Lucca Family Net, l’avvocata Maggini: “Benessere lavorativo possibile con accordi di secondo livello”

La consigliera di parità della Provincia: "Prendere esempio dalle imprese del territorio che hanno la casa madre all'estero"

Bilanciamento tempi di vita e benessere sul luogo di lavoro. Proseguono le attività del progetto Lucca Family Net che la Provincia ha ideato e sta portando avanti in tutto il territorio per promuovere la cultura del bilanciamento vita e lavoro, mettendo in atto per prima al suo interno un percorso di certificazione.

Dalle testimonianze portate da relatori e partecipanti emergono diverse buone pratiche di successo in atto da tempo, già da sole pienamente convincenti rispetto all’adozione di un nuovo modello di gestione, che vedono persone più serene al lavoro e a casa, nonché aziende che godono di benefici fiscali, oltre a concretizzare quella che viene chiamata “responsabilità sociale di impresa”.

Katiuscia Maggini, avvocata specializzata in diritto privato del lavoro e consigliera di parità della Provincia di Lucca dal 2020, cita come esempi realtà private e pubbliche: l’Asl della Provincia di Lodi che ha inserito forme di flessibilità oraria in entrata e uscita, istituito una banca ore e la facoltà di utilizzare lo straordinario con assenze dal lavoro, Vodafone che ha attuato un accordo integrativo aziendale sulla flessibilità oraria e un’integrazione al 100% dello stipendio nei primi 4 mesi di astensione facoltativa dal lavoro, Allianz Spa che a Trieste e a Milano ha realizzato asili di infanzia aziendali e a Milano un circolo interaziendale che prevede visite culturali viaggi e corsi a prezzi agevolati, la Provincia di Firenze che con Mamme in Giosi2 offre la possibilità di part time reversibile e flessibilità oraria per la cura di persone a carico, oltre alla formazione dai congedi parentali. Alcune di queste iniziative sono frutto di un accordo di secondo livello, che necessita di un grande lavoro di concertazione ma che offre due grandi vantaggi perché attua una logica win win.

“A livello territoriale, in seguito alla legge 125/1991 sulla parità di genere e alla 53/2000 sulla flessibilità – spiega Maggini – c’è da tempo la possibilità normativa di realizzare degli accordi detti ‘di secondo livello’ che hanno la forza di contratti collettivi nazionali. Più soggetti, anche privati e pubblici insieme, possono accordarsi per realizzare all’interno delle proprie realtà politiche di benessere lavorativo e bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro inseriti in un accordo coi lavoratori e tra aziende. Quanto più è forte e vasto questo accordo, tanti più vantaggi vengono riconosciuti in termini di defiscalizzazione, oltre che di miglioramento degli ambienti di lavoro e, come dimostrano gli studi in materia, anche di produttività. Attenzione però perché un accordo dev’essere attuabile in ogni singolo soggetto aderente, anche in situazioni che, come nel territorio italiano, si caratterizzano per una grande varietà di dimensioni e caratteristiche. Inoltre, è condizione essenziale che le richieste, la spinta, le esigenze, vengano dal basso, che al tavolo si siedano i lavoratori attraverso rappresentanze qualificate”.

“Qualsiasi accordo che vada verso welfare e flessibilità – conclude Maggini – è tanto buono quanto nasce da un interscambio. Gli esempi del nostro territorio più significativi sono quelli di imprese che hanno la casa madre all’estero, che chiede alle sedi nel mondo di adeguarsi. Qui troviamo l’utilizzo di isole del tempo, settimane concentrate, banche ore, permessi non goduti da convertire in giorni dedicati alla famiglia. Se per caratteristiche produttive le aziende dei comparti lucchesi si prestano poco ad una remotizzazione del lavoro o a una flessibilità oraria, ci si può orientare verso il sostegno alla cura e alla famiglia. Nel nostro territorio è possibile realizzare pratiche di bilanciamento vita-lavoro se si attua una collaborazione territoriale, e la Provincia come ente promotore ha in questo senso un ruolo di primo piano”.

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