Edilizia e lavori, Ance boccia ‘sblocca-cantieri’

“Dalla recente pubblicazione del pacchetto di norme “Sblocca-cantieri” non aspettiamoci nulla di veramente efficace per il rilancio del nostro settore”. Stefano Varia, presidente di Ance Toscana Nord punta il dito contro il sofferto decreto che, dopo aver minato la tenuta del governo nei mesi scorsi, si presenta come un insieme di norme di compromesso che sostanzialmente non porteranno all’attesa svolta. Due i fronti sui quali sono forti le criticità di Ance Toscana Nord: quello delle opere pubbliche da un lato e quello ambientale dall’altro.

“Sotto il primo aspetto – evidenzia Varia – non abbiamo misure di semplificazione ma un terzo “correttivo” al Codice dei contratti pubblici che complica, e in certi casi peggiora, un quadro normativo già fallimentare, difficile da interpretare e applicare. Il nostro giudizio è critico sull’estensione alla soglia comunitaria (5.5 milioni di euro) del criterio del minor prezzo con l’obbligo di calcolo dell’anomalia, a scapito dell’utilizzo dell’offerta economicamente più vantaggiosa, finora obbligatoria sopra i 2 milioni di euro, che rappresenta l’unico criterio in grado di dare dignità alle aziende serie e strutturate; critico anche sulla conferma di parte delle limitazioni al subappalto che continua ad essere considerato strumento di malaffare invece che elemento di organizzazione del lavoro di impresa”.
“Indubbiamente – continua Varia – vi sono anche previsioni positive ma nessuna di esse sarà in grado di raggiungere l’intento di sbloccare le opere ferme nel nostro Paese. Resta infatti la criticità di fondo che questa normativa neanche affronta ovvero la semplificazione delle procedure a monte della gara. Il decreto non interviene alla radice sulle grandi criticità che impediscono il rapido utilizzo delle risorse stanziate: mancano interventi sui processi autorizzativi dei progetti, sulle autorizzazioni ministeriali, mancano tempi perentori per ogni fase decisionale e per il trasferimento delle risorse, al fine di ridurre drasticamente i tempi morti che raddoppiano i tempi di realizzazione delle opere pubbliche. Del tutto assenti, inoltre, misure per porre fine alla cosiddetta “burocrazia difensiva”, come la rivisitazione del reato di abuso di ufficio, affinché smetta di essere più conveniente il “non fare” rispetto al “fare”, e la definizione dei confini della responsabilità erariale dei pubblici funzionari”.
“I cantieri si sbloccano intervenendo con decisione su questi temi – dice Varia – fino ad allora qualsiasi normativa che abbia intenti semplificatori in materia sarà del tutto inefficace. Infatti questo decreto non avrà la minima influenza neanche per velocizzare i tempi del faticoso iter burocratico degli assi viari, un’opera irrinunciabile che il territorio attende invano da decenni”.
Sul secondo aspetto Varia è ancora più preoccupato: “Gli effetti che questo decreto avrà sul settore ambientale saranno devastanti – denuncia – Infatti, per superare le criticità derivanti da una infelice sentenza del Consiglio di Stato del 28 febbraio 2018 secondo cui le competenze autorizzative non spettano alla Regione ma al ministero, sentenza che ha provocato non pochi disagi, è stata introdotta una modifica al codice ambientale secondo cui, in attesa dei decreti ministeriali in materia, i criteri da utilizzare in tema di recupero dei rifiuti sono quelli del decreto ministeriale 5/2/1998. Ma qualcuno si è reso conto della portata di questa previsione?”.
Varia spiega che i decreti ministeriali “end of waste”, dovrebbero definire quando un rifiuto cessa di essere tale e può essere avviato a riciclo. “In questi anni ne sono usciti appena tre, mentre ne servirebbero a decine; in piena epoca di economia circolare, ora ci dicono di aspettare e nel frattempo di applicare una normativa di 20 anni fa, che cancella due decenni di progressi nelle tecnologie sul riciclo e nella definizione di nuove tipologie di prodotti, molti dei quali neanche esistevano nel ‘98. Per il nostro settore, ad esempio, non sono contemplate le terre e rocce da scavo e i processi di recupero di inerti da costruzione e demolizione. Questa è semplificazione? Considerati i tempi ministeriali, che fine faranno le autorizzazioni in scadenza che prevedono il ritiro di codici di prodotto allora inesistenti?”.
“Il rimedio è stato altamente peggiore del male che si voleva curare – conclude Varia – e, onestamente, sconcerta che chi fa leggi che puntano a sbloccare i cantieri, dimostri una così scarsa conoscenza di un settore strategico come quello del riciclo dei rifiuti, paralizzando attività e impianti industriali che invece avrebbero indiscutibili vantaggi ambientali, economici e occupazionali”.

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