Rsa, Truglio: “Non si possono abbandonare le famiglie”

"La Regione deve chiedere urgentemente al governo di trovare finanziamenti"

Un mix tra angoscia e rabbia per un’odissea diventata un vero e proprio “incubo”, fatto di risposte negate o poco chiare. Gina Truglio, dopo la lettera inviata al presidente delle Regione Enrico Rossi, prosegue la propria battaglia per la salute della propria madre. In ballo c’è la salute delle persone care e sul tavolo l’annosa questione dei costi nelle Rsa e soprattutto della cosiddetta quota sanitaria.

Gina Truglio risponde a tono alla risposta dell’assessore Saccardi: “Non va bene che alla mia lettera si risponda con il cercare i fondi europei per le badanti: vuol dire che la sanità toscana ha fallito. Noi come famiglia abbiamo già dato in termini economici, non abbiamo altro. Mia madre in questo momento è a Maggiano, seguita in un modo commovente. Ma la spesa è troppo alta: un’anziana in carrozzina invalida al 100% deve avere la continuità delle cure, non può essere abbandonata dal sistema perché servono letti. Non si può scaricare tutto sulle spalle della famiglia”.

“Nei giorni scorsi – esordisce Gina Truglio – ho scritto una lettera indirizzata al presidente Rossi, personalmente ignorata da lui, per descriverle la mia situazione, che però uguale (se non peggio) a centinaia di altre persone. Volevo solo metterlo al corrente (visto che è stato anche per dieci anni assessore alla sanità) dello stato in cui versano molte famiglie. In realtà si potrebbe dire che tecnicamente mi hanno risposto gli uffici (in maniera sbagliata e imprecisa, ma queste sono sottigliezze) sbandierando anche dati sensibili, ma d’altronde andavo punita visto che ho avuto l’ardire di trascinarli pubblicamente e di additarli come incompetenti. Chiedo scusa, volevo solo risposte! Se avessi avuto le informazioni necessarie che chiedevo privatamente adesso non sarei qui ad annoiarvi con i miei problemi”.

“Sono rimasta perplessa – prosegue – dalle dichiarazioni dell’assessore Saccardi comparse sulla Nazione e le voglio chiedere se si rende conto veramente e se ha mai toccato con mano che cosa passa una famiglia che ha un disabile in casa, altrimenti non avrebbe parlato di badanti e di procedure. Ma andiamo con ordine. Quello che vedo con tanta tristezza è che rispetto a 20 anni fa, quando piombammo d’improvviso nella tragedia della malattia del mio babbo le cose non sono migliorate anzi. O sì, sulla carta c’è di tutto, ma nella pratica non molto, o per lo meno non nella sua interezza come invece prevederebbero le Leggi, prima fra tutti la nostra Costituzione. All’epoca riuscire a capire cosa era l’Adi (Assistenza domiciliare integrata) fu un’odissea. Nessuno me lo spiegava, ho scoperto dopo che era così che funzionava, non c’erano soldi e quindi non andava pubblicizzata. Adesso si sciorinano dati e numeri ma il servizio non è applicato nella sua interezza, però i dati e i numeri sono un bello specchietto per le allodole, lo dico tante volte qualcuno li pubblicasse. Badate bene che venti anni fa con la mia famiglia, non ci fermammo minimamente a pensare che potevamo avere diritto a dei contributi come sto facendo adesso, all’epoca reclamavo i servici che sulla carta c’erano. Come adesso. Sui contributi nemmeno a pensarci, quando c’è un’emergenza ti rimbocchi le maniche e ti sostituisci allo Stato, alla Regione. Così noi abbiamo venduto quello che avevamo che era la casa, però i soldi non sono bastati e quindi facemmo anche dei prestiti e un altro mutuo. Ma a suon di lottare e di chiedere avevamo capito quello che c’era da fare, che era già tanto”.

“Vent’anni dopo – racconta Gina Truglio – mi ripresento ahimè sulla scena, talvolta stesse persone talvolta no. Il mio atteggiamento all’inizio è stato proprio di totale accettazione, non volevo litigare. Ma quando ti indicano dei giorni di apertura al pubblico e non riesci a parlare con nessuno; oppure ci riesci ma chi ti risponde ha fretta e ti suggerisce di richiamare, ma te non hai più tempo, allora le cose cominciano a complicarsi, oppure se si chiede educatamente una cosa e vieni ignorata come se dall’altra parte ci fosse un sordo allora mi sembra di rivivere un terribile dejavu. A me dispiace se gli uffici sono sotto organizzati, è sotto gli occhi di tutti in che condizioni versano gli uffici pubblici: manca la benzina alle auto della polizia, la carta nelle scuole. Ma dobbiamo fermarci un attimo. Il ruolo di un funzionario pubblico è quello di dare la disponibilità alle informazioni e aiutare con tutte le proprie forze chi non ce la fa, a volte nemmeno a capire”.

“Se ho fatto una lettera pubblica -conclude Gina Truglio -, che ha fatto arrabbiare molto gli addetti ai lavori e mi ha fatto completamente ignorare dal governatore Rossi, è perchè anche la mia vita è sotto organizzata, anche il mio lavoro è molto sotto organizzato ma sono affari miei, il mio stipendio me lo devo guadagnare e se non ce la faccio a fine mese è triste molto triste. Quello che voglio dire è che se non vengono date le giuste informazioni non va bene. Lo dico con grande tristezza assessore Saccardi, ma non va bene che si risponda che cercheremo fondi europei per le badanti perchè allora vuol dire che la sanità toscana ha fallito. Gli apparati che sono i medici di famiglia, gli assistenti sociali e i reparti ospedalieri devono aiutare le famiglie, spiegando con chiarezza i servizi. Nessuna procedura al mondo attiva questo, a meno che non sia una procedura che attiva cuore e testa. Voglio sentire e vedere un amministratore pubblico che dichiara di aver provato a sbloccare fondi, ma per davvero, e che non ce l’ha fatta. Noi come famiglia abbiamo già dato in termini economici, non abbiamo altro. Non voglio passare da figlia degenere ed egoista perchè non sono in grado di pensare alla mia mamma. Non è vero, non ci sto. Però non posso più sostituirmi a voi, lo faccio già per quello che posso e me lo dico da sola, faccio già tantissimo. Chiedere urgentemente al governo di trovare soldi come fanno periodicamente Alitalia o gli F35. Domattina quando esco di casa non ho un jet da pilotare mentre nelle realtà ci sono tante famiglie da aiutare”.

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