No piro, Libellula: “Osservazioni Arpat ci danno ragione”

Osservazioni contro il pirogassificatore della Kme. Sono state presentate dall’associazione La Libellula che le confronta con i tanti pareri e contributi giuntin in Regione.
In particolare sotto la lente ci sono le osservazioni di Arpat: “Il miglioramento delle emissioni del settore metallurgico non è una “concessione” dell’azienda – dicono dalla ibellula –  all’interno del progetto gassificatore, ma rientra in un percorso di adeguamento alle specifiche Bat (migliori tecnologie possibili) nel settore delle industrie dei metalli non ferrosi, iniziato già dal 2016 e il cui completamento, come scrive Arpat, “è previsto per il rinnovo dell’Aia all’anno 2020″; afferma ancora Arpat che “le emissioni autorizzate di polveri, ossidi di azoto e metalli della configurazione attuale raggiungono potenzialmente dei livelli di flusso di massa superiori alle soglie indicate…in tale contesto si ritiene opportuno che il proponente valuti la possibilità di rivedere i valori limite specifici fissati per i singoli inquinanti“. In poche parole, non si può considerare come immutabile lo scenario presentato da Kme: con o senza il gassificatore dovranno comunque essere effettuati dei riadeguamenti al ribasso delle emissioni metallurgiche rispetto a quella che viene presentata come situazione attuale”.

“Per quanto riguarda lo studio sulla dispersione degli inquinanti in atmosfera e la questione diossine – prosegue La Libellula – su cui abbiamo letto un’aspra risposta di Kme a Coldiretti, si legge nel parere Arpat: “per i Pcdd/F (diossine e furani) i valori ottenuti risultano dell’ordine dei 6-7 pg/mq giornalieri corrispondenti a circa la metà della soglia più elevata indicata come riferimento ma comunque superiori alla soglia più bassa di 3,4 pg/mq giornalieri; occorre osservare che sussiste un’analoga soglia di riferimento in Germania… corrispondente a 4 pg/mq giornalieri” Arpat quindi rileva i soliti problemi di superamento dei valori limite delle deposizioni di diossine al suolo, già osservati sia da noi che da Coldiretti. Da ricordare che le stime di Coldiretti si rifanno agli ultimi valori di soglia aggiornati dall’Efsa lo scorso novembre (corrispondenti a circa 1 pg/mq giornaliero) e che sono quindi ancora inferiori rispetto a quelli descritti sopra da Arpat, comunque superati anch’essi da Kme”.
“Ma non basta – prosegue la nota del comitato – anche sui metalli, in particolare arsenico, cadmio, nichel e piombo, secondo Arpat i valori di deposizione al suolo di soglia adottati in Germania come limite massimo “sono già raggiunti e superati nelle stime presentate nello sstudio di dispersione“. Si rilevano inoltre per quanto riguarda l’ambiente idrico delle “alterazioni della qualità della falda che sono chiaramente collegate alle attività produttive svolte nello stabilimento” e per quanto riguarda il suolo “per diversi siti la matrice suolo, nonostante gli interventi di bonifica, non ha raggiunto i valori di Csc, ossia di non contaminazione”.  Le conclusioni Arpat sono inequivocabili: “La documentazione che il proponente individua per il procedimento di Via postuma risulta carente ed anche incompleta per rappresentare gli impatti associati all’impianto esistente”: in poche parole non si conoscono neppure i reali impatti ambientali del sito attuale, figuriamoci come si possa parlare di miglioramento partendo da queste basi. Ma prosegue Arpat “Si ritiene tuttavia, sulla base della nostra disamina e conoscenza, di segnalare gli impatti negativi rilevati nelle acque sotterranee e nel suolo… l’attività storica ha causato effetti negativi sulla qualità delle acque sotterranee a contatto con i suoli che non sono stati efficacemente protetti dal contatto con sostanze pericolose e rifiuti pericolosi… risulta necessario che il proponente effettui una valutazione del livello di contaminazione presente nelle acque sotterranee e nel suolo dell’area KME nel suo complesso, allo scopo di proporre interventi di mitigazione”; la carenza e incompletezza della documentazione viene lamentata praticamente da quasi tutti gli enti che hanno rilasciato i pareri come i comuni di Barga e di Gallicano, che bocciano entrambi categoricamente il progetto, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio, il Parco regionale Alpi Apuane, la direzione ambiente ed energia della Regione e altri”.
“Ci sembra che già questi pochi punti descritti – conclude in comitato – dovrebbero far riflettere la giunta regionale sulle carenze rilevate e sulla pericolosità di un progetto simile, oltretutto da parte di un’azienda che, in estrema sintesi secondo Arpat, ha già arrecato effetti negativi al nostro ambiente, alla faccia delle sue dichiarazioni di essere “protagonista dello sviluppo sostenibile della Valle da più di un secolo”; il presidente Rossi, dopo aver già ignorato le novemila firme e gli atti di indirizzo del consiglio regionale contrari al progetto, può davvero continuare a far finta di niente?”.

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