La digitalizzazione dei musei al centro della boarding class al liceo classico di Barga

Così un'insegnante di storia dell'arte ha sfidato la didattica a distanza

La digitalizzazione dei musei. E’ stato questo l’argomento cult della boarding class del liceo classico Ludovico Ariosto di Barga formata dalla professoressa Riccarda Bernacchi per alleggerire l’insegnamento della storia dell’arte nell’anno della didattica a distanza.

“La storia dell’arte è una di quelle materie, che difficilmente si pensava potesse essere trattata online, se non in brevi e misurati corsi ad hoc. Eppure, così è stato – racconta Bernacchi -. La domanda, a cui si è cercato di dare risposta, è stata quella di trasmettere conoscenze attraverso nuove modalità. Dove conoscenza non è sinonimo di nozione, ma di frammenti di vita vissuta dagli artisti e dalle loro opere d’arte in epoche diverse, con diverse concezioni e visioni del mondo, con le stesse inquietudini umane, professionali e familiari che ogni persona ha vissuto e vive tuttora.  E’ nata così l’idea di discutere, parallelamente al programma ministeriale, con gli studenti della digitalizzazione dei musei, argomento cult in primis per il Mibact e poi in diversi ambiti della cultura, dell’arte e dell’economia“.

Una boarding class formata da 16 studenti della terza, quarta e quinta F del liceo classico ha così visitato i siti dei più grandi musei in Italia e nel mondo che durante il 2020 hanno incrementato la loro presenza in web, ha scaricato l’App Google Arts and culture, ha letto in classe e a casa documenti, riviste specializzate e interviste, non ultima quella rilasciata dal Ministro Franceschini proprio sull’argomento alla fine del mese di novembre, ha fatto riferimento al Piano triennale per la digitalizzazione e l’innovazione dei musei e ha guardato i video promozionali nati durante il lockdown dei più grandi istituti museali al mondo.

“Se inizialmente questi adolescenti erano smarriti e stupiti, è bastato poco per attivare la loro creatività e immaginazione – racconta Bernacchi -. Gli studenti si sono interrogati su cosa si sarebbero aspettati da un museo o da una mostra online e hanno dato il meglio di sé. Ne è nato un documento articolato secondo i loro gusti e le tendenze del momento. Oltre 20 pagine in cui ognuno di loro ha proposto soluzioni alternative. C’è chi si è ispirato ai modelli museali per l’Acropoli di Atene o della Reggia di Caserta, chi ha pensato ad  un blog che si apra per le opere d’arte visitate, chi ha ideato percorsi tematici o del colore, dedicati alla sensorialità. C’è chi ha scelto un testimonial per la promozione del museo, come è stata la Ferragni agli Uffizi, ma anche compositori e musicisti che oggi hanno attinto all’asset del patrimonio culturale per promuovere la loro arte. Chi ha pensato a brevi ed emozionanti narrazioni orali per i visitatori virtuali, racconti di aneddoti e curiosità nascoste sulle opere d’arte o sugli artisti, oppure chi ha pensato ad un gioco o ad un app da creare appositamente. Se alcune di queste proposte sono già realizzate negli istituti più lungimiranti, altre potrebbero essere tutte messe al vaglio e in campo affinché questa situazione critica diventi un’opportunità reale di crescita e sviluppo”.

“Digitalizzare un museo, infatti, non è una mera trascrizione di contenuti sul web, dalla museologia alla museografia, significa indossare i panni del pubblico, quello già interessato e quello ancora da catturare, per età e per interessi – conclude Bernacchi -. Significa ricercare, indagare, intuire ciò che la cultura ha ancora da raccontare nel presente, nel passato e nel futuro”.

 

 

 

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