Verso il piano operativo: la corte lucchese e i centri storici minori tra conservazione e residenza

Il lavoro di schedatura del patrimonio storico del Comune di Lucca servirà come base per scrivere le nuove norme di uso e trasformazione

Come tutelare l’identità del patrimonio insediativo di impianto storico – dalle corti agli agglomerati di antica formazione, fino ai centri più piccoli che punteggiano il territorio – e, al tempo stesso, curarne la vitalità che solo la residenza può assicurare? È questa una delle partite più interessanti che sta impegnando, in questi mesi, la squadra al lavoro per il nuovo piano operativo del Comune di Lucca coordinata dall’ingegnere Antonella Giannini. La risposta sta prendendo forma sulla base di conoscenze solide e di un evoluto sistema informatico che ordina e rende facilmente interrogabili carte, fotografie, analisi dell’edificato e dei suoli.

Sono state oltre 700 le corti individuate, e circa 350 gli agglomerati di matrice storica derivata dalla corte. A questi insediamenti, letti con indagine di maggiore dettaglio in scala 1:2000, si aggiungono circa 15 centri di antica formazione presenti nel territorio urbanizzato e 55 nuclei di impianto storico che costellano il territorio rurale. Per ogni unità, una scheda dettagliata che – sia chiaro – non entra nel merito dello stato di conservazione o del valore: non è questo il compito dell’urbanistica. Sono descritti semmai i caratteri, le tipologie edilizie e i rapporti tra pieni e vuoti che rendono lo schema insediativo antico riconoscibile ancora oggi.

La corte, per esempio: nasce a servizio di un’economia e di una società agricola che oggi non ci sono più. Eppure è un sistema che qualifica la Lucchesia al punto che anche il piano di indirizzo territoriale (Pit) della Regione Toscana indica la necessità di conservarlo nella sua interezza e nei suoi rapporti tra spazi costruiti e spazi aperti, quando ancora possibile. Sì, perché la corte funzionava e funziona laddove è mantenuto l’equilibrio tra una stecca di case in schiera, la controstecca dei fienili, lo spazio aperto comune e il reticolo di orti e seminativi pertinenziali raggiungibili da un intreccio di redole e viottoli. Indipendentemente dalla trasformazioni d’uso che nel tempo sono sopraggiunte, è il sistema insediativo ancora oggi ben leggibile che avrà bisogno di norme chiare, nella proposta di piano, per rimanere tale e al tempo stesso continuare ad attrarre residenza.

“Non c’è bisogno di dettagliare cosa sia una corte – ha commentato l’assessore all’urbanistica Serena Mammini nel corso della commissione consiliare dedicata al tema – perché tutti noi che abitiamo questo territorio ne abbiamo fatto o ne facciamo esperienza, più o meno direttamente. La corte è un organismo vivo e antico, che fa sintesi di relazioni tra gli spazi e tra le persone. È un microcosmo compiuto ma non chiuso: col piano operativo sono state perimetrate tutte le unità ancora definibili come corte ma anche tutti gli agglomerati che, a partire dalla corte, hanno cambiato aspetto col tempo, come attratte dalla polarità urbana rappresentata dal centro storico nella sua fase di prima espansione oltre le Mura in epoca umbertina postunitaria. Le norme che stiamo scrivendo vogliono conservare l’identità del sistema-corte, così prezioso perché vissuto, senza ingessarne evoluzioni adatte alle esigenze della società dell’oggi”.

Il tema è molto caro all’assessore Mammini, che nel 2005 ha collaborato con il professor Roberto Mannocci, presidente della sezione lucchese di Italia Nostra, alla redazione degli atti del convegno di studi che si è tenuto a Palazzo Ducale il 18 e 19 giugno 2004, raccolti nel volume La corte rurale lucchese.

Dalla piattaforma informatica sulla quale è stato organizzato il patrimonio conoscitivo raccolto per il piano operativo è possibile scendere nel dettaglio di ogni unità, edificio per edificio, suolo per suolo, grazie all’ampio lavoro di schedatura compiuto dai giovani professionisti del Comune di Lucca che, armati di tablet, hanno battuto il territorio in lungo e in largo. Tra le tipologie prevalenti ci sono le case a schiera e quelle in linea, le case padronali, i fienili e le stalle. Non moltissimi invece gli edifici a rudere: un dato significativo per Lucca, specie se messo a confronto con la situazione di altri comuni dove la percentuale di manufatti rurali in stato di abbandono è ben più alto, a conferma della versatile longevità del modello insediativo della corte lucchese.

Quelli che il piano urbanistico classifica come agglomerati di matrice storica, invece, sono organismi che saldano più corti limitrofe con la saturazione degli spazi rurali dell’intorno. Hanno subito questo processo di transizione soprattutto le corti poste sulle radiali storiche, che hanno stabilito un rapporto con la viabilità urbana e si sono rese più permeabili a nuove funzioni assumendo l’aspetto di un Giano bifronte: il lato strada commerciale, o residenziale con facciate più signorili, convive con un retro che mantiene tratti riconducibili alla matrice della corte rurale. Si pensi, a titolo non esaustivo di esempio, agli edifici che accompagnano la Sarzanese o la Romana, ma anche via della Formica a San Concordio.

Agglomerati di matrice storica lungo via Sarzanese
corti urbanistica nuclei antichi nozzano

Al timone del lavoro sugli insediamenti storici c’è l’architetto Michela Biagi di Terre.it, che insieme all’architetto Monica Del Sarto dell’ufficio di piano del Comune di Lucca ha condotto gli approfondimenti della commissione consiliare urbanistica presieduta da Gianni Giannini. Oltre alle corti e alle loro evoluzioni urbane, è stato portato avanti un focus sui centri di antica formazione e sui nuclei di impianto storico, per quanto – specie in territorio rurale – le contaminazioni con insediamenti tipici del tessuto agrario abbiano reso le classificazioni più problematiche. Si pensi per esempio alla particolarità di Nozzano Castello e di Monte San Quirico, luoghi che vivono la presenza anche di elementi monumentali di rilievo come il castello e la chiesa. È stato adottato il metodo del confronto tra la carta tecnica regionale, aggiornata ad oggi, e le unità volumetriche presenti nel catasto preunitario e nel catasto di impianto (1939-1942): le corrispondenze sono state schedate come sedime storico, con la stessa puntualità di dettaglio che connota l’intero quadro conoscitivo del piano.

Nozzano Castello
corti urbanistica nuclei antichi nozzano

“Pievi, chiese isolate, paesini in collina – conclude l’assessore Mammini – nascono per essere inaccessibili e ancora oggi risentono di questa chiusura. Un’altra importante sfida per il piano operativo sarà valorizzare questi presidi nella loro splendida diversità: il che significa prima di tutto residenza, ma anche turismo lento, cammini, socialità”.

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