Rossi: “La mia ricetta contro mafia e corruzione”

Il presidente uscente e nuovamente candidato alle elezioni regionali, Enrico Rossi, parla oggi (28 maggio) delle contromisure necessarie per fronteggiare le infiltrazioni mafiose in Toscana. “La Toscana non è certo immune dal rischio delle infiltrazioni criminali – spiega – ma il controllo sociale e democratico sugli amministratori pubblici è più forte che altrove. In Toscana, osservando il numero e la qualità delle indagini, risulta meno invadente il fenomeno della corruzione e dell’illegalità in atti amministrativi, ma si sbaglierebbe se si pensasse di abbassare la guardia nel contrasto alle attività illegali. In questi anni sono state fatte molte cose. Ne è un esempio il patto Prato Lavoro sicuro e gli accordi per il controllo della filiera della pelle. La contraffazione e i distretti produttivi paralleli rappresentano una piaga da curare e bonificare”. La ricetta di Rossi è chiara: “Per potenziare gli anticorpi e per prevenire fenomeni corruttivi, anche di natura criminale, la Regione Toscana in questi anni ha deciso di avviare intese periodiche con tutte le procure toscane per la trasparenza negli atti amministrativi e nei pubblici appalti. Per questo, “Individuo tra le priorità per il presente e il futuro – spiega – il contrasto alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose nei cantieri, nelle grandi opere e ovunque si crei lavoro e ricchezza”. In questa direzione sono state siglate convenzioni con le Dia (Direzioni investigative antimafia), per consentire agli inquirenti l’accesso al database degli appalti pubblici che contiene tutte le informazioni necessarie alle indagini: come le disposizioni relative al massimo ribasso e la filiera dei subappalti. Sono stati allestiti percorsi di formazione per assicurare l’accesso ai dati e la loro leggibilità. “Ed è stata una mia esplicita richiesta – aggiunge Rossi – quella di far certificare tutti i conti in sanità dalla Guardia di finanza”. La prevenzione e il contrasto alla corruzione sono importanti tanto quanto lo sono gli investimenti pubblici strategici e le infrastrutture, che restano l’asse privilegiato per il futuro della Toscana.

Le due dinamiche non possono entrare in cortocircuito. “Non è un buon argomento – prosegue Rossi – ritenere che le grandi opere portano con sé corruzione e infiltrazioni. Le grandi opere sono necessarie perché generano lavoro e modernità. Per prevenire le degenerazioni bisogna predisporre anticorpi e contrafforti istituzionali che coinvolgano gli operatori economici, i lavoratori, la burocrazia, la committenza e l’indotto”. Ecco allora la linea tracciata dal candidato:”La mia proposta di oggi – annuncia Enrico Rossi – si articola in due punti. Il primo consiste in accordi specifici e metodici con l’Anca di Raffaele Cantone, per seguire da vicino e passo dopo passo la realizzazione dei lavori legati alle grandi opere e per assicurare regolarità e correttezza delle procedure. Il secondo – sottolinea Rossi – riguarda un preciso intervento legislativo, orientato a integrare la legge 190/2012, contenente disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, e i P.t.c.p., Piani triennali prevenzione corruzione, con l’obiettivo di prevedere: una mappatura e una geo-referenziazione del rischio di corruzione e infiltrazione nei settori più esposti (urbanistica e appalti), un osservatorio regionale sui mutamenti dei fenomeni corruttivi e criminali; specifici percorsi di formazione per gli amministratori, una casistica aggiornata e più affidabili indicatori di rischio”. “L’integrazione tra burocrazia, amministrazione e organi inquirenti – conclude Rossi – porterà certamente a una migliore rappresentazione del territorio, riunendo in unico archivio conoscenze di vitale importanza per la legalità. La lotta alla burocrazia va di pari passo al contrasto dell’illegalità. Una burocrazia lenta e inefficiente è più vulnerabile, quindi per il contrasto a questi fenomeni sarà necessario investire su una classe dirigente di alto profilo, un ceto di amministratori competenti e un dialogo costante con la magistratura e gli organi inquirenti”.

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