Coldiretti, code per ‘quota 100’ ma vince amore per la terra

Combattuti fra l’amore per il proprio lavoro e la prospettiva di ottenere il meritato riposo. Ci sono centinaia di agricoltori che potrebbero sfruttare quota 100 e avere la pensione, ma il legame con la terra è troppo forte. Lo dicono le prime rivelazioni di Epaca Coldiretti in queste prime settimane di code agli sportelli della provincia di Lucca con tantissimi lavoratori, il 75 per ento agricoltori, interessati a capire se, come e con quanto potrebbero andare in pensione con la cosiddetta Quota 100.

 Il patronato Epaca fornisce infatti gratuitamente tutte le informazioni e la consulenza utile per verificare se sussistono i presupposti per accedere alla pensione con la Quota 100 e calcolare anche l’ammontare dell’assegno. “Il 75 per cento  degli utenti che si sono presentati ai nostri sportelli – spiega Antonio Furlanetto, responsabile Epaca Lucca – sono agricoltori, ed il 30 per cento appartiene agli altri settori. Al momento le domande completate sono una ventina. L’interesse per questa opportunità c’è, soprattutto per i dipendenti pubblici, ma per gli agricoltori la decisione è più difficile perché subentrano aspetti emotivi ed affettivi per cui messi di fronte alla possibilità della pensione ma anche di rinunciare alla propria azienda agricola, quindi chiuderla o cederla, preferiscono aspettare, rimandare e valutare con calma. La pensione in agricoltura non testimonia la fine di una carriera lavorativa: un agricoltore può arrivare a lavorare anche fino a 70-75 anni. Gli agricoltori sono dei veri e propri highlander”.
Coldiretti ha attivato, nel 2014, in provincia di Lucca anche il progetto Agri-Nonno, per sfruttare le conoscenze e l’esperienza degli agricoltori in pensione per esempio nelle scuole e nelle fattorie didattiche. L’iniziativa favorisce un invecchiamento attivo del nonno-pensionato sempre più considerato una risorsa, non solo economica, per i nuclei familiari. Infatti se è vero che i pensionati salvano il bilancio di una famiglia su tre e altrettanto vero che sono sempre più importanti e partecipano attivamente alle attività familiari come badare ai nipotini, oppure come nel caso dei coltivatori pensionati, nel presidio territoriale nelle aree rurali.
In agricoltura il ricambio generazionale c’è. “A differenza di altri settori – spiega Andrea Elmi, presidente Coldiretti Lucca – in agricoltura il ricambio generazionale è molto forte. L’incidenza delle imprese under 35 è tra i più alti a livello provinciale se contiamo il numero totale di imprese: sono 222 quelle amministrate da giovani, il 9,1% contro una media provinciale dell’8,2% e dell’8,4% a livello regionale. La spinta delle politiche comunitarie e dello spirito di innovazione che hanno portato i giovani a credere ed investire in agricoltura con più vigore: a fianco dei subentri ci sono infatti tante nuove aziende. I giovani stanno rendendo i nostri campi un settore di eccellenza anche dal punto di vista dell’innovazione. I nostri nonni però continueranno ad essere un patrimonio prezioso di esperienze e saperi che non dobbiamo assolutamente disperdere e perdere. Più restano vicini ai giovani e più i nostri giovani continueranno a crescere bene”.

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