Lanfri verso il guinness: “Scalerò l’Everest”

Andrea Lanfri vuole “alzare l’asticella” e dopo l’addio, almeno temporaneo, all’atletica leggera, punta tutto sull’alpinismo. L’obiettivo è fissato per l’aprile-maggio del 2020 e rappresenta l’occasione di centrare un primato da guiness: raggiungere la vetta dell’Everest e “toccare il cielo con tre dita” – come lo sportivo paralimpico ha definito questa impresa. Sì, perché il giovane di Sant’Andrea di Compito sarà il primo uomo al mondo a raggiungere gli 8848 metri della vetta dell’Himalaya con amputazioni agli arti superiori e inferiori. Un obiettivo che in passato avevano provato a conseguire, senza successo, un atleta paralimpico cinese e un neozelandese. Lanfri, però, non vuole fallire e ha già iniziato a curare ogni dettaglio di una spedizione che gli richiederà resistenza fisica, nervi saldi e un’attrezzatura leggera.

Prima tappa di avvicinamento all’Everest sarà lo scalare, nuovamente, il Monte Rosa per proseguire, in mountain bike, alla volta di Santiago di Compostela: un percorso di biathlon (alpinismo e ciclismo) che Lanfri intraprenderà giovedì (20 giugno) e concluderà il 6 luglio, giorno in cui tornerà a Bologna in aereo. Impresa che ha ricevuto il nome di From summit to the Ocean, dalla vetta all’Oceano. “Saranno tre settimane intense: nella prima parte del percorso – spiega Lanfri – con me ci saranno la mia compagna Natascia e una coppia di amici. L’obiettivo è piazzare di nuovo la bandierina sulla Punta Durfour. Ormai il Monte Rosa è un percorso che conosco, so come muovermi. Una volta tornati a valle, solo io e Natascia proseguiremo in bicicletta, lungo il percorso dei pellegrini, con mountain bike fornite dalla Tmp Bike di Rovigo, partner ufficiale di questa avventura, che ringrazio”. Una vicinanza ad Andrea Lanfri che non è mancata, nel tempo, anche da parte della Lucar, che ha messo a disposizione i propri spazi per presentare la nuova impresa dell’atleta: “Crediamo nella forza del messaggio che l’impegno di Andrea esprime – ha detto Giorgio Serafini, proprietario della concessionaria – e volentieri l’abbiamo supportato e supporteremo”. Presente anche l’associazione Lucca senza barriere, rappresentata dal suo presidente Domenico Passalacqua: “Da marzo Lanfri è nostro testimonial – ha detto – e lo ringrazio per la disponibilità dimostrata nel seguire le attività di sensibilizzazione condotte con i ragazzi. A luglio parteciperà ad alcuni camp estivi e sono in programma delle passeggiate dalla Lucar fino alle Parole d’Oro con alcune juliette, che sostituiranno le carrozzine e consentiranno percorsi di trekking anche ai ragazzi disabili: giornate in cui Lanfri racconterà la sua storia e ci accompagnerà nel percorso”. Dopo aver raggiunto Compostela, Lanfri continuerà il suo allenamento in Nepal, partendo il 4 ottobre verso la punta Hiunchuli (7246 metri), che guarda verso l’Everest. “Trascorreremo in tenda 38 giorni, io e Luca Montanari. Saremo in tre, in tutto, e lancio un appello: se un atleta che ha esperienza di vette di almeno 6000 metri volesse unirsi, sarebbe il benvenuto”. Il primo campo base è a 4950 metri, mentre l’ultimo a 6550 metri. “Per me il percorso è, solitamente, più impervio nella discesa. Tendenzialmente, scalo con maggior agilità su neve e ghiaccio, mentre la roccia mi crea qualche problema in più perché il piede deve adattarsi a terreni sempre diversi, e non è facile con le protesi”. Una sfida che Lanfri vorrebbe vincere limitando al massimo l’utilizzo dell’ossigeno e alla quale si sta preparando anche con intense sessioni di nuoto. L’operazione Everest ha un costo complessivo – tra permessi, viaggi, attrezzatura – di 50mila dollari. Una cifra in parte coperta dai partner, in parte supportata ‘dal basso’ sulla piattaforma Eppela dal nome Oso (ogni sport oltre) della Fondazione Vodafone Italia. “Il rischio maggiore saranno le condizioni meteo, per questo andremo tra aprile e maggio. Ma ci confronteremo prima con le guide locali, per predisporre al meglio l’impresa. Conto di portare con me una tuta calda nella parte superiore del corpo e meno sulle cosce, perché il sudore potrebbe causare dei problemi con le protesi. Con l’ortopedia Michelotti sto sperimentando nuove protesi ultraleggere, che in parte testerò anche sul Monte Rosa e in Nepal”.

Elisa Tambellini

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