Barga e il Liberty: una mostra svela l’arte del ferro battuto foto

Esposizione nei locali della Fondazione Ricci

 La rinascita del ferro battuto. Uno dei materiali più valorizzati dal Liberty è il ferro battuto: ne sono la prova i moltissimi elementi architettonici e decorativi testimoniati nella mostra “La nuova Barga: architettura e arti decorative tra liberty e stile eclettico (1900-1935)”, organizzata dalla Fondazione Ricci Ets e aperta a ingresso libero nella sede della Fondazione in via Roma 20 a Barga.

“Il ferro battuto ha, nel periodo 1900-1935, la sua rinascita poiché sia lo stile liberty che eclettico richiedono una raffigurazione complessa e articolata – spiega Cristiana Ricci, architetto e presidente della Fondazione Ricci Ets -. Rivalutato a livello nazionale ed internazionale, ebbe grande sviluppo e ordinativi da privati per opere sia interne sia esterne precedentemente commissionate in ghisa, perché si comprende la validità anche estetica di pezzi artigianali creati a mano. Mentre nelle grandi città italiane nascono opere degne di grandi virtuosismi, alle quali il liberty si presta perfettamente, a Barga non si riesce a sviluppare in profondità, se non in rari casi, il nuovo stile. I modelli decorativi seguiti sono sicuramente i più semplici e gli esempi della zona lasciano intravedere la voglia di rinnovamento con forme vegetali, intrecci di curve e applicazioni di fiori, ma sempre velata dalla tradizione e, soprattutto dagli anni Venti, l’utilizzo di forme decorative legate al passato”.

Chi erano gli artigiani del ferro battuto a Barga? “Sul finire del secolo XIX, come in tutte le aeree della Valle del Serchio, anche nel Comune di Barga erano operanti degli artigiani del ferro battuto – approfondisce Pier Giuliano Cecchi, vice direttore dell’Istituto storico lucchese sezione di Barga e co-organizzatore della mostra insieme alla direttrice Sara Moscardini -. Gente umile che alla forgia scaldava il ferro e lo plasmava secondo la bisogna. Chi non ricorda il celebre Biondo che Pascoli vide domatore del ferro con l’ausilio dell’acqua della Corsonna che gli mandava il maglio? Erano gente semplice, artigiani che dal ferro traevano cose umili e utili ai giorni del contadino, del signorotto del paese che chiedeva loro la chiusa al giardino della casa con mettervi anche il cancello, oppure alle case il passamano alle scale di pietra serena. Poi venne il secolo nuovo, il XX, e all’osteria ecco l’artigiano del ferro riveder il Tonio che era ito alle figure con altri là nella “Merica”. Aveva fatto i soldi e ora ragionava di una casa tutta sua che fosse comoda e non solo quello ma che anche avesse delle cose belle da vedersi. Pitture dentro e fuori, pavimenti che parevano fossero tappeti, bifore alle finestre, la torretta da cui veder lontano e su per le scale dei bei passamani, ringhiere e fuori intorno cancellate che fossero belle. Pian piano l’artigiano dovette aggiornarsi con un ragionar nuovo, perché le commesse erano sempre più esigenti. Cosicché iniziò il più intraprendente, sospinto dal padre, a frequentare quella Scuola di Disegno che nell’ultimo quarto del secolo XIX era stata aperta alla Fratellanza Artigiana di Barga e che ebbe una stagione importantissima con l’inizio del secolo XX. Molti villini di Barga hanno lavori di questi nuovi artigiani del ferro battuto. Altri, fecero ricorso ad altre maestranze di cui non sappiamo la provenienza. Dei locali due nomi su tutti: Giuseppe Biagiotti, che mandava con i suoi operai la forgia e il martello mentre il fratello Corrado disegnava i lavori da farsi. Un suo lavoro firmato è il divisorio della sala del Consiglio del Comune. Alfredo Agostini lavorava il rame e l’ottone ricavandoci dei bei vasi ornati per i villini. Altri, come Vincenzo Gonnella e Aldo Marroni, forgiavano lampadari da interni ed esterni”.

Sono ben 113 gli edifici documentati negli esterni e negli interni e con la ricostruzione delle storie delle famiglie che li hanno abitati. Ville, villini, palazzine e palazzi che si costruiscono e decorano con i diversi linguaggi dal neo rinascimentale al neo romanico, dal neo gotico, fino al neo orientale e moresco, frutto delle spinte innovative “dell’arte moderna” del patrimonio di visioni, ricordi, stimoli, esperienze portato dai migranti di ritorno, nella patria in cui rientravano a testa alta finalmente ricchi delle fortune fatte all’estero.

La mostra è organizzata dalla Fondazione Ricci Ets e dall’Istituto storico lucchese sezione di Barga, con il patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Barga, dell’associazione Italia Liberty, con la collaborazione della Fondazione Paolo Cresci e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca; è stata selezionata tra gli eventi promossi all’interno della Festival Art Nouveau Week (www.italialiberty.it/category/mostre), la settimana internazionale dedicata all’art nouveau promossa in Italia dall’associazione Italia Liberty con il patrocinio di MiC Ministero della Cultura, Enit, Council of Europe e Fondazione Italia Patria della Bellezza.

L’esposizione è aperta giovedì e venerdì dalle 16 ealle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19 a ingresso libero con green pass.

Oggi (2 settembre) alle 17,45, nel giardino della Fondazione Ricci Ets, si terrà la presentazione del libro di Maria Pia Pieri Piccolo sillabario dei pensieri inutili, con l’introduzione di Cristiana Ricci e gli interventi di Sara Moscardini e Francesco Mencacci, un’occasione in più per visitare la sede della Fondazione.

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