Sindrome di Down e autonomia, a Lucca l’esperienza di Casa Futuro

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Cosa fare se un figlio, giovane adulto con la sindrome di Down, esprime il desiderio di andare a vivere da solo? Ci sono due strade da percorrere: o cercare di convincerlo a restare ancora un po’, o spianare la strada per aiutarlo a continuare nel suo cammino di vita. I protagonisti della storia hanno scelto la seconda. La raccolta di narrazioni e riflessioni contenuta nel libro  Casa Futuro. Perché io no? racconta alcuni momenti emozionanti di questo cammino, non ha la pretesa di convincere nessuno, vuole essere solo un modo per aprire ai lettori la porta di quella casa e vivere insieme attimi di speciale normalità.

Si è svolto alla sala de La Pecora Nera a Lucca la presentazione del volume. Il pomeriggio si è aperto con l’introduzione della dottoressa Lorella Cruschelli, che la ha espresso la volontà di far conoscere anche a Lucca l’esperienza pisana di Casa Futuro. A seguire ha preso la parola la professoressa Tina Centoni, dirigente del comprensivo Carlo Piaggia di Capannori, che ha sottolineato la difficoltà di qualsiasi genitore nel vedere il proprio figlio lasciare il nucleo familiare per intraprendere una vita autonoma.
Fortemente emozionante l’intervento dell’autrice, la dottoressa Edi Cecchini, che ha letto ai presenti alcuni passi del libro dai quali è emerso il coraggio di due genitori che hanno consentito, non senza difficoltà, al proprio figlio di vivere in completa autonomia nonostante il pensiero comune.
Tra le varie persone che sono intervenute nel corso del pomeriggio ci sono stati anche Marco e Andrea, due inquilini di Casa Futuro, che hanno raccontato la loro esperienza in prima persona rispondendo alle domande del pubblico. Grande gioia quando è stato annunciato l’imminente arrivo in Casa Futuro di una nuova coinquilina, Claudia, fidanzata di Marco.
L’incontro è stato fonte di grande partecipazione emotiva ed espressione di un’affettività collettiva che ha dato la speranza a molti genitori di ragazzi portatori di disabilità che tutto sia possibile. Facendo conoscere il loro percorso di autonomia per il figlio con sindrome di Down, i genitori/autori hanno voluto estendere la loro esperienza affinché altri genitori prendano in esame questa possibilità, seppur irta di difficoltà organizzative e, soprattutto, emotive. Ma, come il titolo del libro, perché io no?
La presentazione si è conclusa con una speranza: diffondere l’energia e l’esperienza di una famiglia che ha lottato affinché la felicità è la volontà del proprio figlio fosse realizzata.

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