Cgil, Arci e Anpi lanciano l’ultimo rush per no a referendum

Tre associazioni storiche della sinistra italiana – Cgil, Arci e Anpi – unite al Coordinamento democrazia costituzionale (comitati per il ‘No’ di Lucca): il rush finale per bloccare una riforma costituzionale valutata “confusionaria e deleteria” passa soprattutto da qui. Oggi (8 novembre), le ragioni del ‘no’, insieme alle prossime iniziative, sono state nuovamente analizzate da Rossano Rossi (segretario Camera del lavoro Provincia di Lucca), Luca Baccelli (professore di filosofia del diritto all’Università di Camerino), Carlo Giuntoli (Anpi), Beppe Corso (Arci) e, per la Cgil, da Mariarosa Costabile e Fabrizio Simonetti.

A meno di un mese dal voto referendario, al netto di una preoccupazione reale per quella che viene definita una tangibile “inclinazione dei media nazionali a suggerire il sì”, si respira un ottimismo che ha bisogno di essere ulteriormente corroborato da una moltiplicazione degli sforzi negli ultimi metri che conducono al traguardo. “Sono convinto che se si votasse oggi vincerebbe il no”, afferma Baccelli, che evidenzia come sempre più persone siano disposte ad entrare nel merito della questione, senza fermarsi di fronte a quella che viene definita disinformazione: “Credevamo – commenta – che questa stagione fosse terminata, ma è evidente che non è così. E’ scorretto porre quesiti come ‘Vuoi ridurre il numero dei politici? Basta un sì’ oppure ‘Vuoi ridurre la burocrazia?’. Chi non lo vorrebbe? Il fatto è che quello che il governo propone resta, appunto, solo una proposta”. Ed è sempre il professore a soffermarsi sull’opuscolo informativo realizzato dalla Cgil che racchiude le motivazioni del no: “La riforma cambia 47 articoli su 139, aumenta i poteri dell’esecutivo, indebolisce il sistema dei contrappesi e promette forme di democrazia e partecipazione vagamente enunciate. E’ a rischia la democrazia? Di sicuro i poteri si spostano in modo significativo. Si affievolisce la sovranità popolare e si usa la costituzione come se fosse una normativa tra tante altre”.
Il fatto che la più grande organizzazione sindacale italiana, unitamente a due colossi come Arci e Anpi, si schieri espressamente per il ‘no’, è valutato da tutti gli intervenuti come “la vera cartina di tornasole per vincere”: “Questi organi – spiega Rossi – entrano nelle fabbriche, parlano con i lavoratori, arrivano alla gente. E’ fondamentale che spieghino nel merito le ragioni del no. Noi non possiamo essere convinti da riforme costituzionali dettate da interessi contingenti. La Costituzione viene profondamente e radicalmente cambiata se passa il sì. Un’idea ancora più sbagliata per il fatto che proviene daun governo che si muove a colpi di maggioranza, anziché da un Parlamento, per altro giudicato incostituzionale. Si parla molto di governabilità: in realtà, con il sì, poche persone possono dettare regole a tutto il Paese. Come sindacato questo l’abbiamo visto già con il Job Act e la Buona scuola: è un modo di fare autoritario. Anche l’idea che i voti di alcuni pesino più di altri non possiamo accettarla. Per questo facciamo iniziative pubbliche, perché si sappia fuori, c’è troppa disinformazione mirata. Vogliamo far sapere da che parte stanno le associazioni storiche della sinistra”.
Dopo l’enorme partecipazione agli incontri iniziati già nella scorsa primavera (ultimo quello con Salvatore Settis, con una sala Tobino riempita per il doppio delle sue possibilità) ecco dunque nuove iniziative: il 10 novembre (alle 21) al Circolo Forestieri di Bagni di Lucca i Perché del no verranno spiegati da Paolo Carretti (costituzionalista e docente Unifi) e Maurizio Brotini (segretario regionale Cgil); il 14 novembre a Capannori, nella sala riunioni del Comune (alle 21) interverranno Federico Sorrentino (costituzionalista e docente Unifi) e Mauro Fuso (segretario regionale Cgil); il 25 novembre al Foro Boario di Lucca (alle 9,30) ecco poi un attivo della Cgil, con gli interventi di Luca Baccelli, Rossani Rossi e Carlo Giuntoli. Sono inoltre in via di definizione ulteriori iniziative di chiusura a Lucca e Viareggio. Peraltro, il 28 novembre prossimo sarà a Lucca anche il massimo filosofo del diritto italiano, Luigi Ferrajoli, per parlare del ‘no’ e, da oggi, si intensificheranno i punti informativi per le vie cittadine.
Uno dei nodi fondamentali invocati dai sostenitori del ‘no’ è quello che concerne la difesa dello spirito originario della Carta costituzionale: “Vogliamo difenderlo – commenta Giuntoli – perché così viene stravolto. I comitati per il sì usano il cavallo di battaglia del ping pong tra le due camere: in realtà il Paese produce anche troppe norme, il problema è farle rispettare. Il ping pong tra una camera e l’altra è solo pubblicità, sono poche le norme che lo subiscono. Il sì cambia l’idea della costituzione, facendoci passare da una gestione parlamentare ad una governativa: tradisce lo spirito della costituzione”.
Per Beppe Corso l’adesione alle ragioni del no non era un percorso scontato: “Perché abbiamo circa 1 milione di soci – argomenta – ma la proposta di adesione alla campagna del no è passata all’unanimità. Il sì mina i principi fondamentali della costituzione. C’è un’arroganza di fondo in chi propone questo cambiamento, che fa spavento anche perché i mezzi di informazione sono totalmente in mano al Governo. Le modifiche si possono anche fare, ma non con queste modalità”.
Mariarosa Costabile evidenzia invece come “questo Governo si stia approfittando dei cittadini, parlando alla pancia delle persone e non alla testa. La campagna è disinformativa. La riforma è confusa, mentre la costituzione è una delle poche cose chiare che esistono in questo paese”, mentre Simonetti ribadisce: “Chi è per il no è contrario al cambiamento? Non tutti sono per forza positivi. Contro il governo Renzi? Il cambiamento della carta non può legarsi alle scelte dell’esecutivo contingente”.
Oltre all’impegno, restano altre importanti certezze: “Se ci sentiamo in rincorsa? No, ma di sicuro non c’è parità di divulgazione – conclude Rossi – ma l’importante è che scendano in campo i lavoratori. Si cambia tantissimo della costituzione e non si va ad incidere sul pareggio di bilancio, che è uno dei fattori che ci sta portando alla rovina. Non possiamo accettarlo”. Per Baccelli, infine, i dati disaggregati suggeriscono ottimismo: “Il no prevale nelle fasce che la sinistra ha storicamente fatto fatica ad intercettare: i più giovani, ma anche gli over 65 e gli abitanti del Meridione. Il governo probabilmente si inventerà promesse che non può mantenere, in questa corsa finale, ma noi continueremo a lavorare con fiducia ed impegno”.

Paolo Lazzari

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