Butelli (Sinistra con): “Riforma fiscale per equità sociale”

Più equità sociale, con una revisione dei costi soprattutto sanitari che partano da una riforma fiscale. A dirlo è Leonardo Butelli di Sinistra con che fa una riflessione partendo da alcuni dati di Lucca: “Più di quattro lucchesi su 10 vivono con meno di 15.000 euro l’anno. E quasi 3 su 10 (il 28%) può contare su meno di 10.000 euro l’anno – sottolinea -, cioè meno di mille euro il mese. L’altro lato della medaglia è costituito, invece, dai 1.845 ricchi che contano su oltre 120.000 euro di reddito all’anno. Un terzo di questi, 626 per l’esattezza, vivono nel comune di Lucca”.

“Negare che le diseguaglianze non si stiano accentuando è pressoché un esercizio fallibile – prosegue -, e non solo in Italia o in Europa o nel mondo occidentale: la realtà è che la politica lasciando al mercato libertà di espressione, ha mutilato in profondità tutte le iniziative che potevano esere prese per rdurre il divario tra i pochi super ricchi e i tanti molto poveri. Non si tratta ora di appellarsi alle teorie keynesiane attuando un meccanismo di riequilibrio che proceda nel medio lungo termine: è tale e tanta l’urgenza che solo chi è capace di impostare una riforma fiscale che preveda la tassazione dei patrimoni e delle rendite ridistribuendo reddito anche ai salari più bassi e ai redditi medi può ridisegnare una società più equa. Ci ritroviamo davanti a un puro potere che può mostrarsi senza pudori, ma al tempo stesso fingere che il suo ordine coincida con la giustizia. Siccome tutti, nessuno escluso, siamo condizionati dalle credenze che la vita comune infonde giorno per giorno in ognuno, questa pedagogia priva di alternative ci persuade col suo ghigno che al di là dell’esistente restano appena velleità, fantasmi, chiacchiere. Così, come sappiamo da mezzo secolo, meno sembra possibile una rivoluzione o un mutamento radicale, più la Storia si traveste da immodificabile natura. Non è così: la natura non entra nell’esercizio del potere, che seppure neutro, prende la forma di chi lo esercita nelle diverse tappe storiche che costituiscono il paesaggio del nostro vivere in società. Colpire le disuguaglianze significa fare una politica di redistribuzione del reddito che parta dalla leva fiscale e da politiche selettive nella fruizione dei servizi sanitari e sociali. Le fasce di reddito inserite qualche anno fa per differenziare le diverse quote di popolazione, e quindi il livello di ticket da erogare al servizio sanitario nazionale, si è dimostrato inefficace e velleitario, almeno che non si trovi un meccanismo per l’immediata verifica incrociata dei dati Isee. Ce la fa la burocrazia italiana ad attuare controlli elettronici di tale natura? Non ne sono affatto certo. Sì perché alle dichiarazioni fasulle si affiancano le evasioni fiscali che dal 1980, anno in cui il bilancio dello stato passò dal 60 al 120% del pil, da allora sono stare varate molte politiche contro l’evazione e l’elusione fiscale ma che non hano consentito nemmeno di ridurre il fenomeno. Non rimane che applicare poche aliquote progressive ma che prevedano ammende non simboliche per quelle mendaci. Stiamo parlando di 111 miliardi all’anno di evasione, mentre il Paese affonda strozzato dai debiti e dalla disoccupazione giovanile tornata a rialzare la testa con tutta la sua drammaticità. O agiamo anche partendo dagli organi decentrati dello Stato o anche Lucca rischierà di restare sotto le macerie di politiche fiscali poco aggressive con le rendite, i patrimoni e l’evasione fiscale”.

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