Inchiesta rifiuti, il Prc di Lucca: “Accuse gravi, politica non è esente da colpe”

L’inchiesta sui rifiuti in Toscana continua a produrre interventi della politica. Il Partito della Rifondazione Comunista di Lucca, attraverso il membro della segreteria del partito e responsabile del settore ambiente, Roberto Balatri, mette in particolare nel mirino il presunto coinvolgimento di alcune società gestori delle risorse idriche. “Particolarmente grave, se confermato, questo filone di indagine che coinvolge i gestori idrici, aziende a gestione mista pubblico/privata e totalmente pubblica, accusati di aver conseguito un ingiusto profitto derivante da un significativo risparmio sui costi della filiera per garantirne un adeguato pre-trattamento”, commenta il Partito comunista italiano di Lucca.

“A completare un quadro già così grave – si legge in una nota – ricordiamo le pessime condizioni di una parte consistente della falda sotterranea della Piana di Lucca, utilizzata anche a scopo idropotabile, inquinata da solventi alogenati (trielina e percloroetilene), quella di Altopascio con presenze di arsenico preoccupanti e per i pesticidi, tra tutti, citiamo solo il caso della terbutilazina, che nel 2003 ha inquinato le acque del Serchio in concentrazioni talmente elevate da non poterle imputare all’uso agricolo. Colpa della criminalità organizzata tutto questo? Troppo semplice rispondere sì. A nostro avviso sono colpevoli alla stessa maniera le organizzazioni criminali, le imprese che nel nome di facili profitti affidano loro i propri rifiuti, tutti quei politici che ne hanno ignorato l’esistenza”.
“Dal 2002 al 2013, le indagini per traffico organizzato di rifiuti, che hanno coinvolto le aziende toscane sono 45, ben il 20.5% (1/5) sul totale delle inchieste nazionali e 13 di queste sono state direttamente coordinate da procure toscane (fonte Lega Ambiente) – ricorda il Prc nella nota -. L’insieme dei reati commessi, nel biennio 2012-2013, nel ciclo dei rifiuti in Toscana hanno portato all’accertamento di ben 582 infrazioni, con 778 persone denunciate, 8 persone arrestate e 218 sequestri effettuati (fonte Lega Ambiente). Risale al 1989 l’accordo tra le ditte incaricate dello smaltimento dei rifiuti della Versilia e il clan dei Casalesi. E’ da questo momento che i camion cominciano a fare la spola tra la Toscana e le province di Napoli e Caserta con carichi di rifiuti tossici speciali, fanghi delle concerie, gli scarti delle cartiere e stracci dal tessile. Oltre ad un più recente traffico internazionale (Cina, Corea del Sud, India, Tunisia) e le navi dei veleni dirette in Somalia, su cui nel 1994 stavano indagando Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Ma siamo convinti – spiegano dal Prc – che una parte dei rifiuti sia stata smaltita illecitamente anche nella stessa Toscana. Nel rapporto della Fondazione Antonino Caponnetto si cita un traffico illecito di rifiuti dalla Campania alla Toscana, dove i rifiuti venivano interrati in siti destinati a ripristini ambientali ed altre opere pubbliche. Per non parlare della nave contenente scorie farmaceutiche – sostengono dal Prc – fatta inabissare nel 2009 davanti Livorno e la discarica a mare tra Gorgona e Capraia, tratto di mare dove per anni bidoni pieni di rifiuti tossici rimanevano impigliati nelle reti dei pescatori”.

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