Urbanistica, focus su ville e grandi architetture nel verde: oltre 270 i ‘gioielli’ meno noti di Lucca

Schedate 260 ville e 15 grandi architetture isolate nel territorio rurale per il quadro conoscitivo del nuovo strumento urbanistico

Luoghi di non comune bellezza. Sono le ville che a partire dal Cinquecento hanno conferito identità alle colline di Lucca, ma anche le grandi strutture architettoniche isolate e diverse tra loro – dall’ex manicomio di Maggiano alla certosa di Farneta – che puntaggiano il territorio comunale. Un patrimonio di sistemi paesaggistici e di episodi insediativi che il nuovo piano urbanistico potrà normare nel dettaglio grazie all’approfondito lavoro di schedatura condotto dall’architetto e storico dell’architettura Gilberto Bedini e dall’architetto Michela Biagi di Terre.it.

“È il livello di accuratezza e di dettaglio col quale il territorio è stato messo sotto la lente di ingrandimento che qualifica la redazione di questo primo piano operativo. Abbiamo voluto il meglio – dice Serena Mammini, assessora all’urbanistica del Comune di Lucca – per arrivare a uno strumento completo e di facile e univoco utilizzo, per gli uffici comunali, per i professionisti e per i cittadini. Abbiamo messo insieme le più aggiornate conoscenze e un’infrastruttura informatica in grado di organizzarle e restituirle, con pochi clic, per ogni punto del territorio”.

serena mammini

E le ville non fanno eccezione. Ce ne sono ben 260, e per ognuna sono stati letti i segni impressi in quel paesaggio che, senza la loro presenza, oggi non sarebbe così riconoscibile. Sì, perché la villa è un sistema e il palazzo ne è solo il cuore, all’interno di quel muro in pietra, la cosiddetta chiusa, che separa lo spazio per ‘ozi e uffizi’ dalle coltivazioni agrarie che ordinano l’intorno. Un viale alberato raggiunge perpendicolare il palazzo e si fa asse lungo il quale si organizzano gli altri elementi che qualificano il sistema-villa: la cappella privata o l’oratorio, la limonaia o altre pertinenze utili al funzionamento dell’azienda agricola; i giardini all’italiana, le siepi, il parco alberato, il teatro di verzura, le fontane, le vasche ornamentali, i ninfei, le grotte. E, nelle vicinanze della chiusa, panche di via per il riposo dei viandanti e dei pellegrini.

Nel Medioevo gli insediamenti fuori dalla cinta muraria della città erano per lo più palazzine di caccia, i cui moduli di facciata con portico sono rintracciabili anche nella ben nota villa Guinigi, oggi sede di uno dei due musei nazionali di Lucca. Così l’architetto Gilberto Bedini: “La villa, intesa come centro aziendale con un ruolo ben chiaro nella campagna, già a partire dal Cinquecento presenta tratti comuni, ricorrenti, tanto da diventare ‘tipologia’, come ebbe a riconoscere Giovanni di Vincenzo Saminiati col suo Dell’edificare delle case e dei palazzi in villa, e dell’ordinar di giardini ed orti. Le famiglie nobili scelgono, per questi nuovi insediamenti, luoghi ameni e panoramici, in rapporto dialettico con la città: il paesaggio collinare sarà plasmato dal sistema delle ville fino a tutto l’Ottocento. Già a partire dai primi anni del Novecento troviamo solo nuove residenze signorili di campagna, senza relazioni con i terreni agricoli circostanti”.

Il piano strutturale approvato dal Comune di Lucca nel 2017 localizza e classifica le ville non come oggetti nel paesaggio ma come porzioni di paesaggio. Una visione diversa che ha ricadute dirette sulla disciplina urbanistica in corso di definizione: “Se si considera la villa come sistema – dice l’assessora Mammini – le regole comunali di governo del territorio andranno a preservare i collegamenti visivi e funzionali tra le ville e tra le ville e la città, a tutelare i rapporti simmetrici e la qualità degli spazi esterni e interni alla chiusa, a valutare la possibile riconfigurazione di un paesaggio agricolo che, nel tempo, ha perso la sua leggibilità”.

“Il tema è complesso – aggiunge Bedini – e per essere affrontato nel contesto della pianificazione e dell’organizzazione operativa del territorio è necessario mettere insieme competenze di architettura e di agronomia, di idraulica, di botanica, di morfologia. È importante che non si possano più verificare episodi come quello della villa del cardinale Spada, già Buonvisi, a Monte San Quirico. Un luogo significativo, che include una cappella con i dipinti che ritraggono la storia del Volto Santo, i cui valori paesaggistici sono stati interrotti da una villetta a un piano costruita sul finire del secolo scorso lungo il viale alberato che conduce al palazzo”.

Stessa ‘musica’ per le grandi strutture architettoniche isolate: il castello di Nozzano, il convento dell’Angelo, il convento di San Cerbone, Montecatino, Monte San Quirico, la certosa di Farneta, la colonia di Mutigliano, la colonia solare, il Foro Boario, il nosocomio di Maggiano, il Carmelo di Sant’Alessio, il seminario arcivescovile, il preventorio di Arliano. Tutti insediamenti collocati, come le ville, in un contesto paesaggistico riconosciuto. La disciplina urbanistica, col nuovo piano operativo, identifica e norma puntualmente gli ambiti, andando oltre l’ordinaria zonizzazione del territorio rurale.

certosa di farneta

Spiega l’architetto Michela Biagi di Terre.it, che ha dettagliato le schede di questi ulteriori luoghi significativi della Lucchesia: “La rappresentazione è il linguaggio col quale l’urbanistica si esprime e il quadro progettuale del piano, che verosimilmente sarà pronto per essere discusso in commissione a fine gennaio, sarà chiaro e preciso, anche grazie al grado di dettaglio e di ordine raggiunto dal quadro conoscitivo. La precisa identificazione cartografica degli ambiti restituirà uno strumento puntuale e univoco che faciliterà le pratiche autorizzative degli uffici”.

Per ogni villa e per ogni grande struttura architettonica isolata è stata redatta una scheda che, anzitutto, inquadra l’area – dalla denominazione all’ubicazione, con tanto di foto scattate nel corso dei rilievi che per 10 mesi hanno impegnato la squadra di professionisti al lavoro sul territorio per censire il patrimonio edilizio storico.

Si procede quindi con una descrizione, che ne illustra il valore culturale, corredata di bibliografia. Segue la localizzazione con foto aerea dall’aggiornata banca dati della Regione Toscana e il repertorio cartografico, che comprende il catasto borbonico preunitario, quello d’impianto 1939-1950, l’ortocarta del volo Gai (gruppo aeronautico italiano) del 1954 e il catasto attuale.

Ogni scheda presenta nel dettaglio il sistema delle tutele che insistono sull’area in oggetto a prescindere dalla pianificazione comunale: dai vincoli diretti sul bene a quelli determinati dal paesaggio e dalla presenza di boschi, laghi, sponde fluviali. Ma non solo: ci sono anche i vincoli igienico sanitari, da quello idrogeologico alle fasce di rispetto da strade, elettrodotti, cimiteri, pozzi e sorgenti, attrezzature tecnologiche. Infine, non poteva mancare il riferimento al piano strutturale del 2017 e alle sue invarianti, alla sua carta del patrimonio territoriale e alla strategia dello sviluppo.

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