Biodiversità e vitigni, Garfagnana protagonista a Murabilia

Barghigiana, Burian Bianco, Canina bianca, Capibianchi, Carraresa, Della Borra, Farinella, Fredianella bianca, Grassella, Grisantina Bianca, Groppello, Lombardesca o Corvara, Nicola nera, Pontecolfi Nera, Rossara Tardiva, Sillicana Bianca, Salacagna Nera, Schioccoletto, Verdecchia. Sono questi i tanti nomi degli antichi vitigni autoctoni dell’alta Valle di Serchio, presentati dal vivo in una mostra realizzata dall’Unione Comuni Garfagnana in collaborazione con il Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa e Opera delle Mura, da domani (2 settembre) al 4 al Sotterraneo del Baluardo San Regolo, in occasione di Murabilia 2016.

Un patrimonio notevole per un territorio piccolo: la Garfagnana come scrigno di biodiversità, un luogo che ci ha tramandato numerose specie antiche per alcuni fattori determinanti: l’articolazione e il relativo isolamento geografico, l’attaccamento alla tradizione locale, la presenza diffusa di un’agricoltura familiare.
Claudio D’Onofrio del Dipartimento di Scienze agrarie nell’ambito del vasto programma di salvaguardia del germoplasma viticolo italiano, ha proposto e realizzato un’indagine volta al censimento, identificazione, caratterizzazione e confronto genetico sui vitigni presenti su tutto il territorio provinciale lucchese. Il progetto è partito nel 2007 grazie a un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e ha avuto una sua prosecuzione dal 2009 nell’alta Valle del Serchio, grazie all’ulteriore supporto finanziario prima della Comunità Montana della Garfagnana e in seguito dell’Unione dei Comune della Garfagnana. “In diversi vecchi vigneti dislocati in tutto il territorio della Garfagnana, sono state individuate 130 viti, denominate così come sono indicate direttamente dai viticoltori, potenzialmente interessanti per le proprie caratteristiche qualitative – spiega D’Onofrio -. Tutte le viti sono state propagate e nel 2009 trapiantate in un apposito vigneto di collezione costituito nel vivaio La Piana di Camporgiano gestito dall’Unione. Sono riconducibili a ben 50 vitigni, di cui 25 esclusivamente locali e quindi propriamente autoctoni della Garfagnana, sui quali abbiamo focalizzato con discreto successo la successiva attività di caratterizzazione qualitativa delle uve e di vinificazione”. E’ stato possibile così studiare il profilo genetico dei vitigni per l’identificazione certa dell’identità varietale e costituire presso il un vigneto collezione che ha permesso la moltiplicazione e la messa in produzione dei vitigni per definire accuratamente anche le qualitative caratteristiche del vino prodotto e quindi, avere indicazioni sulle eventuali potenzialità commerciali. Tutti i dati sono stati poi conferiti nel database viticolo italiano www.vitisdb.it di pubblica consultazione.
“E’ con grande soddisfazione che diffondiamo e mettiamo a disposizione in questa iniziativa i risultati di un progetto in cui questo Ente ha sempre creduto, anche quando erano ancora in pochi a parlare di biodiversità e valorizzazione delle eccellenze agroalimentari autoctone – afferma l’assessore all’agricoltura dell’Unione Comuni David Saisi -. Questo progetto di alto valore scientifico evidenzia ancora di più la ricchezza e le potenzialità della Garfagnana”.

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