Produzione industriale, Lucca perde solo il 5,4 per cento nel 2020

I dati rilevati dal Centro studi di Confindustria Toscana nord dopo la chiusura dell'ultimo trimestre rivelano andamenti diversi a seconda del settore

Un quarto trimestre in chiaroscuro, quello della produzione industriale a Lucca, Pistoia e Prato rilevata dal Centro studi di Confindustria Toscana nord. A seconda dei settori, si manifesta tutta la gamma delle possibilità, da un sensibile miglioramento rispetto ai nove mesi precedenti alla stasi fino anche a situazioni di maggiore criticità.

Con i dati dell’ultimo trimestre è stato possibile anche calcolare una media dei trimestri dell’intero 2020: una chiusura dell’anno, quindi, in cui il segno meno è largamente prevalente, anche se con accentuazioni diverse in relazione ai vari settori e di conseguenza ai territori in cui questi si concentrano maggiormente. I risultati finali per il 2020 rispetto al 2019 vanno dal meno 5,4 per cento della provincia di Lucca, probabilmente uno dei migliori risultati a livello nazionale, al meno 19,8% della provincia di Prato, che viceversa è, almeno per un territorio ad alta concentrazione di manifatturiero, verosimilmente fra i più problematici; intermedio il risultato di Pistoia, che segna un meno 11,4% esattamente uguale al dato nazionale diffuso dall’Istat.

“Il quadro complessivo è di un sistema produttivo in sofferenza, nonostante la determinazione con cui le imprese affrontano le difficoltà della pandemia – commenta il presidente di Confindustria Toscana nord Giulio Grossi -. Una vera ripresa è legata a due fattori fondamentali: un nuovo decollo dei consumi, difficile finché i piani vaccinali non saranno giunti a livelli avanzati, e gli interventi pubblici. Mi riferisco al Recovery Plan ma anche ai fondi strutturali europei veicolati dai bandi regionali e ai vari bonus per l’edilizia. Il nostro presidente confederale Bonomi ha usato una sintesi tanto semplice quanto efficace: c’è molto da fare e va fatto presto e bene. Al nuovo Governo spetta un compito di grande complessità. Le specifiche difficoltà generate dalla pandemia si sono innestate su un quadro nazionale di ritardo cronico su molti fronti. Adesso sarà necessario affrontare in contemporanea problemi contingenti e riforme attese da lungo tempo, dal lavoro al fisco, dall’efficientamento della pubblica amministrazione al rilancio degli investimenti, per citarne solo alcuni. E’ da questa doppia sfida che passa il rilancio dell’industria e del paese”.

“Il settore chiude l’anno con valori positivi tanto nell’ultimo trimestre rilevato (+ 5,1 a Pistoia, +4,5 a Lucca) quanto come media annuale (+4,2 a Lucca e + 2 a Pistoia) – commenta Marco Polli, sezione alimentari -. Un buon risultato, migliore del dato nazionale (che chiude con un -2,1 annuo). Il dato va tuttavia interpretato, alla luce dei diversi mercati cui le imprese si rivolgono; se chi vende alla grande distribuzione ha ben lavorato, hanno sofferto i colleghi che producono per le mense o per il sistema degli hotel e ristoranti. Per tutti, comunque, il 2020 ha rappresentato una sfida organizzativa. Sono, inoltre, aumentati i costi di produzione, di trasporto e di logistica. Un 2020 decisamente da ricordare, sperando che non si ripeta”.

“Il risultato finale per la carta e cartotecnica di Lucca e Pistoia segna un arretramento che per un anno difficile come il 2020 può dirsi nel complesso non preoccupante: -5,1% rispetto a un 2019 che era stato a sua volta sostanzialmente stabile (+0,8%) in confronto all’anno precedente – aggiunge Tiziano Pieretti, sezione Carta e cartotecnica -. Il dato nazionale segna per il 2020 -7,8% rispetto al 2019. L’andamento della produzione cartaria è stato condizionato, inevitabilmente, dalla pandemia e dalle misure adottate per fronteggiarla: le imprese specializzate nei prodotti per locali e usi pubblici e comunitari come ristoranti, hotel, mense sono quelle che hanno sofferto di più. Qualche risultato non del tutto positivo anche in alcuni segmenti della cartotecnica e del packaging, facendo seguito però a periodi positivi che dovrebbero averne attutito gli effetti sulle aziende. Buone le prestazioni del comparto tissue: carta igienica e per uso sanitario e domestico non hanno conosciuto battute di arresto significative”.

“Il risultato di Lucca, Pistoia e Prato per chimica, plastica e farmaceutica è, con una media annua dei trimestri a +0,2%, all’insegna della stabilità: il 1° trimestre, pre pandemia, segnava anzi un buon +2,6%. I risultati migliori vengono dagli imballaggi in plastica e bioplastica, destinati all’alimentare e a usi diversi, in particolare cartotecnico per i prodotti di consumo domestico. Bene anche una specializzazione tipica del territorio come i vasi per la vivaistica – spiega Deni Severini, sezione Chimica, plastica e farmaceutica -. Stabili cosmetica e vernici, segnali di rallentamento invece per la farmaceutica e risultati negativi per i prodotti a servizio del sistema moda. Il settore plastica, che nella pandemia ha dimostrato la sua importanza ai fini igienici, sanitari e alimentari, guarda con preoccupazione all’introduzione, dal 1° luglio, della plastic tax. L’assenza dei decreti attuativi non ci consente nemmeno di organizzarci per rilevarla nelle nostre programmazioni amministrative: questa tassa è iniqua e ingiustificata, va soppressa e comunque non può partire quest’anno”.

Alessandro Cafissi, Ance Toscana Nord aggiunge che: “I dati disponibili, che non includono ancora il dicembre 2020, mostrano come sia ancora lontana la risalita dal picco massimo in edilizia, che in undici mesi perde a Prato il 9,3% delle ore lavorate, a Pistoia il 14% e a Lucca il 6,2%. E se da un lato, dopo la pressoché totale paralisi dei primi mesi di lockdown, non si assiste alla ripresa a ritmi serrati nell’aggiudicazione di lavori pubblici, non si vede ancora l’impulso che ci saremmo attesi grazie ai vari bonus edilizia. Effetti moltiplicatori potrebbero avere le risorse derivanti dal Recovery Fund; dobbiamo però essere consapevoli che andranno messe in campo e sapute gestire misure di accelerazione e semplificazione a monte delle aggiudicazioni affinché i bandi si traducano con urgenza in cantieri aperti”.

Il settore lapideo della provincia di Lucca ha chiuso il 2020 con la produzione a -14,5% rispetto all’anno precedente, un risultato severo anche se migliore del -20,1% nazionale – entra nel dettaglio Fabrizio Palla, sezione Lapidei e varie -. L’andamento nel corso dell’anno induce a un cauto ottimismo: se rispetto ai corrispondenti periodi del 2019 i primi due trimestri 2020 segnavano rispettivamente -11,2% e ben -34,7%, per effetto della chiusura delle attività, il 3° trimestre si è chiuso a -9% e il 4° a -3%. Nonostante la pandemia il mondo non si è fermato: rallentato e frenato però sì, e la percezione è che non appena si ripartirà i fermenti e le energie compresse che si colgono già oggi si manifesteranno con intensità. Intanto però la limitazione alla mobilità delle persone rende difficile la funzione commerciale e i grandi progetti edilizi segnano il passo. Un certo movimento c’è sul mercato statunitense, ma con la pandemia ancora in corso gli investimenti in genere procedono con prudenza”.

“Se non è mai semplice commentare i dati della metalmeccanica di Confindustria Toscana Nord, così variegata e disomogenea, in questo periodo è particolarmente arduo – aggiunge Massimo Bellandi, sezione Metalmeccanica -. Il risultato congiunturale, per quanto migliore rispetto ad altri settori colpiti più pesantemente dalla pandemia, registra una flessione marcata, peggiorata da una contrazione del comparto già in atto a fine 2019. Sull’intero territorio Lucca-Pistoia-Prato la meccanica fa registrare -8,1%, con un 3° e un 4° trimestre leggermente in ripresa ma inferiori ai corrispondenti periodi del 2019 e con incognite così pesanti per l’immediato futuro da non farci ritenere che il peggio sia passato. Il dato è migliore nel suo complesso di quello nazionale (-12,5%), frutto di una minor perdita nel primo semestre, ma risente anche di un minor recupero nel secondo. Nel dettaglio, a Lucca si nota una parziale ripresa di macchine ed elettromeccanica, a Pistoia si registra un 4° trimestre positivo e una perdita annuale contenuta, mentre più critica risulta la situazione del meccanotessile pratese, legata alla pesante perdita del tessile”.

“Considerando che la cantieristica è stata una delle attività del tutto bloccate durante il primo, durissimo lockdown, una chiusura dell’anno con una sostanziale stabilità dei livelli produttivi complessivi rispetto al 2019 è da considerarsi un buon risultato – Gabriele Chelini, sezione Nautica -. A Viareggio già la rilevazione della produzione industriale del 3° trimestre 2020 indicava una ripresa di produzione industriale (+3,1%) e nella seconda parte dell’anno è stata positiva la raccolta ordini soprattutto dall’estero, con prospettive produttive positive per il 2021. La nautica può essere uno dei settori fondamentali per la ripresa post covid dell’economia toscana e crediamo sia lecito proporre di considerare la nostra cantieristica come attività strategica, degna di una politica industriale che siamo disposti a costruire con l’interlocutore pubblico e il decisore politico”.

“I numeri negativi della produzione industriale di area (-11,1% annuo e un -8% sull’ultimo trimestre) agiscono pesantemente nel settore dei servizi alle imprese – Giulio Lombardo, sezione Servizi e terziario -. Tuttavia, la riorganizzazione aziendale che le misure anticontagio hanno imposto non solo alle aziende, ma alle amministrazioni, al sistema sanitario, alla scuola, al mondo del credito ha aperto orizzonti di lavoro per alcune aziende del comparto, già volte a favorire la digitalizzazione, che nel 2020 ha avuto la definitiva consacrazione. Inoltre, le aziende del terziario avanzato lavorano con una fascia di imprese che sono in media più evolute in termini di produttività, formazione, investimenti per addetto. Superata la fase di prudenza, crediamo di poter riprendere a lavorare in serenità. Rimane la grave crisi del turismo, che sarà superata con il passaggio del momento più cupo della crisi pandemica”.

“La situazione della moda nelle tre province è complessa. Alla ridotta socialità si sommano le restrizioni imposte al commercio, che limitano le occasioni di acquisto di abbigliamento e calzature, con la compensazione solo parziale delle vendite on line – spiega Maurizio Sarti, sezione Sistema moda -. Il risultato è che il tessile del distretto pratese ha chiuso il 2020, rispetto al 2019, a -21,4%, l’abbigliamento della provincia di Prato a -22,9%, il calzaturiero del distretto di Pistoia-Lucca a -30,5%. Siamo in linea con i dati nazionali, in qualche caso andiamo anche meglio, ma non è certo un motivo di conforto. Le limitazioni allo spostamento delle persone rendono ardue anche le attività promozionali, fiere e missioni commerciali. L’intenso lavoro che stiamo facendo su digitalizzazione e sostenibilità e lo studio di possibilità di riorganizzazione della filiera mirano a gestire questo momento critico e a prepararsi per la ripresa. Ma senza socializzazione ogni sforzo delle imprese sarà vano: il nodo rimane quello”.

Federico Albini, sezione Trasporti conclude: “Il sistema trasporti è composito. In generale l’intero comparto è condizionato dall’andamento della produzione industriale. Ne consegue una generale situazione di incertezza con trend negativi, soprattutto per l’Italia ma non solo; relativamente ai trasporti merci, da studi nazionali emerge che il 70% circa delle imprese ha subito una flessione del fatturato nel corso del 2020. La crisi del settore del turismo, il più colpito dalla pandemia ancora in atto, ha gravemente inciso sul sistema dei trasporti collettivi e individuali. Esiste, tuttavia, un sentiment delle aziende improntato a un cauto ottimismo, per il 2021; sarà l’evolvere della situazione a concretizzare le aspettative degli imprenditori”.

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