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Sanità, zone distretto: partita la discussione in commissione regionale

Con l’ampio lavoro di audizioni e prima dell’approvazione del testo da portare all’esame del Consiglio regionale, la commissione Sanità apre la fase del confronto tra i vari gruppi politici sulla riorganizzazione delle zone distretto. Il presidente Stefano Scaramelli ricerca la sintesi e apre alle minoranze: “Dopo aver ascoltato sindaci e Società della salute di tutta la Toscana, proviamo ad avvicinare le diverse posizioni in materia. Arriviamo a questo confronto politico con un lavoro non banale già compiuto. Ora dobbiamo raccogliere le indicazioni e le sollecitazioni che arrivano dalla maggioranza, ma anche dai consiglieri di opposizione, e tradurli in emendamenti. Non credo che riusciremo a stravolgere l’impianto della norma, ma faremo un lavoro di inclusione, tenendo conto di quello che abbiamo ascoltato”.

Il presidente fissa alcuni punti: “Una scelta politica va fatta: il nostro modello di gestione privilegiato è quello della Società della salute. La legge ci consente ora di mettere in campo tutti gli accorgimenti che la incentivino e la favoriscano”. Secondo elemento: “È un errore definire le zone distretto in base ai numeri, prepariamo un emendamento che superi questo criterio”. Terzo elemento: “Certezza delle risorse: le risorse sono dei territori e devono diventare certe, devono essere gestite dai territori e non restare nella discrezionalità delle direzioni generali delle Asl”. Ancora sulla Società della salute: “Proponiamo una accentuazione dell’incentivazione per chi farà la Sds, che dovrà avere meccanismi univoci e strumenti di partecipazione”. E ancora: “Devono essere restituiti livelli di autonomia alle zone che vengono accorpate, restituendo diritto di voto, peso e forza politica alle comunità più piccole, penso all’Amiata, alla senese, alla grossetana, alla Valtiberina, al Casentino, all’area volterrana e anche all’Empolese”. Scaramelli rilancia l’apertura ad un percorso condiviso: “Scriveremo questi emendamenti, proveremo a condividerli e li metteremo al voto: troveremo maggioranze per farli passare”. Resta il tema “della decorrenza della nuova legge: credo serva prudenza – sostiene Scaramelli –, non si può far partire dal primo di luglio, più razionale andare all’inizio del 2018”.
A conclusione del lavoro della commissione, sarà l’Aula a doversi esprimere sulla definizione territoriale delle nuove zone distretto, sugli aspetti normativi che regolano la fase transitoria, le scelte, gli incentivi, le metodologie adottate dai Comuni, i tempi di decorrenza della nuova zonizzazione.
Si ricorda che nel testo della riforma arrivato all’esame della commissione, gli ambiti territoriali vengono ridotti da 34 a 26, sulla base di alcuni criteri: le nuove zone distretto non possono comprendere più di 25 Comuni, né popolazione inferiore a 50mila abitanti. Non possono esserci zone distretto i cui Comuni afferiscano a due Asl differenti. La revisione si basa sulle stime, secondo le quali il 90 per cento dei bisogni socio-sanitari dei cittadini si riferisce alla zona distretto di appartenenza. Vengono accorpate le zone Alta Val di Cecina e Val d’Era; Bassa Val di Cecina e Val di Cornia; Empolese e Valdarno inferiore; Amiata senese, Val d’Orcia e Val di Chiana senese; Aretino, Casentinese e Valtiberina; Amiata grossetano, Colline metallifere e Grossetano. La proposta di legge detta inoltre una disciplina transitoria per garantire continuità nel passaggio dalle vecchie alle nuove zone distretto, prevedendo, tra l’altro, il processo di fusione per incorporazione, nell’ipotesi in cui nella stessa zona distretto esistano più Società della salute.

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