Compenso assessore, Taccini (Un futuro) chiede lumi su delibera

“A Coreglia è tutto un inciuciare”. Questa la pesante accusa rivolta all’amministrazione comunale guidata da Valerio Amadei dal capogruppo della lista civica Un futuro per Coreglia Piero Taccini. A finire sotto la lente di ingrandimento del rappresentante dell’opposizione un provvedimento “singolare” deciso dalla giunta che, nel giro di una settimana, avrebbe prima aumentato e poi nuovamente ridotto lo stipendio spettante ad uno dei suoi membri.

“I miei detrattori, pensando di fare cosa sgradita, non perdono occasione durante i loro interventi in consiglio comunale di ricordare i miei trascorsi di sottufficiale della Benemerita, soprattutto per lo zelo ed il rigore con il quale mi attengo nello svolgere il ruolo di consigliere comunale di minoranza – afferma Taccini – Considerato che ai consiglieri è affidato il compito di indirizzo e di controllo, nel mio caso l’esperienza acquisita nella mia attività professionale, non guasta proprio. Comunque, anche ad un tipo assai distratto o poco attento, non sarebbe sfuggito un singolare modo di procedere da parte della giunta comunale coreglina: adottare una delibera (3 giugno) e, dopo appena una settimana (10 Giugno), rettificarla revocandone una parte. Basta consultare l’albo pretorio on line del Comune per verificare la veridicità delle mie affermazioni”.
“Il 3 giugno – spiega Taccini – la giunta comunale, con solo tre membri presenti di cui una ancora oggetto di pronunciamento da parte dell’Anac e del ministero dell’interno circa la sua presunta incompatibilità con il ruolo ricoperto, adotta un provvedimento che, di fatto, adegua alle norme di legge l’indennità degli amministratori, raddoppiando il compenso spettante proprio all’assessora, potenzialmente incompatibile. Tutto legittimo, la legge lo consente e la giunta, con un numero legale discutibile, lo adotta. Discutibile perché i componenti di quella giunta erano solo in tre, compresa l’assessora; lascio immaginare cosa potrebbe accadere agli atti amministrativi adottati in caso di dichiarata incompatibilità, per conflitto d’interessi, proprio dell’assessora firmataria della delibera. Ricordo che la giunta comunale, nel caso vi fossero solo due componenti presenti, non avrebbe il numero legale per approvare provvedimenti/delibere e quindi tutti gli atti approvati fino a quel momento risulterebbero nulli”.
“Considerando quanto accaduto, alcune domande sorgono spontanee – insiste Taccini – perché in giunta erano presenti proprio in tre? Perché solo dopo una settimana la giunta, con tutti i suoi componenti, ad eccezione dell’assessora, di fatto interessata al raddoppio dell’indennità (e sub giudice per la sua presunta incompatibilità per conflitto d’interessi), decide di rettificare il provvedimento revocando, di fatto, l’aumento deliberato appena una settimana prima, ripristinando le vecchie regole? Strategie amministrative? Ulteriori autonome valutazioni di opportunità? Ordini superiori, magari di partito? In fondo il provvedimento era legittimo; perché il sindaco e la Giunta tornano sui loro passi, dopo appena una settimana, e si autosconfessano su quanto deciso sette giorni prima?”.
“Misteri della politica – conclude Taccini – misteri di questa sciagurata amministrazione che io, da buon ex carabiniere, rilevo, annoto e riferisco ai cittadini”.

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