Dazi dagli Usa, Confindustria: “Una scelta che rischia di essere deleteria anche per chi li ha posti”
Il presidente Matteini: “Il mercato statunitense è rilevante per il nostro territorio e gli effetti potrebbero farsi sentire”
“Quanto si temeva è avvenuto: i dazi ventilati dal presidente Trump sono una realtà, per quanto ancora da approfondire in tutti i loro aspetti applicativi e quindi nei loro effetti più o meno forti sulle merci esportate verso gli Usa”. A dirlo è Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord.
“In riferimento all’area Lucca-Pistoia-Prato – spiega – gli Usa pesano per l’8% del valore totale delle esportazioni, pari a 700 milioni di euro. Il 40% di questi è rappresentato dalla meccanica (macchine, apparecchi, mezzi di trasporto), il 23% dalla moda (abbigliamento, calzature, prodotti tessili), il 15% dagli alimentari, il 6% dalla carta e altrettanto da lavorazioni di prodotti non metalliferi. Il mercato statunitense è quindi rilevante per il nostro territorio e gli effetti dei dazi Usa potrebbero farsi sentire in maniera significativa”.
“Concordo con quanto rilevato da molti commentatori – dice ancora – il rischio più serio è di una vera e propria strozzatura degli scambi internazionali, innescata dai dazi Usa e alimentata da quelli che verranno verosimilmente stabiliti dagli altri paesi in un’ottica, che potrebbe essere non in tutti i casi raccomandabile, di reciprocità. Il consumatore americano avrà verosimilmente problemi ad acquistare prodotti di importazione con prezzi maggiorati, ma anche il consumatore europeo o di altre parti del mondo potrebbe trovarsi nella stessa difficoltà. Certi meccanismi sono delicati e impattano oltretutto non solo in maniera diretta sul consumatore finale e sulla domanda di prodotti, ma sulle intere catene di produzione, incluse quelle statunitensi. I dazi sui semilavorati e sulle materie prime, in particolare, vanno a danneggiare le produzioni del paese importatore: qualche voce di organizzazioni di produttori americani si è già levata per evidenziare i pericoli del nuovo regime daziario”.
“Ribadisco quanto ho già avuto occasione di dire: le norme in materia commerciale dovrebbero favorire gli scambi, non ostacolarli. La crescita dell’economia mondiale – di tutti i paesi, più o meno sviluppati che siano – è favorita da una circolazione delle merci libera e rispettosa delle regole del commercio internazionale, senza barriere tariffarie che limitino e distorcano i flussi. Quanto stanno facendo gli Usa non è costruttivo dal punto di vista economico: al contrario, rischia di essere gravemente deleterio per tutti, inclusi gli stessi Usa“.


