Donne e lavoro, a Lucca il 64% è scontento foto

Professione Donna: identikit delle professioniste della Lucchesia, tra pregiudizi, problemi, discriminazioni e proposte di intervento. Un’indagine inedita, che traccia una mappatura chiara del mondo professionale femminile della provincia di Lucca. Il rapporto, commissionato dal Comitato per le professioni ordinistiche di Lucca, sarà presentato all’evento Professione Donna. Analisi, e politiche di valorizzazione che si terrà il prossimo venerdì (15 novembre), nel corso del convegno organizzato dal Comitato stesso al Cinema Astra, in piazza del Giglio, dalle 14,30 alle 18,30. Di strada da fare a Lucca sembra che ce ne sia molta, stando proprio allo studio che verrà presentato e che tra gli altri dati rivela che circa il 64% non è soddisfatta del proprio status lavorativo e della propria remunerazione.

Le Professioniste della Lucchesia: il valore, i problemi, le politiche; quando il valore non basta; discriminazioni attive e proposte di intervento, questo è il titolo del rapporto che verrà illustrato dalla direttrice della Fondazione Rete Imprese Italia, Maria Pia Camusi e dal sociologo e presidente del Censis, Giuseppe de Rita, e che sarà al centro dell’evento in programma.
Le professioniste, si sostiene nello studio, sono portatrici di competenze qualificate che assicurano loro una tenuta complessivamente buona dei mercati, tuttavia guadagnano meno degli uomini, ma sono soddisfatte del lavoro che svolgono, anche se si sentono poco competitive, perché non si mettono in gioco sul piano dei rapporti di influenza: è questo –in estrema sintesi- l’identikit delle professioniste lucchesi. Il convegno di venerdì prossimo, organizzato dal Comitato per le professioni ordinistiche, sarà sviluppato come una vera e propria tavola rotonda. Dopo i saluti della presidente del comitato, Carla Guidi, e dell’assessora alle politiche di genere, Ilaria Vietina, il pomeriggio proseguirà con gli interventi di Maria Pia Camusi, Giuseppe De Rita, Chiara Gribaudo (deputata XI Commissione lavoro pubblico e privato della Camera), e dei rappresentanti delle aree professionali.
Il comitato per le professioni ordinistiche di Lucca nasce per volontà di quattro donne lucchesi: Carla Saccardi, presidente dell’Ordine dei commercialisti e dei dottori contabili, Luciana Conti, presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro, Maria Grazia Fontana, già presidente dell’Ordine degli avvocati e, appunto, la presidente Carla Guidi, con l’obiettivo di mettere insieme la conoscenza intellettuale e tecnica dei vari Ordini, così da promuovere approfondimenti comuni e sviluppare proposte di interesse condiviso, non solo sul piano locale, ma anche regionale e nazionale. Il Comitato mette insieme gli ordini degli Avvocati, dei Consulenti del lavoro, dei Commercialisti e dottori contabili, dei Geometri, degli Ingegneri, degli Architetti, dei Farmacisti, dei Medici, dei Periti agrari, dei Periti industriali, dei Dottori agronomi e forestali, dei Notai e dei Geologi.
A promuovere l’indagine, che rappresenta un unicum nella storia degli ordini professionali, è stato proprio il Comitato per le professioni ordinistiche, una realtà anch’essa eccezionale e molto innovativa nel panorama italiano.
“Lo spirito che anima il collegamento tra noi tutti – spiega Carla Guidi – è lo spirito del servizio al cittadino, che ha bisogno di noi e di professionisti disponibili e preparati. Il Comitato è nato in un momento in cui si diceva ‘le professioni le regola il mercato, perciò non c’è bisogno del sistema ordinistico’: questa è stata la scintilla che ha fatto unire gli Ordini professionali, per farci sentire e far capire che noi siamo garanzia del cittadino. Certo è difficile essere uniti e collaborare, ma stiamo facendo un ottimo lavoro – spiega -: abbiamo deciso di compiere un ulteriore salto di qualità nello sviluppo della nostra attività come Comitato, abbiamo cioè deciso di entrare nel merito di uno dei temi del lavoro che più di altri occupa la nostra attualità, anche se non se ne parla mai abbastanza: il ruolo delle donne all’interno delle professioni ordinistiche e nella società in cui lavorano e si muovono. Un’esigenza maturata anche dai numeri, se è vero che dal 2014 al 2018, in Italia, le donne iscritte agli ordini e ai collegi sono cresciute del 24 per cento. A questa crescita, però, si sono accompagnati alcuni elementi di depotenziamento del ruolo delle donne, primo fra tutti il gap retributivo che separa le donne professioniste dai colleghi in quasi tutte le fasi della loro carriera. Qualche osservatore sta guardando a questo fenomeno con una lente ormai superata, come rilevano i dati: si dice cioè che è in corso un processo di proletarizzazione delle professioni, secondo cui le donne sono il lievito dell’ipertrofia che, allargando i confini delle attività svolte, la presenza femminile abbassa costantemente la qualità, la competitività, l’offerta e il prezzo della prestazione. Numeri alla mano dimostriamo l’esatto opposto: essere tante non significa affatto essere meno brave, erogare prestazioni a qualità ridotta e prendere gli spicchi di mercato più esigente e complesso. Con questo lavoro, inoltre, possiamo tracciare un punto di partenza, utile anche al mondo politico, oltre che a quello degli ordini professionali, per sviluppare proposte concrete”.
“Sono soddisfatta – ha invece detto l’assessora Vietina – per questo lavoro che svolgiamo da anni, un percorso avviato dalle professioni, proprio nel momento in cui c’erano le donne a presiedere gli ordini. Questo percorso di coordinamento rafforza gli Ordini stessi. C’è stato coraggio perché ci si è messi in discussione. Ieri a Bologna, durante l’incontro Stati Generali delle amministratrici sono emerse delle considerazioni sulla sempre maggiore presenza delle donne nelle amministrazioni, peraltro mai equivalente a quella che è la presenza all’interno delle realtà sociali: pensiamo che le sindache oggi sono il 14% dei sindaci in Italia. Quest’indagine finalmente ci da dei risultati effettivi su cui lavorare”.
Il vicepresidente dell’ordine dei medici di Lucca, Cosma Volpe aggiunge che “servirebbe un bel questionario rivolto a noi uomini, su cosa ne pensiamo delle donne nell’ambito del lavoro, per confrontarci. La donna, ma anche l’uomo, spesso si trovano a dover scegliere tra il lavoro e i figli, perché il lavoro chiede tanti sacrifici oggi. Ciò che bisogna capire è che il lavoro non è un fine, ma è un mezzo, perché attraverso di esso ci si dovrebbe realizzare”.
Complessivamente sono state 205 le professioniste della Lucchesia incluse nello studio. Il questionario è stato articolato in tre macro aree di interesse: vita privata e lavoro; lavoro e potere; politiche/proposte. Il 29,3% delle intervistate ha un età inferiore ai 40 anni; il 33,6% tra i 40 e i 49 anni e infine il 37,1% supera i 50 anni. Un gran numero di professioniste lucchesi ritiene che le donne guadagnino meno degli uomini (35,6%) e riconducono questa differenza alla variabile che conoscono meglio, ossia il mercato. Per il 43,6% delle professioniste la vera parità di genere è data dal poter accedere allo stesso tipo di mercati e di clientela, anche quelli pregiati che consentono di avere maggiori ritorni in termini di guadagno. L’80,9 per cento delle professioniste lucchesi ritiene che l’autonomia economica renda libere e il 96% pensa che il lavoro serva a dare stabilità economica. Il 64,4% di loro, inoltre, ha una percezione complessivamente negativa del proprio status sociale non solo per il livello di guadagno, ma anche del tipo di identificazione sociale che hanno e della reputazione che ne deriva. Si trovano infatti a fare i conti con i pregiudizi sulla minor capacità professionale delle donne e con le difficoltà che continuano a riscontrare nel gestire i tempi di lavoro e i tempi di vita: se è infatti vero che il lavoro non ha impedito loro di farsi una famiglia, il 63,2% delle professioniste lucchesi ritiene che gli impegni familiari rappresentino un ostacolo nell’accesso alla professione e il 30,4% di loro ha addirittura dovuto rinunciare a una vita affettiva e alla maternità per “colpa” del lavoro. Non solo: oltre la metà delle professioniste intervistate si sente meno competitiva di come potrebbe essere perché si deve occupare della gestione familiare, e quasi il 60% ritiene che sia molto difficile la conciliazione del lavoro con gli impegni di famiglia, ancora di più con un ipotetico ruolo politico o istituzionale. Solo il 12,3 % delle professioniste lucchesi ha ricoperto ruoli istituzionali di categoria, mentre il 25% lo ha fatto nel sistema amministrativo locale o ha pensato di farlo, a fronte di un interesse per la politica che sfiora il 50%. Sul piano delle proposte e delle politiche da attuare, le professioniste lucchesi non hanno dubbi e indicano con estrema chiarezza tre linee di intervento: semplificazione dei vincoli burocratici pubblici; sostegno al reddito professionale da parte dello Stato, che si integri all’azione che già oggi le Casse previdenziali di alcuni ordini professionali svolgono; rispetto dei diritti di tutti e in particolare rispetto dei diritti delle donne; sostegno all’innovazione nel lavoro professionale.
L’evento, a ingresso libero con preiscrizione obbligatoria fino a esaurimento dei posti disponibili, è accreditato a discrezione dei singoli Ordini professionali. Per iscriversi occorre contattare i relativi Ordini di appartenenza. L’evento è patrocinato dal Comune di Lucca, dalla regione Toscana, dalla prefettura di Lucca, dalla Provincia di Lucca, dalla Camera di commercio di Lucca, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca, dalla Fondazione Giuseppe Pera e dalla Confindustria Toscana nord.
Per informazioni contattare comitatoprofessioni@gmail.com o 345.8932747.

Gloria Congiu

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