Bitcoin: in Sud Africa andata a segno una truffa per 3,6 miliardi di dollari

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Secondo le ultime notizie dal Sud Africa, tra la primavera e l’estate di quest’anno si è consumata quella che potrebbe essere la più grande truffa relativa a Bitcoin mai avvenuta nel Paese: mancano infatti all’appello ben 69.000 bitcoin, l’equivalente più o meno di 3,6 miliardi di dollari.

Se queste cifre possono sembrare da capogiro, basti pensare che intorno al cosiddetto BTC girano interessi miliardari da tempi non sospetti. Inoltre, sembrerebbe che l’interesse globale relativo a questi investimenti sia salito enormemente negli anni tra il 2018 e il 2021. Non è un caso, dunque, se programmi per lo scambio di criptovalute come BitQT, o ancora il software promulgato da Bitcoin Revolution stiano suscitando un certo interesse, proprio allo scopo di intervenire sul mercato delle crypto.

Ma tornando al Paese africano, cos’è accaduto esattamente? E come si è arrivati a tale spiacevole episodio?

Gli antefatti

Nel 2019 è stata fondata la piattaforma AfriCrypt, uno dei maggiori exchange più popolari in Sud Africa per possedere e scambiare criptovalute.

Questa piattaforma aveva raggiunto l’onere delle cronache in passato poiché prometteva ai suoi investitori guadagni mensili che andavano dal 2% all’11% dell’investimento iniziale. I livelli di investimento erano tre, e in base al tipo di account scelto si avevano diversi ritorni economici.

Nello specifico, i tre portafogli elettronici da selezionare erano:

  • Passive
  • Passive-Aggressive
  • Aggressive

La fiducia degli investitori era stata guadagnata grazie alla storia di successo dei fratelli Ameer e Raees Cajee, due ragazzi di 17 e 20 anni che avevano guadagnato milioni di dollari grazie all’interesse maturato da Raees in Bitcoin, quando aveva quindi appena 9 anni.

Secondo quest’ultimo, l’interesse nelle I.A legate alla criptovalute l’avrebbe aiutato a investire e guadagnare milioni di dollari in criptovalute, oltre poi aver minato (si presume) più di 100.000 Ethereum. Così facendo, i due fratelli hanno convinto diversi investitori di spicco, comprese alcune celebrità del Paese e ricchi sudafricani, che sono arrivati a investire tra i 100.000 e il milione e mezzo di dollari, per tentare di profittare con le criptovalute.

Come è nata la truffa?

Nella metà di aprile, gli investitori di AfriCrypt, compagnia sudafricana focalizzata su investimenti in criptovalute, hanno ricevuto una preoccupante email in cui si si spiegava come il sito stesse chiudendo a seguito di un massiccio attacco hacker.

Secondo i proprietari di AfriCrypt, l’hackeraggio sarebbe stato alla causa della chiusura e al conseguente congelamento di tutti gli account e portafogli elettronici ivi presenti. Ma non solo: l’email recapitata agli investitori chiosava con una supplica a questi ultimi di non contattare le autorità, in modo così da “velocizzare” il recupero dei dati e degli account persi senza interferenze esterne.

Il caso ha voluto che a seguito di questa email i due fratelli si siano dati alla macchia e siano da allora irraggiungibili.

Le conseguenze

Secondo le accuse degli investitori, i fratelli avrebbero prelevato dai wallet degli account legati alla piattaforma decine di migliaia di BTC e trasferiti in diversi siti “mixer”, cioè servizi adibiti a miscelare le criptovalute depositate con altre depositate da altri utenti, così da ritirare dei BTC “puliti”.

Al momento, l’autorità finanziaria sudafricana, la FSCA ha dichiarato in una conferenza stampa che agire efficacemente contro gli asset criptovalutari non è facile, poiché questi non sono regolati in Sud Africa. Di conseguenza, l’ente regolatore non è in una posizione da poter investigare quanto accade in questo mondo.

Resta il fatto che ad oggi dei fratelli Cajee non c’è nessuna traccia, così come non c’è traccia dei 3,6 milioni di dollari in Bitcoin che una volta erano presenti sulla piattaforma AfriCrypt.

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