Pistoia-Prato è infatti raddoppiato rispetto all’anno precedente (+2,6% dopo + 1,3%), ma il valore aggiunto è cresciuto poco (+0,8%), dopo essere aumentato in modo brillante nel 2016 (+6,7%). Questo quanto emerso dall’appuntamento annuale con il rapporto sui bilanci del Centro studi di Confindustria Toscana Nord che evidenzia per il 2017, ultimo anno per il quale i bilanci aziendali sono disponibili, una situazione sensibilmente diversa da quella registrata per il 2016.

“La crescita limitata del valore aggiunto è stata la conseguenza, principalmente, di un’evoluzione dei prezzi e dei costi non favorevole – spiega il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi – Nel 2017 la crescita dei costi, soprattutto esterni, è stata superiore rispetto alla crescita dei ricavi, una situazione questa diametralmente opposta rispetto al 2016. Praticamente tutti i principali settori presenti sul territorio della nostra associazione hanno vissuto questo problema, per voci di costo trasversali come l’energia elettrica e il gas metano e molto spesso anche per problemi specifici legati a determinati materiali e sostanze necessari alla produzione. E’ emblematico il caso del cartario di Lucca alle prese con un ingentissimo incremento del costo della cellulosa, che si avvertiva già nel 2017 e ha continuato a correre aggravandosi nel corso del 2018; ugualmente pesante la situazione per il tessile di Prato, con la crescita dei costi di fibre tessili e prodotti chimici. Su alcuni di questi fattori le aziende possono intervenire poco o niente: parliamo di dinamiche dei mercati internazionali ben poco controllabili. Quando però vediamo che in Italia i costi energetici sono da anni e anni il 30% in più rispetto ai nostri concorrenti europei viene da porsi delle domande sulle politiche industriali di questo paese, o meglio sulla loro assenza. Su problemi di questa portata facciamo il possibile, ad esempio attraverso i consorzi e gruppi di acquisto di energia elettrica e metano, ma di certo non possiamo azzerare questo gap. Affrontiamo con apprensione questo 2019 che Confindustria ha ragione a ritenere difficile. Proprio perché esistono fattori incontrollabili che possono danneggiare il manifatturiero di questo paese, vale a dire il settore che tiene in piedi l’Italia, bisognerebbe fare tutto quanto il possibile per ottimizzare almeno quanto dipende invece dalle politiche nazionali. Non è così, e lo diciamo con grande rammarico da imprenditori e da italiani che amano la loro nazione. Se in un territorio ad alta vocazione manifatturiera come il nostro la produzione cresce ma il valore aggiunto ristagna, e ristagna per questi motivi, occorre che chi di dovere si ponga delle domande”:
Sul versante dei costi interni, la crescita della spesa per il personale è proseguita con un tasso di incremento paragonabile a quello dell’anno precedente. Come conseguenza, l’incidenza del costo del lavoro sul valore aggiunto è di nuovo leggermente aumentata. Il Clup-Costo del lavoro per unità di prodotto resta, nei bilanci esaminati, su un livello superiore per circa 6 punti percentuali rispetto al periodo pre-crisi. Il margine operativo lordo si è quindi ridotto del -3,9%.
La redditività del capitale investito (Roe: 8,3%; + 0,8 punti in più rispetto al 2016) è aumentata, anche grazie alla discesa dell’incidenza delle imposte sul fatturato e al contenimento degli oneri finanziari, quest’ultimo reso possibile dal livello basso dei tassi di interesse di mercato, e anche grazie alle scelte delle aziende che hanno aumentato l’incidenza dei mezzi propri sul totale delle fonti di finanziamento (mezzi propri su totale finanziamenti: 37,5%; +0,4 punti rispetto al 2016).
“Nonostante tutto, quindi, nel 2017 le imprese hanno continuato a credere in se stesse e non hanno esitato a investire impiegando anche i propri mezzi – aggiunge Grossi – Lo hanno fatto perché lo hanno voluto ma anche perché misure fiscali come l’Ace-Aiuto alla crescita economica hanno contribuito in modo positivo alla capitalizzazione delle imprese. E sempre all’Ace, almeno in parte, si deve per motivi indiretti anche il mantenimento dei livelli di occupazione, visto che questo strumento offriva una certa compensazione fiscale rispetto all’incidenza aumentata del costo del personale. Da quest’anno l’Ace non ci sarà più, ed è un errore averla cancellata”.
Il Capex, indicatore dell’importo della spesa per investimenti fissi, ha subito nel 2017 solo un lieve incremento, +0,5%, dopo +6% fra il 2015 ed il 2016. Nella maggior parte dei settori, tuttavia, il valore mediano è rimasto ampiamente in crescita nell’orizzonte significativo degli ultimi 5 anni. Il rallentamento del Capex è dovuto alla frenata del margine operativo ma, probabilmente, anche al fatto che negli anni, avvalendosi di varie misure come Impresa 4.0 e Nuova Sabatini, le imprese nel 2017 avevano già realizzato un significativo rinnovamento degli impianti.
Il Centro studi di Confindustria Toscana Nord ha riclassificato ed elaborato conti economici e stati patrimoniali delle società di capitali manifatturiere in attività che hanno depositato il bilancio in ciascuno degli ultimi 5 anni. Si tratta di circa 2.545 società di capitali che svolgono attività nell’area Lucca-Pistoia-Prato, con un’estensione, per il solo settore tessile, ai comuni fiorentini di Campi Bisenzio e Calenzano (aree che, al di là dei confini amministrativi, sono parte integrante del distretto tessile pratese). Le aziende analizzate, che in quanto società di capitali sono aziende più strutturate della media, producono poco meno del 70 per cento della produzione manifatturiera totale dell’area.

I dati di Lucca
A Lucca i ricavi del 2017 sono stati in crescita in quasi tutti i settori tipici (+3,0% sul 2016 la carta/cartotecnica/stampa, +5,3% il totale della meccanica, +6,1% la chimica/plastica/farmaceutica, +0,4% l’alimentare, +2,7% l’aggregato del resto manifatturiero). Per l’economia della costa di particolare rilievo l’aumento della nautica (+18,5%) ma in moderata contrazione il lapideo (-1,7%). A questo diffuso progresso dei ricavi (+3,1% per il complesso del manifatturiero) ha fatto seguito, diversamente dal 2016, una più contenuta crescita del valore aggiunto (+1,2% complessivo) che ha interessato la maggior parte dei settori. La manifestazione più evidente di questa dinamica si è registrata nel settore della carta/cartotecnica/stampa dove il valore aggiunto si è contratto (-4,3%) lasciando intuire gli effetti della pressione dei costi esterni per gli aumenti dei prezzi della cellulosa, dell’energia e del gas. Anche nella nautica il valore aggiunto è cresciuto meno rispetto ai ricavi (+13,8%), e il lapideo ha una contrazione maggiore (-7,2%).
“La crescita del valore aggiunto del manifatturiero lucchese è stata la più elevata dell’intera area Lucca-Pistoia-Prato, sia nell’ultimo anno dove segna +1,2% rispetto a +0,8% per la media dell’area sia considerando il tasso di incremento medio composto degli ultimi due anni disponibili – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi – Tuttavia anche Lucca risente fortemente della pressione dei costi, che ha determinato una contrazione del margine operativo lordo rapportato alle vendite, passato dal 6,8% del 2016 al 6,3% del 2017. Grazie tuttavia alla compensazione data da altri fattori come quelli finanziari e tributari, la redditività netta per il complesso delle società di capitali del manifatturiero lucchese è addirittura in aumento, con un Roe-redditività del capitale investito che passa in media dal 6,0% del 2016 al 7,8% del 2017. L’immagine del manifatturiero lucchese che emerge dai bilanci 2017 è di vivacità e reattività, con i molteplici settori presenti nel territorio che spesso si compensano a vicenda, ma dove comunque il fattore costi comincia a farsi sentire in maniera pesante. Abbiamo motivo di credere che questa dinamica apparirà ancora più accentuata nei bilanci 2018. Molto importante il vigoroso recupero in atto nella nautica, un settore fondamentale per la costa anche per le vaste sinergie che è in grado di sviluppare”.
Fra le voci di costo va evidenziato quello interno per il personale, che sul valore aggiunto di tutto il manifatturiero lucchese ha un’incidenza passata dal 67,5% del 2016 al 69% del 2017. Lucca presenta anche il livello più elevato dell’area per l’incidenza dei mezzi propri sulle fonti di finanziamento, il 40% nel 2017 rispetto ad una media del 37,5% per l’intera area Lucca-Pistoia -Prato, in lievissima crescita (+0,1 punti percentuali) rispetto al 2016.

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