Produzione industriale, Confindustria Toscana Nord: “Segnali di ripresa a Lucca, Pistoia e Prato, ma non generalizzati” foto

La provincia torna ad avere un dato positivo: più 1,9 per cento rispetto al primo trimestre 2020

L’effetto-settore continua a farsi sentire con forza a Lucca, Pistoia e Prato anche nel primo trimestre di quest’anno: come nell’entità della crisi innescata dalla pandemia, così anche nell’andamento della ripresa, le prestazioni della produzione industriale manifatturiera sono nettamente diversificate in funzione dei settori prevalenti.

Per i primi tre mesi dell’anno si può comunque parlare di netti segnali di ripresa: nel complesso del territorio Lucca-Pistoia-Prato la variazione tendenziale è meno 2 per cento, di gran lunga la migliore dall’inizio della pandemia (meno 8 per cento nel quarto trimestre 2020, meno 9,2 per cento nel terzo e meno 20,2 per cento nel secondo).

Lucca, in particolare, torna ad avere un dato positivo: più 1,9 per cento rispetto al primo trimestre 2020. Ancora moderatamente negativa Pistoia, che segna meno 2,4 per cento, mentre l’effetto-settore – moda, in questo caso – abbatte il risultato di Prato che con meno 7,4 per cento mostra un avvio di ripresa particolarmente difficile. Prato continua quindi a pagare la forte concentrazione sul proprio territorio del settore manifatturiero più colpito dalla crisi pandemica, anche se i segni meno a due cifre (con il culmine del meno 33,9 per cento del secondo trimestre 2020, con le chiusure pressoché generalizzate delle attività del tessile-abbigliamento pratese) sono verosimilmente archiviati.

“Per Confindustria Toscana Nord è importante che la ripresa, più o meno spiccata in funzione di settori e territori, sia sostenuta da politiche economiche orientate a un ripensamento strutturale ma che tengano ancora conto della necessità di misure di tutela – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord, Giulio Grossi -. E’ un momento delicato: come non bisogna abbassare la guardia nei confronti della malattia e continuare a insistere sui vaccini, anche in azienda, così sarebbe sbagliato pensare che l’economia sia ormai avviata verso una ripresa per così dire automatica. Molte imprese stanno ancora soffrendo e sono esposte a gravi rischi, da vedersi richiedere troppo precocemente il rientro dai fidi ottenuti fino a trovarsi impigliate negli automatismi della nuova disciplina della crisi di impresa, per la cui entrata in vigore ribadiamo la necessità di un posticipo. È importante che il decreto sostegni bis tenga conto di questo, oltre a confermare il Superbonus per l’edilizia e a prevedere una riformulazione dei meccanismi di ristoro, che escludono troppe imprese e sono basati sull’inadeguato criterio della riduzione del fatturato anziché sull’entità delle perdite. Anche alla Regione Toscana chiediamo un ulteriore sforzo: le agevolazioni occorrono quanto prima, adesso, altrimenti potrebbe essere troppo tardi. Un primo passo è stato fatto per alcune delle imprese che erano nella graduatoria del bando su ricerca e sviluppo: buon segnale, a cui devono far seguito altri nella stessa direzione”.

Lucca

“I risultati della produzione industriale a Lucca nel primo trimestre 2021 sono confortanti – rileva il presidente di Confindustria Toscana Nord, Giulio Grossi -. Il ritorno al segno più, oltretutto per l’entità non simbolica di quasi due punti percentuali (più 1,9 per cento), è un dato che consente all’area lucchese di riacquistare tranquillità, dopo una crisi che in verità ha toccato la nostra provincia, nella sua generalità, non troppo intensamente. Questo non significa che anche a Lucca non esistano punti critici, come quelli rappresentati dalla moda e dal lapideo (rispettivamente meno 13 per cento e meno 9,6 per cento rispetto al primo trimestre 2020): per questi settori vale in maniera particolare quanto la nostra associazione chiede in termini di sostegno e tutela; nell’ambito della moda da segnalare il caso del calzaturiero che segna meno 21,4 per cento. Ancora negativa, ma limitatamente a meno 2,1 per cento, anche la carta e cartotecnica, mentre tutti gli altri settori sono positivi: più 8,9 per cento la metallurgia;  più 7,9 per cento la produzione di macchine, incluse quelle per la fabbricazione della carta; più 4,5 per cento l’alimentare; più 2,5 per cento la chimica-plastica, settore che chiede con forza l’azzeramento di una plastic tax che in questo momento sarebbe davvero incongrua e ingiustificata. Immutata, sempre rispetto al primo trimestre 2020, la situazione della nautica”.

Pistoia

“Come al solito, l’economia a Pistoia ha andamenti difformi per settori merceologici; che, va detto, sommati fra loro danno origine al dato negativo provinciale del meno 2,4 per cento per la produzione industriale del primo trimestre dell’anno – aggiunge il vicepresidente e presidente designato di Confindustria Toscana Nord, Daniele Matteini – Perde il tessile (meno 3 per cento) e perdono, molto, le calzature (meno 20,7 per cento); così come il dato negativo connota l’andamento della carta e cartotecnica (meno 11 per cento, certo condizionato dalla contrazione di produzione di imballi e confezioni per i settori in affanno). L’indice del meno 8,5 per cento dell’alimentare, sinceramente singolare, si giustifica con il pesante effetto della chiusura o limitazione di mense o per il sistema degli hotel e ristoranti. Buoni gli altri settori (metalmeccanico più 5,8 per cento; mobile più 3,8 per cento, abbigliamento e maglieria più 1,4 per cento), ottima la chimica-plastica (più 13,3 per cento). Detto ciò, le imprese hanno continuato a lavorare, si sono adattate a situazioni inimmaginabili e sono pronte a una ripartenza non appena i fattori esterni lo consentiranno. Per le industrie pistoiesi, fortemente orientate all’export, sarà importante poter riprendere a viaggiare in sicurezza; per questo il completamento del piano vaccini diventa un fattore di competitività che ci deve ormai essere garantito a breve”.

Prato

“La moda continua a essere attardata sulla via della ripresa – conclude il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord, Francesco Marini – Non è sorprendente, data la stretta connessione del mercato della moda con la socialità e quindi con il pieno ripristino della possibilità di incontrarsi, viaggiare, organizzare eventi. Ad ora, solo il mercato cinese sta dimostrando una forte dinamicità, tuttavia non certo sufficiente a compensare la stasi in Europa e Stati Uniti. Nel distretto pratese la produzione del tessile segna nel primo trimestre 2021, meno 8,8 per cento, un dato ben diverso da quelli molto più penalizzanti del 2020, ma comunque tale da farci dire che la ripresa segna il passo, come del resto conferma anche l’andamento nazionale del settore. Ancora più serio, ma anch’esso coerente col dato nazionale, il caso dell’abbigliamento, con meno 22,6 per cento, mentre la metalmeccanica, incentrata soprattutto sul meccano-tessile, dopo un 2020 molto pesante arriva nel primo trimestre 2021 a meno 1,7 per cento. In una situazione complessa come quella in cui si trova il distretto pratese è fondamentale cercare di capire quali siano le prospettive per l’immediato futuro: da questo punto di vista la rilevazione congiunturale tratteggia un quadro potenzialmente positivo, con tutti i comparti, inclusi i conto terzi, che hanno buone aspettative per il secondo trimestre.”

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