Fiom Cgil: “Coronavirus, in Toscana 35mila metalmeccanici in cassa integrazione”

Braccini: "Saranno necessari interventi straordinari e pubblici per tutelare il lavoro e la salute"

“In Toscana oltre 35mila metalmeccanici risultano in cassa integrazione. Avremo la garanzia di un futuro solo se riusciremo a creare un nuovo modello sociale di riferimento ed un progetto di trasformazione sociale”. È questa la sintesi della riflessione del segretario generale Fiom Toscana, Massimo Braccini, in merito all’emergenza coronavirus.

“Risultano oltre 35mila i lavoratori metalmeccanici in cassa integrazione (Fsba per il settore artigianato) in toscana su 123.808 addetti al settore, e migliaia sono in smart working, o lavoro agile, che in questa fase di pandemia viene utilizzato moltissimo – esordisce Braccini -. Stiamo attraversando un’ emergenza sanitaria ed economica determinata da una pandemia che determinerà effetti ad oggi ancora incomprensibili. Dovremo attraversare una fase di crisi economica e recessione profonda, a cui si potrebbe accompagnare una pesante crisi sociale. Saremo accompagnati dall’incertezza verso il futuro e questo determinerà paura“.

“Il sindacato è nato per dare sicurezza a tutti coloro che erano costretti alla solitudine, per camminare insieme con giustizia. Saranno necessari interventi straordinari e pubblici per tutelare il lavoro e la salute, non bisogna permettere che venga usata la pandemia per mettere in discussione i diritti dei lavoratori e le libertà dei cittadini. Il lavoro probabilmente cambierà nelle modalità con l’ausilio delle nuove tecnologie digitali, sarà organizzato diversamente a causa sia del distanziamento sociale, sia per la necessità di applicare rigidamente ulteriori condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro”.

“La globalizzazione – prosegue Braccini – aveva creato un vasto mercato mondiale con catene del lavoro flessibili che con questa crisi si sono rilevate fragili. Non permetteremo che il cambiamento sia scaricato sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. Per quanto ci riguarda terremo a riferimento l’accordo sulla sicurezza sottoscritto dal governo, organizzazioni datoriali e sindacato confederale e continueremo a fare tutti gli accordi aziendali che possono definire, azienda per azienda, massime condizioni di sicurezza e diverse modalità di svolgimento del lavoro, valutando di coinvolgere anche esperti della comunità scientifica”.

“Siamo consapevoli che tante piccole imprese possano incontrare serie difficoltà nella ripartenza e dovremo pensare a piani di riconversione produttiva. Si rende altresì necessario un nuovo protagonismo dello Stato. L’Europa deve riscoprire i suoi fondamenti a partire dallo stato sociale in un rinnovato ruolo pubblico. I soldi ci sono, vanno introdotte misure straordinarie per andarli a recuperare. La predominanza del mercato e della finanza a scapito dei diritti dei lavoratori ha creato un sistema fallimentare, fatto di precarietà e disuguaglianza nel lavoro”.

“Non è vero che la storia si muove progredendo positivamente – conclude -. Il futuro è una cosa che si conquista collettivamente e socialmente. Abbiamo la garanzia di un futuro solo creando un nuovo modello sociale a riferimento ed un progetto di trasformazione sociale“.

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