A San Cassiano e San Pietro a Vico la ‘Giornata della dolcezza’ per le missioni di padre Pietro Rinaldi

Si ripete l'attività dei volontari lucchesi nei giorni in cui si festeggia il compleanno del parroco

Nelle parrocchie di San Cassiano a Vico e San Pietro a Vico, il prossimo sabato (29 gennaio) e domenica si terrà la ventunesima edizione della Giornata della dolcezza, manifestazione nata per sostenere la missione del compaesano missionario saveriano padre Pietro Rinaldi.

La sua terra di missione è la Repubblica Democratica del Congo, in mezzo a gente provata dalla miseria. Orfani causati guerra, bambini abbandonati che Padre Pietro toglie dalla strada e che hanno bisogno di tutto; malati che non possono curarsi; persone che dormono in strada sul cartone; famiglie che non hanno la possibilità di mandare a scuola i figli. Ordinato sacerdote nel 2004, padre Pietro fino all’ottobre del 2017 ha operato nella periferia di Kinshasa, nella parrocchia di San Bernardo per poi spostarsi a Bukavu come responsabile della casa provinciale dei saveriani. Dopo un periodo di studio a Parigi nel 2019 è rientrato in Italia perché i suoi superiori gli hanno dato un incarico a Tavernerio, in provincia di Como ed attualmente è rettore della comunità saveriana di San Pietro in Vincoli a Ravenna.

Costretto in Italia durante la pandemia scrive: “Ho vissuto questi due anni difficili di chiusure e paure nella comunità saveriana di Tavernerio. Ringrazio i confratelli e tutte le persone che mi hanno accolto fraternamente.  Ora mi hanno chiesto di trasferirmi a San Pietro in Vincoli per una nuova esperienza di servizio fraterno e di missione. Spero di essere come quel rametto di manioca che dove cade mette radici e porta frutto. Spero di poter imparare molto dalla bella gente della Romagna e insieme vivere guidati da Gesù che ci vuole “fratelli tutti”, secondo anche l’ideale saveriano di fare del mondo una sola famiglia.”

Nonostante la lontananza dall’Africa sospira ogni giorno in attesa di ripartire per la sua Bukawu e segue quotidianamente i problemi della sua missione anche dall’Italia, prodigandosi per aiutare ”i suoi bambini e i suoi ragazzi”.

“Io sognavo e pregavo – dice – per rientrare nell’imminente in Congo, il Signore ha disposto altrimenti. I superiori continuano anche oggi a dirmi di aver fiducia e di aiutarli per un tempo non lungo, hanno troppo bisogno del mio aiuto… si vede che devono trasportare tanta legna per l’inverno, per aver così bisogno di un asino. È impossibile non amare i congolesi, la loro gioia nonostante la sofferenza, l’entusiasmo nella fede, la saggezza, l’accoglienza e la fraternità. La mia esperienza in Congo è stata bellissima, con tante difficoltà, spesso non dovute al popolo congolese che, al contrario, mi ha guidato per mano per farsi conoscere.  Santa Madre Teresa di Calcutta dirà: “Finché avrò fiato darò tutto per la Carità”. Oggi, io dico parlando di me che “fino a che avrò fiato sarò missionario”, ovunque, ma in particolare in terra di missione”.

Insieme al suo impegno primario di portare Gesù e il Vangelo a popoli lontani, padre Pietro non può chiudere gli occhi sulle miserie umane che si incontrano in Congo. Scrive in una delle sue lettere da Bukavu: “Una nota dolente e che fa male al cuore sono gli anziani soli abbandonati che vivono in situazioni di indigenza estrema. Io spesso faccio il giro in parrocchia per confessarli e dar loro i sacramenti e mi imbatto in realtà troppo dure da sopportare: la solitudine, la mancanza di cibo, di assistenza e di cure. Un uomo non dovrebbe arrivare alla sera della sua vita e lasciare il mondo nella disperazione. L’altro giorno ero instrada a piedi di ritorno dal mercato, ero andato a comprare un po’ di verdure per il nostro pranzo, e vidi seduta in parte con la faccia rivolta verso il muro una donna anziana, tutta sporca, scalza e che non faceva che tossire. Mi fermai un attimo, la guardai e fui preso da una desolazione tale che le diedi un piccolo aiuto e andai avanti. Mille pensieri mi vennero allo spirito: quella donna un giorno era una neonata, poi una bambina, aveva dei genitori ed oggi era finita in strada. Era forse quello il progetto che i suoi genitori ebbero su di lei quando l’accolsero in questo mondo? Penso proprio di no! Ciò nonostante la vita le aveva riservato una terribile sorpresa, la miseria”.

Il 27 gennaio è il compleanno di padre Pietro e i volontari voglio fare in modo che lui possa continuare ad aiutare quei bimbi, quegli anziani, quei malati. “Anche quest’anno, a causa della pandemia – dicono – non potremo donare dolci in cambio di offerte. Comunque sia, noi non vogliamo perdere la dolcezza, quella che abita nella profondità del nostro cuore e che è capace di donare anche senza prendere niente per sé, per questo raccoglieremo offerte per la missione. Tutte le offerte raccolte andranno a padre Pietro, senza intermediari ed in modo sicuro, come è sempre stato in questi ventuno anni di solidarietà”.

L’offerta è libera. Per un esempio con 5 euro si compra una zanzariera per difendere un bambino dalla malaria, con 200 euro circa si può pagare il ricovero di un malato grave in ospedale oppure pagare poco più di metà anno scolastico a un bambino.

Padre Pietro saluta così: “Io vi porto nel mio cuore e nelle mie preghiere. Vi sento vicini a me. Grazie per il vostro affetto e per i vostri sforzi per sostenermi. Accendete tanti sorrisi sul visino di questi figli!. Grazie al vostro buon cuore animato dalla fede la quale compie sempre meraviglie. Dio benedica tutti voi. Un abbraccio. Vi benedico. Vostro Pietro”.

E i volontari rispondono: Auguri Pietro! Siamo tutti con te!.

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