Poste, sindacati alzano la voce: “Si facciano solo i servizi essenziali”

Preoccupazione dopo la morte per coronavirus di due dipendenti a Bergamo: "Lavoro non può andare a discapito dell'incolumità"

Due morti fra i dipendenti di Poste in provincia di Bergamo. L’occasione per i sindacati per richiedere misure più restrittive del servizio.

“Sono giorni – dicono Benedetta Micheli di Slc Cgil, Filomena Del Prete di Slp Cisl e Gabriella Paganelli di Uil Post – che lottiamo per lavorare in sicurezza, per la salute dei nostri lavoratori, affinchè non venga messa a rischio né la vita dei nostri colleghi, né quella dei cittadini che entrano nei nostri uffici o entrano in contatto con i nostri portalettere”.

“Le istituzioni ci chiedono senso di responsabilità. I lavoratori postali ci sono tutti, cioè ci sono sempre stati hanno sempre fatto il loro dovere – dicono i sindacati – gli sportelli anche se in forma ridotta sono aperti i portalettere sono fuori sulla strada per fare recapito, sono tutti lavoratori a rischio contagio. Le istituzioni dicano quali sono i servizi essenziali con carattere di urgenza, quelli che devono giustificare le file e gli assembramenti fuori degli uffici e che mettono lavoratori e cittadini a rischio di contagio. Vogliamo sapere cosa deve recapitare il portalettere che giustifichi la sua vita”.

“Pretendiamo di eseguire solamente – prosegue – lavori sicuri perchè due nostri colleghi hanno pagato con la vita il loro impegno. Si deve lavorare solo se le norme vengono rispettate e se si garantisce la sicurezza delle persone che lavorano in Poste Italiane, occorre che l’azienda Poste Italiane si assuma le sue responsabilità di valutare quali sono le priorità dei servizi minimi, cosa è essenziale e cosa si può rinviare magari con una chiusura di 15 giorni, ricordando che la salute viene prima del profitto”:

“I casi postali di contagio sono in aumento – dicono ancora i sindacati – laddove ci sono casi conclamati gli uffici vanno chiusi e utilizzata la quarantena  non si deve esporre nessuno a rischio contagio. Ci dobbiamo fermare: è ora di pensare alla salute dei lavoratori e lavoratrici di Poste Italiane. Il governo ha chiesto a Poste di garantire sull’intero territorio nazionale il presidio, ma tale funzione non può essere esercitata a discapito dell’incolumità fisica dei nostri portalettere, dei nostri sportellisti e responsabili di ufficio e di tutti gli altri lavoratori di Poste che in questo momento assicurano la propria operatività assolvendo un obbligo di legge”.

“Il paese deve ringraziare i lavoratori di Poste donne e uomini – conclude la nota – persone che rischiano tutti i giorni il contagio per svolgere un servizio che dovrebbe essere per legge solo essenziale ma così non è”.

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