Discoteche e sale da ballo vuote da un anno, il titolare del Mai Mai: “La chiusura è un dovere, gli aiuti un diritto”

Martino Spera di Conflavoro parla a nome degli imprenditori del divertimento: "È il momento che la politica scenda in pista abbattendo i costi fissi con risposte celeri"

“Le discoteche devono rimanere chiuse. Allo stesso tempo i gestori dei locali hanno però il diritto di essere aiutati e supportati”. È questo il grido di Martino Spera, titolare del Mai Mai e presidente della sezione merceologica commercio e turismo di Conflavoro.

Con il locale chiuso da ormai più di un anno il giovane imprenditore chiede alla politica – locale e nazionale – di stare vicino a chi, come lui, quando ha potuto scegliere ha deciso responsabilmente di non riaprire le porte dell’intrattenimento data l’impossibilità di garantire la sicurezza su grandi numeri di frequentatori. Una responsabilità che adesso la categoria esige dal governo, a cui viene chiesto di ponderare i costi fissi sui mancati introiti – sull’esempio della Germania – e di accelerare i tempi dei sostegni economici. Ma soprattutto di avere una visione.

“Se a un imprenditore togli la possibilità di programmare in vista di un obiettivo, a breve o a lungo termine che sia, togli lui la possibilità di organizzarsi per farsi trovare pronto per un’eventuale e auspicata ripartenza – riflette Spera -. Fino ad ora dalla politica sono arrivati pochi aiuti e pochi segnali in questo senso. Certo, i ristori sono arrivati ma pochi e in maniera sbagliata. Il problema delle aziende sono i costi fissi, gli affitti e le tasse del locale che devono essere pagate a prescindere dall’utilizzo dello spazio. Per questo devono necessariamente essere parametrati alle perdite che i locali hanno avuto a causa dei mancati introiti. Perché se i dipendenti sono a loro modo tutelati dalla Cassa integrazione o dal blocco dei licenziamenti, per gli imprenditori senza stipendio fisso non esistono tutele”.

Anche l’auspicato cambio di passo del nuovo governo non sembra andare incontro alle esigenze degli imprenditori. “Le risorse previste dal decreto Sostegni sono poche. 3700 euro non bastano per mantenere in essere una società – va avanti il titolare del Mai Mai – Se domani il mercato riaprisse le aziende non sarebbero in grado di garantire una ripartenza veloce perché non sono state aiutate in questi mesi. Anzi, in molti casi sono state costrette a chiudere e questo rallenterà ulteriormente la ripresa economica del paese. I sostegni annunciati venerdì sono più bassi di quelli varati dai governi precedenti soprattutto se si considera che devono andare a coprire tutte le perdite del 2020. Adesso aspettiamo il nuovo scostamento di bilancio da 20 miliardi anche se non basteranno comunque a sanare le perdite di tante aziende. Ma soprattutto oggi gli imprenditori sono stressati dai tempi della politica. Le rispose devono iniziare a essere tempestive e inserite in una visione più ampia”.

La stessa ampiezza di vedute viene richiesta anche alla politica locale, alla quale il presidente della sezione merceologica commercio e turismo di Conflavoro chiede una direzione verso la quale investire, lui come gli altri imprenditori lucchesi che dovranno fare i conti con un nuovo modo di vivere l’intrattenimento e la socialità, pur essendo questi ultimi temi spesso considerati futili e secondari.

“Quando i vaccini lo permetteranno le aziende che sono rimaste in piedi dovranno pensare a come riaprire – prosegue Spera -. Spesso l’intrattenimento viene considerato un tema futile e noi imprenditori siamo lasciati da parte senza tener conto dei lavoratori che ruotano attorno al funzionamento di un locale. Ma Lucca potrebbe ripartire proprio da questo settore, dal mondo dell’intrattenimento che ha reso la Versilia meta del turismo giovanile negli anni passati, dalla musica di Puccini che ha attirato e attira in città un turismo di classe in grado di attivare un mercato che dà lavoro a centinaia di giovani. Lucca ha in sé tante potenzialità per migliorare anche sul fronte dell’intrattenimento. Il Comune fa il possibile per venire incontro alle richieste di noi imprenditori, lo ha fatto con le concessioni del suolo pubblico e con la tariffa sui rifiuti. Ma ora dobbiamo capire dove vuole andare, cosa vuole essere la nostra città nei prossimi anni. È la politica che deve avere una visione più ampia e indicare al più breve la via da percorrere nei mesi a seguire. Solo così potremmo parlare di ripartenza”.

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