Luciani: “Sì all’intitolazione dello stadio a Erbstein”

Passare dalle parole ai fatti. E’ quanto chiede Luciano Luciani in riferimento all’intenzione manifestata dall’amministrazione comunale di Lucca di “intitolare un settore – o l’intero impianto – dello stadio Porta Elisa alla figura dell’allenatore ungherese Ernest Erbstein, il tecnico che nella seconda metà degli anni Trenta – ricorda Luciani – portò la squadra di calcio della Lucchese nella massima serie per poi terminare tragicamente la propria carriera sportiva alla guida del Grande Torino annichilito poi nella catastrofe di Superga il 4 maggio 1949”.

“Ben venga, dunque, anche il recente sollecito dell’associazione Volontari della Libertà a fare, in proposito, presto e bene. Perché di questa intitolazione è un po’ che se ne parla – aggiunge -, ma purtroppo finora alle parole non sono mai seguiti i fatti. Iniziò a sollecitarla – a ciascuno il suo – circa tre anni fa, il professor Umberto Sereni, confortato dall’opinione di un qualificato studioso di storia locale come Roberto Pizzi. In qualità di rappresentante dell’Istituto storico della Resistenza e in occasione del giorno della memoria, mi fu offerta la bella opportunità di soffermarmi su alcuni aspetti e personaggi (Bruno Neri, Bruno Scher, Aldo Olivieri) di quella inarrivata compagine calcistica, sintesi di straordinarie capacità tecnico-atletiche e di una pari, comune passione di libertà: era il 27 gennaio del 2015 e nella freddissima sede di Lucca United, oltre a parlare, ebbi la fortuna di ascoltare l’intervento di Susanna Erbstein, la figlia minore del tecnico magiaro, danzatrice e coreografa per l’intera durata della sua esistenza. Già allora oltre i novant’anni – prosegue Luciani -, la signora avvinse i numerosi presenti con il racconto lucido e appassionato della personalità paterna: non solo uno sportivo di altissimo profilo, ma un uomo buono, coraggioso legatissimo alla famiglia e alla città di Lucca. Dove Erbstein sarebbe rimasto volentieri se le spietate leggi razziali del 1938 non lo avesssero costretto ad allontanarsi: lunghi anni di peregrinazioni, fughe e pericoli in un’Europa devastata dalla guerra e dalle persecuzioni attendevano lui e la sua famiglia. Un bel personaggio quello dell’allenatore errante, come ha avuto modo di  ribattezzarlo lo scrittore e giornalista Leoncarlo Settimelli in un fortunato libro del 2006; al quale, a mio parere, risulterebbe stretta l’intitolazione di un solo settore del Porta Elisa. Allora, raccogliamo l’indicazione dell’ordine del giorno presentato in Consiglio comunale da Daniele Bianucci e riserviamo a Erbstein l’intero complesso, magari riservando la sola Curva Ovest a uno degli straordinari campioni (c’è solo l’imbarazzo della scelta) che fecero grande la Lucchese di ottanta anni fa. Due nomi per un campo di calcio. Un antidoto doppio per contrastare, con la forza simbolica che i nomi pure possono assumere, la stupidità, la violenza, l’ intolleranza di cui sono spesso apparsi capaci, anche nella nostra città, non pochi sedicenti sportivi”.

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