Pulper alla Kme, l’azienda conferma l’ipotesi. Comitato in rivolta

Kme, è ancora polemica sul progetto di lavorare il pulper per produrre energia allo stabilimento di Fornaci di Barga. Il percorso che intende avviare l’azienda è stato al centro del primo incontro ufficiale in Comune a Barga tra il comitato La Libellula e l’azienda è stato tracciato dall’ad Pinassi, che “ha di fatto confermato l’interesse verso la combustione di scarto di pulper e non ha escluso l’utilizzo anche di fanghi di cartiera per sopperire all’alto fabbisogno energetico dell’azienda”. E’ quanto spiegano dal comitato dopo l’incontro, durante il quale i cittadini hanno confermato la loro contrarietà a questo progetto.

“Pinassi ha ribadito – spiega il comitato La Libellula – che l’individuazione della tecnologia è ancora al vaglio, ma verosimilmente si tratterà di processi di combustione/pirogassificazione basati sul recupero di energia da rifiuti provenienti da fuori, pur volendo posizionarsi a valle di qualsiasi processo di recupero di materiale, ad esempio come previsto dal progetto ‘ecopulplast’ che si propone di trasformare il pulper per dar vita a nuovi manufatti, con il quale Kme ha dichiarato di non voler entrare in concorrenza. Riteniamo doveroso, a questo punto, esplicitare le nostre considerazioni e preoccupazioni alla luce dell’incontro, nell’ottica di renderne partecipe tutta la cittadinanza. Ci preoccupa molto ogni forma di produzione di energia elettrica da processi termici. Il pulper e, ancor più, i fanghi di cartiera – continua la nota – contengono infatti metalli pesanti, inchiostri, idrocarburi alifatici, aromatici eccetera, tutti materiali che, in caso di combustione, sprigionano in atmosfera sostanze inquinanti con un rischio rilevante per la salute umana. Da anni studi scientifici hanno in particolare accertato l’estrema pericolosità delle polveri ultra-sottili (ancor più minuscole delle ben note Pm10 e Pm2,5), che non possono essere abbattute alla fonte e nemmeno essere monitorate dalla centraline Arpat. Se a ciò aggiungiamo le ricorrenti condizioni di inversione termica lungo tutta la Mediavalle – continua La Libellula – fenomeno questo che impedisce la dispersione dei fumi, ma anzi ne provoca l’ulteriore concentrazione, diventa chiaro che un nuovo impianto di termovalorizzazione peggiorerebbe di gran lunga la qualità dell’aria. La volontà espressa da Kme ‘di posizionarsi a valle di qualsiasi processo di recupero di materiale’ fa sì che, inevitabilmente, i quantitativi di combustibile reperibile in loco siano scarsi. Pertanto – aggiunge la Libellula – la logica ci dice che per Kme si renderebbero necessari altri tipi di rifiuti da trattare come combustibile, certamente da far venire da fuori, quindi contraddicendo gli stessi principi di economia circolare a cui l’azienda ha più volte dichiarato di volersi attenere. La mira all’azzeramento dei costi energetici solleva delle perplessità sulle reali intenzioni dell’azienda e a questo punto diventa legittimo ipotizzare che Kme voglia spostare il proprio core business dalla metallurgia all’incenerimento di rifiuti seguendo le orme di altre industrie pesanti come la Falck. Il profitto reale – spiega il gruppo – nascerebbe dal conferimento di rifiuti speciali che, come noto, hanno un alto costo di smaltimento. Il progetto di recupero del centro ricerche di Kme è l’unico punto che ci ha trovato in perfetta sintonia. Realizzare a Fornaci un centro sull’innovazione e sull’economia circolare potrebbe essere la chiave di volta per l’azienda stessa e per l’intera Valle. Focalizzare l’attenzione su risorse, ricerca, riuso dei materiali e sviluppo sostenibile, mettendo in campo tutte le sinergie e le collaborazioni possibili, sarebbe veramente un progetto innovativo, che guarda al futuro. Il governo italiano ha anticipato le sue intenzioni, a cui la Commissione europea ha dato parere favorevole, riguardo alla modifica della definizione di imprese energivore (come Kme), spostando il parametro per l’ottenimento degli sgravi dal fatturato al valore aggiunto. Quando tale modifica entrerà in vigore (non prima del 2018), Kme – conclude La Libellula – potrebbe allora vedersi concesse quelle agevolazioni che annullerebbero il maggior costo energetico, senza quindi dover realizzare alcun impianto. Ciò è quanto auspichiamo per scongiurare il pericolo sanitario connesso ad un impianto di combustione quale al momento sembra prospettarsi dalle parole dei manager di Kme”.

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